IL GIORNO DOPO GLI SCONTRI, I NO TAV SI DIFENDONO: “NON SIAMO BLACK BLOC, È RESISTENZA. LA PROSSIMA VOLTA NON USEREMO ABITI NERI”

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“Qui non ci sono nè black nè bloc, ci sono giovani e meno giovani che si attrezzano con abiti a basso costo per praticare la resistenza”. Attraverso il sito web notav.info il movimento spiega le sue motivazioni rispetto agli scontri violenti di ieri e alla discesa in campo delle squadre più violente, con mazze, petardi e volti coperti. “Il nero è il colore che va per la maggiore tra questi capi, vorrà dire che la prossima volta cambieremo colore se potrà servire – dicono i No Tav, che dicono la loro versione su quanto avvenuto sulla strada delle Ramats  – Ieri un gruppo di noi ha provato il passo in più e ha tentato di agganciare i betadefence con i rampini per tentare di farli cadere. Non è stato possibile, una pioggia di lacrimogeni ha tempestato le prime file e le retroguardie del corteo, facendoci indietreggiare”.

Ma a tanti, anche nel corteo No Tav, non è piaciuta l’operazione in stile para-militare avviata soprattutto alle 13, quando sono andati avanti una sessantina di tute nere, a volto coperto. Perché nascondersi? “Ci copriamo il volto per farci vedere, come affermava una volta il popolo zapatista, e anche noi abbiamo dovuto fare lo stesso” dicono i No Tav “Troppo alto il prezzo pagato in questi due anni per difendere la nostra terra per andare a volto scoperto, incontro al momento in cui era necessario tentare di spostare le barriere poste in serata. Troppi i sacrifici chiesti ai notav in questi anni per essere riconosciuti facilmente dagli inquirenti per non usare kway e maschere antigas”.

Insomma, per notav.info quelli non erano Black Bloc o persone infiltrate e da fuori, ma gente del movimento, più o meno giovane. Lo stesso attacco è poi avvenuto al pomeriggio, sul ponte vicino ai cancelli della centrale Aem.

E alla fine le denunce contro quattro No Tav, dopo che sul furgoncino di Askatasuna le forze dell’ordine hanno trovato le tute nere e maschere antigas: “Nel tardo pomeriggio arriva poi la ripicca della questura – dicono i No Tav – che evidentemente in imbarazzo per le reti cadute in un soffio, si vendica fermando il furgone dell’amplificazione mettendo in stato di fermo e poi rilasciando due notav, Brandua e Gianluca”.

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