AVIGLIANA, DOPO 11 ANNI CHIUDE IL NEGOZIO SCARABOCCHI: “LASCIATE SOLE DAL COMUNE”

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di ANGELO FRANCO

AVIGLIANA – Mentre a pochi isolati proseguono i lavori per il nuovo centro commerciale di Corso Europa (che sorgerà proprio di fronte alla struttura dove è già operativo il Penny Market insieme ad altre imprese), nel cuore della città presso il centralissimo corso Laghi, chiude i battenti Scarabocchi, il negozio di moda per bambini e ragazzi, conosciuto in zona e in valle anche per gli abiti da cerimonia.

A comunicarci la notizia, “dopo undici anni di lavoro e sacrifici”, le sorelle Antonella e Grazia, proprietarie della boutique che veste i più piccoli, annunciano la combattuta decisione di cessare l’attività intrapresa nel 2007 con tanta energia e altrettanti investimenti: “È stato bellissimo vendere poesia. Ma la poesia non paga”, dice Antonella.

Quando avete scelto di unirvi per lanciarvi in questo progetto? E quanto avete investito?

“Abbiamo rilevato l’attività nel 2007, quando commercialmente parlando in Italia le cose andavano ancora bene, il negozio era avviato, la posizione centrale, allora avevamo investito molto”, ricorda Grazia.

Cosa è cambiato subito dopo?

“Nel 2008 la crisi economica è arrivata come una tegola sulla testa, i vari commercialisti continuavano a dirci “passerà”, ma la verità è che la vendita nel settore del bambino è cambiata molto, le mamme hanno iniziato a preferire quattro capi di qualità mediocre ma ad un prezzo ribassato, piuttosto che due capi di qualità ad un prezzo normale”.

Come vi siete mosse per provare a far fronte alla crisi degli acquisti?

“Abbiamo mantenuto invariata la nostra indole incentrata sulla cerimonia, provando a variare l’offerta, introducendo marchi e capi in grado di andare incontro a target più ampi, adatti ad attirare nuovi clienti, ma nel 2008 è arrivata un’altra doccia fredda”.

Cosa è successo?

“Abbiamo subito un furto per un danno complessivo di ventisettemila euro, nel giro di dieci minuti ci hanno svuotato il negozio. È vero che successivamente l’assicurazione ci ha risarcito, ma l’acquisto di quella merce rappresentava per noi un serio investimento, e sugli articoli che ci sono stati sottratti avremmo dovuto guadagnarci, e farlo nei tempi giusti, invece senza tener conto dell’Iva pagata e che nessuno ci ha risarcito, ci siamo trovate bloccate con il lavoro, con il negozio vuoto all’inizio della stagione dei saldi: è stato un grande danno”, prosegue Antonella.

Nonostante la crisi economica e il furto subito, non avete mollato e siete andate avanti con l’attività per altri dieci anni. Qualcosa avrete pur guadagnato..

Niente – Antonella, si aggancia immediatamente – ci abbiamo soltanto rimesso, lo Stato non ti molla, le scadenze incombono e nessuno tiene conto delle innumerevoli varianti che in una cittadina come Avigliana, possono mettere in seria difficoltà un commerciante”.

A cosa si riferisce?

“Il passaggio pedonale su questo corso, il principale della città, è quasi inesistente, e negli ultimi dieci anni le iniziative intraprese al fine di conferire interesse al centro e favorire le passeggiate e l’afflusso di cittadini, sono state praticamente nulle, fini a se stesse, come ad esempio le bancarelle organizzate in occasione della Val di Miele; di anno in anno l’evento si è fatto sempre più inconsistente. Qualunque tipo di iniziativa qui, va a morire. Su corso Laghi ha chiuso Bertola, abbigliamento uomo-donna che stava sulla piazza da vent’anni, ha chiuso Aristide, che pure lui era un nome conosciuto, adesso chiude Scarabocchi, facciamoci due domande e diamoci due risposte”.

Mi sta dicendo che ad Avigliana, tra comune, istituzioni e associazioni, nessuno prende seriamente in considerazione le esigenze e le problematiche dei commercianti?

“Le sto dicendo che in questi undici anni siamo rimaste completamente sole. Nessuno ci ha supportato in nulla. Noi pensavamo di vendere abiti per bambini, ma dal 2007 ad oggi abbiamo fatto tutto meno che vendere, abbiamo litigato al telefono, perso un sacco di tempo e denaro dietro all’inefficienza della burocrazia e delle pratiche che soltanto a parole venivano semplificate. Inoltre qui non c’è coesione tra commercianti, perché manca un serio e realistico progetto di comune valorizzazione del centro, ci sono state riunioni alle quali sono state fatte promesse e decantate iniziative che non hanno avuto luogo, abbiamo smesso di andarci – convengono le sorelle – bisognerebbe invogliare le persone a passeggiare per le strade e le vetrine della città piuttosto che a rinchiudersi dentro ai centri commerciali”.

