PRONTO SOCCORSO DI SUSA IN TILT: PAZIENTI PER TERRA E ANZIANI MORENTI COSTRETTI SULLE BARELLE. TAGLIANO I SERVIZI, MA SPENDONO PER L’EDILIZIA SANITARIA. BATZELLA FA APPELLO A SAITTA: “DEVE ASSUMERE PERSONALE MEDICO, SI DIA UNA SVEGLIATA”

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di FABIO TANZILLI

Inaccettabile, scandaloso. Passare le ultime ore della propria vita – da malato terminale – su una barella di un pronto soccorso, senza neanche potersi sdraiare su un letto, perché a qualche politico o funzionario piace tagliare facile, ma sempre sulla salute degli altri. È quanto avvenuto sabato pomeriggio al pronto soccorso dell’ospedale di Susa. Il servizio è andato in tilt, perché ci sono solo 4 letti disponibili, ed erano occupati anche tutti gli altri dentro l’ospedale.

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Il risultato? Disagi, attese lunghissime, pazienti e malati costretti a stare su barelle da campo e barelle lungo i corridoi, per terra. Il personale sanitario che fa i salti mortali per garantire il diritto alla salute pubblica, che invece dovrebbe essere una normalità in un paese come l’Italia, e in una Regione come il Piemonte. Anche in Val Susa.

La situazione sta per scoppiare al pronto soccorso di Susa: di turno c’è un solo medico di guardia, che si deve occupare di tutto, senza avere a supporto alcun specialista. I turni sono massacranti: oltre 12 ore al giorno, anziché 8. Perché il personale medico è sotto organico, ma chi deve decidere lo sa ma fa finta di nulla.

E così i medici in servizio sono solo più 4 anziché 9. E oltre che del pronto, si devono occupare ovviamente del reparto ospedaliero, delle consulenze, e pure del trasporto di malati in altri ospedali.

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A rimetterci, in tutte queste scelte scellerate volute dalla politica regionale e da chi dirige la sanità locale, sono soprattutto i pazienti. E ancora di più chi non può permettersi i soldoni di una clinica privata, gli anziani, i più deboli, chi non può spostarsi in ospedali più grandi.

Il personale in servizio a Susa segnala questi problemi da tempo all’Asl e alla Regione, ma pare che le priorità non siano legate al personale, bensì a spendere decine di milioni di euro per costruire nuovi spazi edilizi, ampliare ospedali ed ex ospedali.

Sabato pomeriggio sul posto è arrivata anche la consigliera regionale Stefania Batzella, del Movimento 5 Stelle, e ha assistito a quanto avveniva dentro il pronto soccorso: “L’assessore Saitta si deve svegliare – afferma la consigliera regionale valsusina, che da anni si impegna con anima e corpo per salvare la sanità pubblica in Val Susa, e non solo – non si possono tenere i pazienti in queste condizioni, non si può far lavorare il personale sanitario così. Il tutto a danno dei cittadini e dei più deboli. L’assessore alla Sanità della Regione Piemonte e l’Asl devono investire i soldi, che ci sono, per assumere il personale medico e garantire i servizi sanitari. È una vergogna! Non si può calpestare in questo modo la dignità di un malato!”.

Ma noi ora chiediamo all’Asl: a chi giova l’ampliamento di una struttura sanitaria, come si sta facendo negli ultimi anni in Val Susa e non solo, se poi tanto riduci all’interno i servizi e il personale?

Perché investite soldi solo sul mattone, sugli appalti edilizi, e non sui servizi che salvano la vita ai cittadini, e soprattutto ai più deboli?

Chi ha dei guadagni da tutto questo? Chi ha davvero dei ritorni economici, e non solo, da questa “strategia” a nostro parere non casuale, basata sul continuare a costruire e investire in edilizia sanitaria anche in ex ospedali (Avigliana, Giaveno) o in presidi ospedalieri in via di declassamento (Susa)?

Tra Susa, Avigliana e Giaveno sono stati stanziati 15 milioni di euro per ampliamenti e nuove ali. Ma poi tagli i pronti soccorsi e gli altri servizi, o dentro ci metti solo un medico a lavorare con turni massacranti.

