OSPEDALE DI SUSA, 92ENNE RICOVERATA PER SEI NOTTI NEL PRONTO SOCCORSO

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La situazione ieri al pronto soccorso di Susa (foto del 4 giugno 2018)

SUSA – Una settimana in pronto soccorso, a 92 anni, in attesa di essere ricoverata finalmente nel reparto di Medicina all’Ospedale di Susa. Protagonista della vicenda è una donna di 92 anni, madre di un medico di Rivoli: dal 28 maggio al 4 giugno ha dovuto aspettare che si liberasse un posto a Medicina, pernottando nelle sale del pronto soccorso. La donna è stata ricoverata per sepsi, un’infiammazione delle vie urinarie. Soltanto ieri si è potuto concretizzare il trasferimento nell’ala dell’ospedale, lasciando così il pronto soccorso: “All’ospedale di Susa mancano i posti letto, è un problema che viene segnalato da tempo alle istituzioni – spiegano alcuni dipendenti dell’Asl – in alcuni giorni il pronto soccorso si intasa, vari pazienti dovrebbero essere ricoverati in ospedale, ma i letti sono tutti occupati (a Medicina ce ne sono 24, a Ortopedia 18), quindi devono stare là sotto, su barelle o letti posizionati in corridoio o nella sala dell’Obi (Osservazione Breve Intensiva)”.

E così è successo anche a nonna Luisa (nome di fantasia): è rimasta per una settimana nel letto del pronto soccorso. Il fatto è stato confermato dall’Asl To3: “La signora è stata trattenuta per qualche giorno, perché i medici hanno deciso di tenerla sotto osservazione intensiva nella nuova area di ricovero “Obi”, ancor più costantemente seguita e monitorata rispetto al ricovero in Medicina. Non è mai stata sulle barelle o in corridoio, ma in un’apposita sala dell’Obi. Mai in nessun caso si è trovata in situazioni di disagio logistico o di carenze nell’assistenza. Lunedì 4 giugno la signora è stata ieri trasferita nel reparto di  Medicina di Susa, quando la stabilizzazione delle  sue condizioni di salute lo hanno permesso”.

In realtà, secondo altre fonti interne all’Asl, il trasferimento dal pronto soccorso a Medicina è avvenuto  ieri perché finalmente si sarebbe liberato un posto letto nel reparto dell’Ospedale, in quanto prima erano tutti occupati. Non a caso fino al 4 giugno c’erano altri 5/6 anziani ricoverati in pronto soccorso, oltre alle 92enne, che attendevano di poter essere trasferiti a Medicina.

Sarebbe infatti contraddittorio ricoverare volutamente un paziente di 92 anni per ben 6 giorni al pronto soccorso in un’area di “Osservazione Breve Intensiva” perchè tale procedura andrebbe contro le linee guida applicate dalle Asl: si può infatti definire “osservazione breve” il ricovero che dura una settimana?

Tale scelta, che secondo l’Asl To3 ormai sarebbe una abitudine consolidata anche nei pronto soccorso di Rivoli e Pinerolo, stride con quanto viene stabilito nei vari documenti pubblicati sul sito ufficiale del Ministero della Salute: “L’Obi e’ un’area, possibilmente adiacente al Pronto Soccorso, ove i pazienti possano sostare in attesa della definizione diagnostica e per un’ulteriore osservazione clinica intensiva, di norma per non più di 24 ore”. 

Il tutto è confermato anche dall’Asl To2 sul sito internet ufficiale dell’azienda sanitaria: “Il tempo di permanenza nell’area di Osservazione Breve Intensiva non deve superare le 30 ore”.

Appare quindi il sospetto che tali letti e barelle dell’Obi nel pronto soccorso servano soprattutto per “tamponare” i tagli dei posti letto nell’Ospedale di Susa nei reparti di Medicina e Ortopedia.

Il tutto è frutto delle scelte politiche della Regione nel corso degli anni: uno dei colpi di grazia, voluto dall’assessore alla Sanità Antonio Saitta, è stato nel 2014 il declassamento dell’ospedale di Susa nell’ambito del piano di riordino approvato 4 anni fa con la riduzione di vari servizi e la chiusura definitiva del punto nascite.

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9 COMMENTI

  1. …. e intanto il tav va avanti ….
    Il miglioramento ampliamento dell’ ospedale non era nel progetto delle compensazioni???

  2. Purtroppo gli ospedali della valle sono il corridoio preferenziale per San Pietro. Se si legge quanto ha affermato più volte il Fondo Monetario internazionale ci sono troppi vecchi che costano perciò………bisogna agevolare la dipartita…….e pare che le direttive siano applicate benissimo, meno quelle della difesa dei più deboli……

    • oltre 30 anni fa , sul famoso settimanale di satira “Cuore” si era letto questo slogan: VUOI AIUTARE LO STATO? AMMAZZA UN PENSIONATO

      Dopo trent’anni tale bisogno e’ cronico per questo Stato dove in troppi politici di ogni colore, amministratori pubblici ecc.ecc. hanno mangiato e prosciugato
      senza piu’ salvezza alcuna questa nostra Patria.

      E’ vergognoso che succedano questa cose, i parenti zitti? i medici le infermiere non si sono accorti che era una donna di oltre novant’ anni? VERGOGNA

        • E ora per pagare il tutto (che all’epoca faceva molto comodo a prepensionati, imprenditori e sindacalisti) chi non ha la pensione deve cercare di lavorare fin che campa, e in condizioni di totale precarieta in un mercato in costante peggioramento

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