TURISMO, ECCO IL PROGETTO PER COLLEGARE LE STRADE MILITARI DELLA VALLE E RIAPRIRE LA GALLERIA DEI SARACENI

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di MAURO MINOLA

Dal settembre del 2013 è stata chiusa, per ordine del demanio militare, proprietario della strada, la Galleria dei Saraceni sulla rotabile militare Fenils-Pramand-Jafferau. Ufficialmente la chiusura è avvenuta per motivi di sicurezza, la galleria presenta infatti vistose cadute d’acqua e qualche distacco del rivestimento: tenerla aperta così, per pedoni e mezzi motorizzati, risulta troppo pericoloso.

Peccato che la galleria e la strada di cui fa parte, un vero gioiello dell’architettura militare a cavallo dei secoli Otto e Novecento, consentano l’accesso a uno dei più importanti comprensori montani della Valle di Susa, che va dalle vaste praterie tra il forte Foens e il forte Jafferau ai sentieri che permettono di salire sul Seguret, il caratteristico monte che domina tutta la conca di Oulx. Comprensorio che sarebbe impossibile da raggiungere, anche a piedi, senza passare per il tunnel che aggira la zona franosa delle Grotte dei Saraceni, dove ormai più nessun sentiero è percorribile in sicurezza.

La galleria fa parte della strada militare Fenil-Jafferau, che fu realizzata a partire dal 1890 per collegare con il fondovalle le batterie Fenil, Pramand, Föens e Jafferau, costruite a difesa dell’importante conca di Bardonecchia. Fin dai primi anni il tratto più critico di questa rotabile fu proprio quello che attraversa la zona delle Grotte dei Saraceni, un’area soggetta a frane e a cadute d’acqua, che ridussero ben presto ad un sentiero il tracciato stradale.
Proprio per prevenire il continuo crollo di massi sulla strada dalle pendici del monte Seguret, nel 1925 il Genio militare progettò la realizzazione di una galleria, lunga 876 metri, con un tracciato ad U che penetrava all’interno del monte, aggirando la zona franosa.

La larghezza della carreggiata era tale da rendere possibile il transito solo in una direzione per volta (per l’incrocio vi era uno slargo a circa metà galleria); sui muri, erano poste delle lanterne per l’illuminazione. I lavori di costruzione si protrassero per 4 anni, fino al 1929. Nel 1940, dopo che una grande frana distrusse il tracciato nei pressi dell’imbocco meridionale, furono necessari nuovi lavori, con lo scavo di un breve tunnel di raccordo.

Nel secondo dopoguerra la manutenzione della strada passò alla Provincia di Torino, che intraprese diversi lavori. Ancora qualche anno fa, grazie ai contributi europei, fu possibile mettere in sicurezza il fondo stradale e la volta della galleria. Poi più nulla.

E la galleria, come la strada, iniziò ad andare in pezzi, nell’indifferenza generale: la Provincia non esiste più, le amministrazioni comunali, peraltro senza fondi per garantire una regolare manutenzione, preferiscono evitare problemi con un’ordinanza di chiusura e così, quello che, persino all’estero, tutti ci invidiano quale tesoro di ingegneria stradale da conservare e valorizzare, va incontro ad una rapida dissoluzione.
Pensare che, solo fino a poco tempo fa, si facevano grandi progetti turistici sull’impiego di queste nostre, uniche, strade militari.

Negli ultimi giorni si parla di un progetto che i Comandi militari, ancora proprietari della rotabile, vorrebbero concordare con le amministrazioni comunali e quella regionale, per creare un anello turistico tra Susa, Oulx, Bardonecchia e Sestriere, usando le rotabili militari (Strada Assietta, Colle Finestre, Fenil-Jafferau), anche con l’introduzione di un pedaggio per coprire, almeno in parte, le spese di manutenzione. Sarebbe proprio una bella iniziativa, che potrebbe incentivare il turismo nella Valle di Susa, sia quello con i mezzi motorizzati a due e a quattro ruote, opportunamente disciplinato, che quello degli escursionisti a piedi, che così potrebbero nuovamente accedere ai sentieri in quota che permettono di raggiungere cime come il Seguret e i monti del gruppo Vallonetto.

Anche perché l’alternativa è proprio secca: se non si parte con un’iniziativa di recupero, la Galleria dei Saraceni, secondo quanto si dice, verrà fatta franare con una bella carica di dinamite, come è accaduto alla galleria del Monte Rotta. Sarebbe un brutto colpo, non solo per la tutela di un manufatto storico, ma ancora di più per il rilancio del turismo sostenibile, in una valle sempre più indifferente al patrimonio che ha ereditato dal passato.

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17 COMMENTI

  1. Era ora che ci si svegliasse. Si parla tanto di turismo in Valle e poi con le potenzialità che sono presenti sul territorio non si fa nulla per sfruttarle, e di esempi ne abbiamo tanti!

  2. Finalmente un’idea intelligente, il menefreghismo delle istituzione, l’ottusità dei difensori dell’ambiente (falsi) troppo ascoltati in Piemonte hanno ridotto questi splendidi luoghi in deserti difficili da raggiungere specialmente per le persone anziane, personalmente ho un 4×4 e non faccio l’estremo siamo un gruppo che ci piacciono le gite e disponibilissimi a pagare un pedaggio ( lo abbiamo proposto diverse volte alla regione..inascoltati…) speriamo che sia la volta buona!!!!!!!

