I RETROSCENA DELL’ADDIO DI BRINO, LA MAGGIORANZA DI BORGIS SCENDE 8 A 5

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di FABIO TANZILLI
Che cosa ha spinto Renato Brino a dimettersi?
Le ragioni sono varie. La prima, spiegata chiaramente dall’ex capogruppo di maggioranza, riguarda la gestione del caso Kyenge da parte del sindaco e della maggioranza. La clamorosa gaffe di Brino ha creato non poche difficoltà al sindaco, a pochi giorni dell’arrivo del ministro. Brino si é poi scusato, anche se ormai la frittata era fatta. Ma in quei tre giorni di terremoto, Brino si é sentito abbandonato dal suo sindaco e dal suo “gruppo”. Lo stesso Borgis, a precisa domanda di ValsusaOggi su eventuali dimissioni, come era stato auspicato dalla minoranza, ha risposto chiaramente: “É una sua decisione personale”. Nessuna difesa ad oltranza, quindi, anche se in effetti Brino in quel frangente era poco difendibile. Ma anche dopo, nessuno si é fatto sentire. Il tutto é rimasto in sospeso fino a venerdì, quando poi sono successe altre cose, che sono apparse come una sfiducia verso lo stesso Brino: la mancata nomina ad assessore.
Nel frattanto, la minoranza aveva chiesto chiaramente al sindaco e alla maggioranza che posizione volesse assumere sulle frasi di Brino, E secondo indiscrezioni, qualcuno avrebbe colto la palla al balzo per chiedere a Brino di farsi da parte perché lo chiedeva la minoranza.
In realtà le scelte che hanno portato Brino a lasciare il gruppo derivano da fattori che non c’entrano totalmente con il caso Kyenge, ma che sono avvenuti in quei fatali tre giorni, da martedì a venerdì:
1) La delega ai lavori pubblici a Grisa
Dopo il terremoto sul settore turismo, Grisa é tornato assessore ed in giunta. Il sindaco ha clamorosamente revocato il suo “licenziamento”, dopo che dalla stessa maggioranza alcuni componenti della giunta si erano messi di traverso (in particolar modo il vicesindaco Carollo). Nello scambio delle carte, il sindaco si é preso la delega al Turismo di Grisa, facendo così contenti Villaggio Olimpico e Colomion, mentre a Grisa é stata data la delega ai Lavori Pubblici. Settore che inizialmente doveva andare proprio a Brino, già da tanti considerato il nuovo assessore che avrebbe sostituito proprio Grisa. Ma proprio il sindaco Borgis aveva stoppato martedì questa ipotesi, dicendo che era solo frutto di voci. Un rimpasto che in tanti davano certo al 100%. Ma che poi non si è potuto realizzare proprio per colpa di quelle frasi infelici e razziste che Brino ha scritto su Facebook martedì mattina. E così, Brino é rimasto senza delega: l’impegno per i lavori pubblici appassionava davvero Brino, al punto che da mesi gestiva una apposita pagina su Facebook, in cui dava risposte ai cittadini e villeggianti su buche nelle strade, disservizi, ecc.
2) La lettera dei dipendenti del Comune
In questi giorni é circolata sui tavoli di sindaco e giunta una lettera “segreta”, sottoscritta dai dipendenti comunali, che sarebbe proprio contro Brino. In questo testo, i dipendenti si lamentano dell’operato dell’ex capogruppo di maggioranza, minacciando di non collaborare più con l’amministrazione se le cose fossero proseguite con quell’andazzo. Il fastidio sarebbe dovuto anche a quella pagina Facebook in cui spesso il consigliere dava ragione ai cittadini su alcuni disservizi, lamentandosi lui stesso dell’operato dei dipendenti comunali, e della presunta poca efficienza o lentezza nel risolvere i problemi.
Ora però per la maggioranza di Borgis c’è il problema dei numeri. I consiglieri di maggioranza “pura” sono rimasti in 7 a cui si aggiunge l’alleanza con Passerin (della lista D’Ormea), arrivando a 8. La minoranza ha invece 3 consiglieri “puri”, a cui adesso potranno sommarsi sia la Borsotti che Brino, che hanno costituito due gruppi autonomi, arrivando a quota 5.
Il risultato é quindi 8 a 5: numeri davvero precari per garantire un futuro e un governo stabile per altri tre anni, visto che in due anni appena la maggioranza ha perso due componenti di peso come Borsotti e Brino. Sarà ancora più difficile per Borgis continuare a governare con serenità, sperando che ai prossimi consigli comunali e nelle commissioni, i consiglieri di maggioranza siano sempre tutti presenti, e tutti sulla stessa posizione. Una sfida momento facile, un campo minato.

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1 COMMENTO

  1. Al di là delle convinzioni politiche di ognuno e senza voler difendere o accusare nessuno, una considerazione mi viene spontanea: l’Italia, a partire dai piccoli comuni come Bardonecchia, è fatta di minoranze che chiedono dimissioni (magari legittime, sia chiaro) a membri della maggioranza in carica in quel momento, salvo, poi, assumere nella propria “formazione” quegli stessi elementi di cui si sono chieste (e ottenute) le dimissioni, nella speranza di diventare maggioranza più per demeriti altrui e che non per meriti propri, e per poi trovarsi con gli stessi problemi, una volta diventati maggioranza … e venne il fuoco, che bruciò il bastone, che picchiò il cane, che si mangiò il gatto, che uccise il topo, che al mercato mio padre comprò. Chiaro che poi la fiducia nelle istituzioni di qualsiasi livello si riduce alle squallide telenovelas di cui siamo testimoni.

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