FOTO / BARDONECCHIA, RIFIUTI ABBANDONATI E POCA CURA DELLA MONTAGNA

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di ROBERTO CHIARI

BARDONECCHIA – Sono nato in pianura ma la montagna mi ha adottato in tenera età sino ad essere parte di essa. Sui monti ho praticato tutto ciò che essi possono offrire, dapprima come nomade in Italia, poi in Europa ed infine in Himalaya e Sud America.

La vita mi ha portato a stabilirmi in Alta Val di Susa e lo scorso autunno ho voluto mostrare uno scorcio della “mia” valle alla mia compagna passeggiando sulla Decauville. Arrivati al ponte nei pressi della Val Fredda, trovo cartelli che ne vietano il transito poiché pericolante; rimango stupito e torniamo indietro.

A luglio ritentiamo l’esperimento e ci avviamo su quel magnifico sentiero e poco dopo l’alpeggio vengo allertato da una famiglia in bicicletta che il ponte era bloccato.

Proseguiamo e una seconda famiglia mi ripete le stesse avvertenze. Durante la nostra passeggiata noto dei vistosi cedimenti del sentiero stesso che lo restringono di molto creando pericolose crepe dove se un bimbo inserisse la ruota della bicicletta…

Arriviamo finalmente anche noi e troviamo la stessa situazione dell’autunno precedente, col ponte chiuso da segnaletica stradale del Comune di Bardonecchia, catene bicolori di plastica e cartelli indicanti il pericolo di crollo.

La domanda che ci sovviene è chiederci come sia possibile che in un anno ed in piena stagione turistica non sia stato possibile mettere in sicurezza e rendere agibile un ponte posto su una passeggiata frequentatissima, soprattutto da famiglie.

Il giorno dopo decidiamo di salire al Forte Bramafam e, conoscendo bene la zona, limito il quantitativo di acqua da portarmi al seguito, certo del fatto di avere almeno due fontane lungo la via. Bella sorpresa anche qui con due fontane chiuse e non apribili nemmeno a richiesta e le strutture stesse delle fontane in legno in pessimo stato di manutenzione. Fortunatamente ero fornito.

Prima di salire parcheggio la mia vettura dietro il campo da motocross, trovando un vero e proprio immondezzaio ed in stato di assoluto abbandono. Alla luce di quanto sopra esposto, aggiungendo la difficoltà di spostamento a causa della frana a Royeres, mi chiedo che cosa ne è stato della presunta “Perla delle Alpi”?

Forse l’incensarsi troppo l’ha portata all’inesorabile declino che continuo a vedere ogni volta che passo, una realtà priva di quella imprenditorialità che ne permetterebbe uno sfruttamento turistico ecosostenibile, avendo comunque grandi possibilità sia naturalistiche che di comunicazione, una realtà a cui non serve avere le Dolomiti ma che da esse avrebbe molto da imparare a livello gestionale e nulla importa la famosa scusa della regione a statuto autonomo.

Scrivo con dolore, poiché solo chi non ama la montagna non può comprendere.

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