Chi ci guadagna da tutto questo?

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5 COMMENTI

  1. Si tratta di un problema molto serio, la salute dei cittadini viene prima di tutto.
    La salute è un bene molto prezioso, il bene più prezioso che abbiamo con la nostra vita, è come l’aria ci accorgiamo dell’importanza vitale di questa solo quando essa viene improvvisamente a mancare.
    Non entro nel merito della riforma sanitaria regionale della Giunta Chiamparino, si può condividere in parte oppure no, e nemmeno in merito alle dichiarazioni propagandistiche di taluni consiglieri regionali, ma affronto la questione da persona seria e da amministratore della cosa pubblica con sano realismo e pragmatismo, volendo informare le persone su di un punto dove in questi anni mi è stato chiesto di occuparmi ovvero la possibilità per gli abitanti ed anche per i nostri turisti di essere trasportati dal 118 al più vicino ospedale dell’area Unione dei Comuni Olimpici Via Lattea che è Briançon in Francia.
    Nella precedente legislatura mi ero già attivato personalmente e congiuntamente con i colleghi sindaci del nostro territorio di sottoporre il problema alle autorità sanitarie competenti, italiane e d’Oltralpe, in particolar modo sulla questione del trasporto da parte del 118 per coloro i quali facessero esplicita richiesta a Briançon invece che nella destinazione prestabilita per legge che è l’Italia Susa, Rivoli o Torino per i casi più gravi. Purtroppo il problema non è semplice come appare di sfuggita in quanto richiede un apposito accordo tra i due Stati, Italia e Francia, il tema controverso riguarda soprattutto i costi della ospedalizzazione di un nostro utente e le ricadute in termini quantitativi sulla struttura di Briançon soprattutto per il possibile congestionamento della struttura, tema sul quale i francesi hanno espresso riserve e numerose perplessità in merito, dunque al momento il 118 è obbligato a rispettare la legge e dunque scegliere le destinazioni ospedaliere sopracitate.
    Mi limito ad una semplice considerazione logica: il punto vero della questione non è portare le persone che necessitano di cure in Francia nell’ospedale vicino di Briançon, struttura che in questi anni ha subito tagli di spesa ingenti come avviene ora in Italia, ma avere sul nostro territorio nazionale una funzionante struttura ospedaliera di prossimità, efficiente per i servizi e le prestazioni erogate e sostenibile in termini di spesa pubblica, in grado di essere da primo presidio per la salute dei cittadini.
    E’ chiaro che il modello dell’ospedale polifunzionale di periferia non è più possibile mantenere come avveniva nel passato visto le esorbitanti risorse di spesa pubblica che richiede, infatti bisogna razionalizzare la spesa corrente e tagliare le inefficienze di spesa anche nell’ambito della sanità pubblica, il modello sanitario da adottare è quello che esiste in diversi paesi avanzati in Europa, come la Gran Bretagna ad esempio, ovvero che le diverse specializzazioni si trovano in un centro ospedaliero di eccellenza dove si effettuano ogni giorno numerosissimi interventi e dove ci si reca quando si necessita di essere curati al meglio.
    Mi impegno a sollevare nuovamente la questione in Regione Piemonte presso l’Assessore alla Sanità Antonio Saitta e vi terrò informati degli sviluppi della situazione.

    Lorenzo COLOMB
    Sindaco di Cesana Torinese

    • Mi faccia capire bena il suo punto di vista..
      Lei si era occupando , tempo fa – la precedente legislatura- , di valutare la possibilità che si vada in Francia invece che a Susa,Rivoli o Torino ma dopo tutto questo tempo si scopre che forse aumentare i tempi di viaggio potrebbe essere dannoso per i pazienti ,sopratutto in giornate come questa dove nevica e quindi via strada forse no, men che meno in elisoccorso, non solo, anche gli stessi francesi avrebbero qualcosa di ridire perchè si andrebbe a saturare il loro apparato. E lo scopriamo oggi così per caso parlando di Susa e della sua situazione indegna.