    • un pedaggio,per mantenere in sicurezza strade ricche di storia e di innegabile bellezza architettonica,ovviando in parte a mancanza di fondi dagli enti locali,mi sembra un ottima iniziativa e felice di pagare.
      Speriamo sia fattibile!!!

  3. speriamo che nel riaprire queste strade in quota ,frutto di ingegneria e di tanto lavoro manuale di migliaia di genti di montagna , non ci troviamo chiuse le strade di accesso per qualche manifestazione NOTAV

  4. Sarebbe ora, dopo anni di falso ambientalismo, tendente a creare il verde attorno alle urbanizzazioni selvagge che hanno realmente deturpato la Valle, offrire a tutti indistintamente la possibilità di fruire di questi spettacoli unici. Abbiamo in Valle una serie di ex rotabili militari e non che sfiorano e raggiungono i 3000 mt. cosa abbastanza unica in Europa e noi che ci riempiamo la bocca con “la vocazione turistica della Vall di Susa, blablabla…” non siamo capaci a mantenere, utilizzare e valorizzare l’esistente. Poi si spendono cifre inutili per upgrade di opere turistiche che non hanno nemmeno la forza di rimanere aperte tutta la giornata durante la stagione estiva e dove dei privati hanno trovato la forza con anni di volontariato e sacrifici di permettere al pubblico di godere di un attimo di storia e cultura, li arriva l’elemosina quando va bene…

  5. Chiudere queste strade è una stupidaggine madornale ed i comandi militari se ne fregano bellamente se i turisti non possono fruire di una galleria e tantomeno che una delle parti più bele dell’alta val di susa venga resa inaccessibile. Di contro le amministrazioni comunali se sono senza quattrini, organizzino raccolte fondi, eventi culturali o altre atività a scopo di finanziamento e vedrete che i soldi saltano fuori. Il problema è il menefreghismo e l’incuria che a tutti i livelli regnano in questa disgraziata vallata. Senza buon senso e buona volontà non si va da nessuna parte.

  6. Vediamo l’esempio di strade in Austria completamente a pagamento: il Passo del Giovo lato austriaco, la nockhalmstrasse, la maltatal, la kaunertal, la gerlostrasse, ecc.
    Il costruire un percorso, a pagamento, che permetta il recupero di queste bellissime strade sarebbe una cosa stupenda, certamente poi si tratterà di regolamentare gli accessi di automobili, moto e biciclette.
    Non sono un abitante della Val di Susa sono un abitante di Roma ma amante della natura e della montagna.

  7. Certo che questo tipo di turismo non fa clamore e non porta guadagni diretti (come gli impianti sciistici) però dovremo cominciare a guardarci attorno. Un esempio!!! La Val Maira!! Negli ultimi decenni sembrava destinata a spopolarsi poi i tedeschi (e altri turisti) hanno scoperto le sue strade militari, le borgate, le montagne, ecc…. insomma la valle sta rinascendo. Risultato…. invece di chiudere attività se ne stanno aprendo di nuove!

  8. io sono passato nella galleria dei saraceni 2 anni fa..(con un fuoristrada)..è bellissima..mi sembra proprio una cosa inconcepibile non sfruttare queste meraviglie storiche..ben venga il pedaggio per mantenerli in funzione(con tutti i soldi che si buttano per mantenere enti inutili nel calderone dello stato) saranno ben spesi

  9. Speriamo che si riesca a trovare un accordo che preveda il pagamento di un pedaggio e regole per frequentare questa ed altre strade storiche del Piemonte. Con momenti per soli cicliesti, motociclisti e autovetture si riuscirebbe a frequentare in maniera controllata la zona storico-turistica senza affollamenti e prendere qualche soldo per la manutenzione. D’altronde porta turismo, perchè non averne rispetto? Serve per soccorsi eventuali, e soprattutto rispetterebbe il ricordo del lavoro di tanti ragazzi soldato che hanno passato la loro gioventù nel sangue della guerra. Su forza, un pò di impegno per favore. Valerio Ribet Cumiana

  10. Da tempo mi stavo interessando alle affascinanti strade militari di questa zona e finalmente la scorsa settimana , con mia moglie ed il nostro 4×4 Defender abbiamo deciso di affrontare un discreto viaggio per arrivare in valle Susa ed imboccare la strada militare 218 a Savoulx per salire fino allo Jafferau e ridiscendere a Bardonecchia. Abitiamo a Lecco e ci siamo fatti 275 km di autostrada per arrivare , più altrettanti al ritorno, per goderci anche solo quei 30 km di sterrato meraviglioso in alta quota , ma ne siamo rimasti talmente entusiasti da pensare di programmare in futuro anche l’ Assietta e il Sommellier. Ovviamente abbiamo favorito anche l’economia di Bardonecchia dormendo in albergo e cenando in un gradevolissimo ristorante.
    Far pagare un pedaggio per la percorrenza di queste strade è il minimo che si possa fare …….. pensate a quanto abbiamo speso noi solo di viaggio e permanenza… !!!
    Un incoraggiamento a tutti i volonterosi che si prodigheranno per sostenere questa iniziativa

  11. Quale fruitore delle meravigliose strade alpine/militari della val di Susa, non posso che essere favorevole a questa iniziativa. E’ più che giusto contribuire alla manutenzione delle strade d’alta quota con un pedaggio, con l’auspicio che i fondi raccolti non vengano “distratti” per altro…… Pratico il motoalpinismo in val di Susa da qualche anno con estrema soddisfazione e sarebbe un peccato non vedere applicata questa determinazione.
    Si arriverebbe a meglio definire il turismo montano motorizzato con buona pace di tutti !

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