ATTENTATO IN FRANCIA: UN VALSUSINO CHE VIVE A PARIGI RACCONTA LA DRAMMATICA NOTTE DI VENERDÌ 13

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“Ho visto con i miei occhi la tragedia. Ho visto in piena notte una Parigi vuota”.

Sono le parole di Francesco Pavanelli, giovane valsusino che dal primo settembre abita a Parigi, per completare uno stage di lavoro. Prima di trasferirsi in Francia viveva ad Avigliana, e ha 25 anni.

Dopo esserci accertati che stesse bene, gli abbiamo chiesto come ha vissuto l’attacco terroristico di venerdì notte, senza precedenti in Europa: alle 23 di ieri, 14 novembre, il drammatico bilancio è di 129 morti, 352 feriti, di cui 99 gravi, oltre ai 7 assalitori, secondo quanto riferito dal procuratore della Repubblica Francois Molins.

Francesco racconta a ValsusaOggi: “Venerdì sera mi trovavo in un ristorante con altre due persone, sono stato avvisato da mia mamma perché la notizia era rimbalzata sulle televisioni dopo il primo attacco, ma noi non ne sapevamo nulla”. Continua il valsusino: “Nel ristorante è caduto il gelo… la titolare era disperata perché abitava a fianco dell’accaduto. Abbiamo consolato la ragazza, pagato e siamo scappati a casa. Speravamo fosse un episodio singolo e invece è stato l’inizio del degenero. Siamo corsi a casa per vedere la televisione e capire”.

Fortunatamente Francesco non era nei pressi delle “zone rosse”: come ormai tutti sappiamo dalla televisione, da internet e dai giornali, gli attentati sono avvenuti in aree molto vive del venerdì sera parigino, ad esclusione dello Stade de France.

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Francesco continua il racconto della sua terribile esperienza nella capitale francese: “Due nostri coinquilini lavoravano in centro, quindi c’era apprensione per loro e sgomento per la situazione drammatica. Fortunatamente stavano bene anche se la ragazza lavorava vicino ad una sparatoria. Dopo due ore, i miei coinquilini si sono incontrati in centro e io sono poi partito per recuperarli: ovviamente il centro era già bloccato, militari ovunque, tutti correvano senza una meta, molte persone non potevano tornare a casa perché non c’erano mezzi”.

“Ho visto persone ospitare i passanti nelle case, stando lontani dalle finestre, ho visto i tassisti portare via la gente gratuitamente. A un certo punto, regnava soltanto il silenzio più assoluto, nessuno era più in strada”, si commuove il giovane. “Oggi tutti hanno ancora paura perché hanno attaccato la normalità e non grandi centri, quindi tutti ci sentiamo in pericolo. Parigi è piena di arabi, quindi ora tutti hanno paura di una mezza guerra civile o comunque di discriminazioni forti”.

Abbiamo chiesto a Francesco le impressioni, le emozioni e le sensazioni che sente a Parigi, l’atmosfera del momento: “Ora vedi una città ferma, che ha paura, militari ovunque per le strade. Ma ciò che fa più paura non sono le tante vittime, per quanto tragico, ma è il sapere di non essere al sicuro mai, oggi o fra due mesi. Una cosa visibile è sicuramente la solidarietà mostrata dalle persone – e conclude – Io fortunatamente ero lontano dai luoghi colpiti dagli attentati, ma quello che sento nell’aria è la paura, insieme a tanta rabbia”.

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