      Forse piuttosto che criticare le ” affermazioni propagandistiche” di qualche assessore regionale farebbe meglio a sostenerle dal momento che lei stesso richiede :

      ” ma avere sul nostro territorio nazionale una funzionante struttura ospedaliera di prossimità, efficiente per i servizi e le prestazioni erogate e sostenibile in termini di spesa pubblica, in grado di essere da primo presidio per la salute dei cittadini.”
      ma poi “..Non entro nel merito della riforma sanitaria regionale della Giunta Chiamparino, ” ????

      altro che “.. affronto la questione da persona seria e da amministratore della cosa pubblica con sano realismo e pragmatismo”.

      Ma stiamo giocando ? se si a quale gioco ? a chi finge di non vedere ?

  2. A parte le condizioni fatiscenti della struttura, fortunatamente mi è capitato solo una volta di dovermi recare in pronto soccorso dove non hanno saputo dirmi cosa potessi avere dopo quasi 3 ore di attesa e dolore.. Mi sono dovuta recare a Torino per farmi dire che avevo un’otite acuta!!!

    • Personalmente ho usufruito dell’ospedale e del pronto soccorso di Susa parecchie volte, e devo dire di essere sempre stato trattato e curato “bene”. Dispiace quando succedono disservizi come quello descritto dall’utente N., ma questo non giustifica di sicuro la chiusura di un ospedale indispensabile per la valle.

  3. Ottimizzazione costi non vuol dire meno cure ed attenzione ai problemi dei pazienti… Esempio pratico e lampante: totale assenza di assistenza pediatrica in Pronto ed è chiaro che si proceda, per sicurezza, al trasferimento del piccolo paziente in una grande struttura torinese… Peccato però che, all’urgenza del trasporto che ha visto anche l’utilizzo del velocissimo elicottero del 118, segua solitamente un soggiorno obbligato di molte ore nel Pronto Soccorso Pediatrico della Grande Struttura, grandemente affollata pure quella… Nel caso in particolare, ci sarebbe bisogno di assistenza medico pediatrica d’urgenza e poi di un controllo nelle ore successive, a crisi superata, cosa questa che può già capitare nel Pronto di zona… A questo punto, con un breve soggiorno in loco, con esami effettuati nella struttura segusina e loro inoltro (di provette o dei risultati via mail, visto che l’hanno già inventata da un po’…) alla Grande Struttura nel Reparto che già segue il caso da anni si potrebbe pensare di avere risolto l’episodio critico in questione senza spostamenti, disagi, attese inutili, soste in camere sovraffollate, nelle quali si finisce anche per essere ospitati qualche giorno/notte e non solo poche ore… Avete mai provato a trascorrere ore ed ore con un bambino piccolo in un Pronto Soccorso? Avete mai dormito (si fa per dire…) su una sedia accanto ad un lettino? Avete mai chiesto del ghiaccio (acqua ghiacciata) per aiutare la febbre a scendere (in un caso di convulsioni febbrili) e sentirvi rispondere che il protocollo non prevede quel tipo di ausilio e di attendere che la Tachipirina faccia il suo effetto? Quanto costa uno spostamento in elicottero o in ambulanza? Quanto costerebbe alla Regione ripristinare un servizio continuo (e non solo in orario diurno ed a prenotazione con pagamento ticket) dal momento che le tasse dovrebbero servire a garantire salute e non traslochi da un ospedale all’altro, smantellamenti e spostamenti di strutture, progetti avveniristici di mega-città della salute… Lasciamo che le piccole realtà ospedaliere siano ancora e sempre più in grado di rispondere alle prime esigenze di aiuto dell’utenza, senza causare ingorghi e sovraffollamenti in quelle più grandi che dovrebbero essere un sicuro riferimento nei casi in cui serva un’ulteriore specializzazione d’intervento… Così si rischia solo di creare grande caos e grande insoddisfazione, in tutti, personale tutto che lavora in condizioni non ottimali e pazienti che, come minimo, diventano sicuramente IMpazienti… Ed il Pronto Soccorso di Susa, se messo in condizione di lavorare bene, può sicuramente tornare ad essere un ottimo filtro di smistamento per i casi più gravi, come è giusto che sia…

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