COAZZE, POLEMICA SUL “PRANZO IN COMPAGNIA”

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LA LETTERA DI GRAZIA GERBI A VALSUSAOGGI

COAZZE – Ho letto con attenzione l’articolo apparso sui giornali in merito all’apertura del “Pranzo in compagnia”, a cifra agevolata, per le persone che non intendono mangiare sole. Un’attività già pensata e contenuta nell’appalto per la mensa di paese condotto dalla nostra amministrazione che prevedeva, oltre alla distribuzione di pasti per le fasce deboli, anche l’eventuale consegna a domicilio. Quindi nulla da ridire su questa più che condivisibile azione. Dall’articolo però non traspare come viene attivato il servizio, considerato che al Centro Sociale la cucina non ha l’autorizzazione al funzionamento.
Forse il gestore di “In un altro modo” utilizzerà un’altra licenza, in questo caso però è necessario capire perché il Comune ha concesso il proprio patrocinio. Mi spiego meglio: a Coazze sono molti i ristoratori che offrono un pasto a cifre calmierate a pranzo e so che vi sono già molti utenti che ne usufruiscono.
Un ente pubblico non può, per legge, scegliere o patrocinare una ditta piuttosto che un’altra senza prima fare delle indagini di mercato. Stiamo infatti parlando di un servizio che potrebbe andare in aiuto di molte delle nostre aziende, soprattutto in un periodo difficile come quello attuale.
Magari sono stati sentiti tutti i ristoratori di Coazze e nessuno ha aderito a questa bella iniziativa, ma se ciò non è avvenuto si potrebbe ipotizzare ad un’azione di concorrenza sleale. A me sinceramente, sarebbe piaciuto vedersi realizzare un’attività di paese dove ogni ristoratore, che già offre il pranzo a prezzo fisso, venisse nominato in un carnet di possibili scelte ove tutti i cittadini residenti e non, avrebbero potuto accedere.
Insomma un elenco di posti dove poter mangiare a pranzo a Coazze, sia in centro che nelle zone più periferiche, a prezzi fissi e concordati. Perché fare sistema è anche questo, aiutare chi investe e resiste in montagna. Lavorare insieme è un modo per sopravvivere. Questa è una cosa che i nostri artigiani e commercianti hanno capito da tempo, che andrebbe salvaguardata ad ogni costo.
Se invece tutto ciò è stato provato senza ottenere dei risultati positivi, mi scuso per aver male interpretato la notizia.

LA RISPOSTA DEL SINDACO PAOLO ALLAIS

Sono contento di leggere che la signora Grazia Gerbi apprezzi l’iniziativa che la nostra amministrazione ha attuato con il centro sociale “In un Altro Modo”, come non avevo dubbi che ci avesse già pensato anche lei; per fortuna è rimasta solo un’intenzione, del resto con la sua “mensa di paese” di guai ce ne ha già creati a sufficienza.
Per quanto riguarda la cucina del centro, la signora Gerbi non si deve preoccupare, il gestore userà la stessa cucina che ha sempre utilizzato quando amministrava lei; per somministrare i pranzi a prezzo calmierato del Buffet del Cevrin, o del pranzo di laurea di sua figlia, o della “pastasciutta antifascista” o ancora quella con la quale lei aveva concordato la mensa di cantonieri e dipendenti comunali. È sempre quella!
Mi stupisce inoltre che chiami “ditta” il centro sociale “In un altro modo”, dove si entra solo se si è tesserati, e che se a fine anno non si riescono a coprire le spese di gestione deve richiedere un contributo al Comune per la sua sopravvivenza, e questa iniziativa è anche mirata ad aumentare il numero dei tesserati al centro, che quando lo ereditammo da lei nel 2004 per fare il quarto al tavolo di scopa doveva mettersi il gestore, noi lo lasciammo con 220 tesserati nel 2014, ora dopo i suoi 5 anni sono rimasti in 75.
Inoltre, se lei stessa afferma che buona parte dei ristoranti in paese già fanno un pranzo a prezzo fisso, perché pretendere da loro un ulteriore sacrificio? Non sono mica enti senza fini di lucro come il centro sociale, non ricevono contributi a fine anno dal Comune, e comunque nessuno impedisce loro di comportarsi come meglio credono senza che arrivi l’amministrazione comunale ad imporre, come dice la signora Gerbi “prezzi fissi e concordati” non è nelle nostre corde, non siamo un’amministrazione di sinistra, la signora Gerbi se ne faccia una ragione.

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