GIAVENO E LE INDAGINI PER LA RACCOLTA FIRME ALLE ELEZIONI / PARLA L’AUTORE DELL’ESPOSTO: “ECCO PERCHÈ HO FATTO DENUNCIA”

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di FABIO TANZILLI

GIAVENO – Tra veleni, firme raccolte forse in modo discutibile ed indagini avviate dalla procura, il clima politico di Giaveno è tutt’altro che natalizio. Al centro della questione ci sono le elezioni comunali 2014: sotto la lente della procura di Torino ci sarebbe finita la modalità con cui il Partito Democratico, nella sezione locale, avrebbe raccolto le firme per presentare la propria lista alle amministrative. Secondo quanto riportato in un esposto, alcuni volontari e candidati, sarebbero andati a raccogliere le firme “porta a porta” nelle case di Giaveno, facendo poi convalidare le firme in un secondo momento da chi poteva farlo per legge. Le stesse accuse erano state rese note anche in alcuni post su Facebook, pubblicati da un candidato delle liste.

Sulla questione la procura di Torino avrebbe già sentito alcune persone, cittadini,  candidati ed ex candidati, che a suo tempo avevano segnalato presunte irregolarità. Tutte ancora da provare, ed è per quello che la magistratura ha aperto un fascicolo di inchiesta, i cui nomi degli indagati non sono stati ancora resi noti.

Ma ci sarebbero delle novità, rispetto a qualche giorno fa. Nelle deposizioni in procura sarebbero stati fatti anche nomi nuovi, non solo del Pd locale. E potrebbero esserci soprese nelle prossime settimane, se gli inquirenti troveranno altri riscontri rispetto a quanto dichiarato. E se sarà dimostrato che si trattava di un modus operandi attuato da varie liste, oppure no. Proprio per capire se non si tratta solo di “veleno” o di “vendette”, ma di irregolarità commesse davvero.

Al centro della vicenda ci sarebbe la modalità di raccolta delle firme. E’ stata regolare oppure no? Perché solo i consiglieri comunali possono raccoglierle, in qualità di pubblici ufficiali: solitamente questo avviene negli appositi gazebo, o in municipio. E non possono farlo dei volontari o dei candidati, se non sono consiglieri. Il perito calligrafico potrà probabilmente riscontrare se ci sono state delle irregolarità o meno, contribuendo così a sfatare ogni dubbio. Ci sarebbero problemi anche legati alla privacy di chi ha firmato.

Tutto è partito da varie segnalazioni: sui social network, da parte di persone vicine al Pd giavenese, e da un esposto che all’improvviso – dopo due anni – è tornato d’interesse alla magistratura. Quello di Fernando Martella, un sindacalista di lungo corso, tra i fondatori dei Cobas e già leader delle rappresentanze di base (Rdb) di Gtt a Torino. Un personaggio, nel mondo del lavoro torinese, capace di tenere testa al colosso Cgil in altre battaglie sindacali e in tribunale. Che parla di questa vicenda a ValsusaOggi.

“A casa mia sono venute due persone, per raccogliere la mia firma – spiega Martella – io pensavo che fossero autorizzate a farlo. Uno lo conoscevo, l’altro no, e in buona fede pensavo che avesse l’autorizzazione a farlo. Hanno raccolto la mia firma e quella di mia moglie, poi se ne sono andati. Ma quando, tempo dopo, ho visto la mia firma agli atti, convalidata da un’altra persona che non era venuta a casa mia, mi sono insospettito. Perchè questo forse non si poteva fare. Allora ho presentato un esposto ai carabinieri di Giaveno, chiedendo se fosse lecito che dei candidati, pur non essendo consiglieri comunali, potessero raccogliere le firme nelle case dei cittadini. E che poi le stesse firme fossero convalidate da un’altra persona al loro posto, autorizzata a farlo, ma che a casa mia non è venuta. A tal proposito, so anche che altri candidati si erano rifiutati di raccogliere le firme in questo modo”.

Circa un mese dopo le elezioni 2014, Martella ha fatto denuncia ai carabinieri: “Ma non l’ho fatto per vendetta – dice – semplicemente voglio che sia fatta chiarezza, e voglio capire se si tratta di un reato oppure no.

Per diritto di replica, ValsusaOggi ha contattato telefonicamente una delle persone al centro di questa vicenda, del Partito Democratico di Giaveno, che però non ha voluto rilasciare dichiarazioni di replica.

 

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