Quella dei nuovi centri commerciali è un’altra questione molto discussa ad Avigliana, in che modo vi ha toccato, se vi ha toccato?

Grazia sbotta: “L’apertura di un gigante della moda low-cost per bambini ad Avigliana, ci ha dato una botta senza fine, è stata deleteria per noi, all’inizio pensavamo di potercela fare per via della differenziazione di prodotto, rapporto prezzo-qualità, ma ben presto la tendenza a spendere sempre meno ha contagiato anche molte delle nostre clienti che hanno preferito omologarsi ad acquisti meno originali, troppo poco dispendiosi ma anche troppo poco soddisfacenti in termini di qualità e stile”.

Nella zona dove sorge il gigante della moda per bimbi che vi ha portato via gran parte del vostro lavoro, sta per nascere un nuovo centro commerciale, avete mai preso in considerazione l’idea di cambiare location?

Gli affitti sono altissimi e i centri sono vuoti“, le sorelle sembrano non avere dubbi.

Quando chiuderete precisamente?

Entro fine giugno, adesso stiamo per iniziare a svendere tutto, siamo in attesa dell’approvazione della pratica per la liquidazione totale ma ci siamo già organizzate per svuotare il negozio con sconti folli e promozioni. Ci riprendiamo un po’ di quello che abbiamo pagato, visto che qui – le sorelle si guardano intorno e nell’aria c’è un po’ di malinconia – ci sono tutti i soldi che abbiamo investito”.

Cosa volete dire in conclusione a questo viaggio?

“A quanto pare il futuro del mercato è nelle mani dei centri commerciali e dei grandi store. Per non parlare delle vendite online che acquisiscono sempre più consensi” sostiene Grazia, mentre Antonella confessa: “Sono felice di chiudere, felice e infelice. Il mio lavoro mi piace e mi piacerà sempre, ma sono rimasta intrappolata dentro a un sistema troppo grande, dove è difficile muoversi da soli. Ringraziamo i nostri clienti, quelli di Avigliana e i molti che arrivano direttamente dalla valle, da Oulx, Bussoleno, Susa, Sant’Antonino. Grazie. Ci ricorderemo delle clienti speciali, di chi ha preferito la qualità di un capo rispetto alla mediocrità di due capi pagati a metà prezzo, e mi ricorderò della mamma che un giorno è entrata da Scarabocchi dicendomi: “È da un po’ che vorrei prendere quei due abiti per le mie due bambine, e oggi finalmente posso”. Aveva scelto il negozio di qualità”.

E dopo un pizzico di emozione la sorella conclude: “Abbiamo tenuto duro, lottato con le unghie e con i denti, e con le unghie e con i denti ad un certo punto ci siamo stufate”.

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9 COMMENTI

  1. E i centri commerciali pagano le tasse all’estero . Fateci caso sui loro scontrini c’è scritto ” scontrino non fiscale “.Chi ha il potere lo fa apposta a far morire i piccoli. Loro non hanno soldi x pagare gli “amici”. Comunque Amazon li farà chiudere tutti, come già succede in America.

    • Siamo l’unico paese a mon avere una patrimoniale, le tasse andrebbero pagate dove si trova il patrimonio territorialita’, produci reddito in Italia paga le tasse in Italia, invdce ………
      Vabbe’…

    • Scontrino non fiscale non significa pagare le tasse all’estero! Si guardi la legge 311/2004, si spiega cosa vuol dire…

  2. Quindi concludendo per colpa di chi ha trasformato mille lire in un Euro, chiudono anche quelli corretti .Pazienza mal comune………..

    • Purtroppo molte amministrazioni pubbliche locali si impegnano in battaglie più grandi di loro…..vedi TAV…..ma non riescono a risolvere i problemi del quotidiano per cui sono stati votati.

  3. Spiace per la rinuncia, motivata da una lucida analisi e dalla consapevolezza di aver profuso il massimo impegno e di dover accettare una perdita economica definitiva.
    Purtroppo il “commercio di vicinato” ha una sola possibilità per esistere, che se ne avvalga il “vicinato” ovvero i cittadini che abitano il quartiere o il paese.
    Quando di fronte ad una vetrina od un banco del mercato vediamo al nostro fianco sfoderare lo smartphone alla ricerca del minor prezzo degli articoli esposti siamo accanto ad un killer della comunità e del tessuto sociale che la mantiene tale.
    I pubblici amministratori in casi simili possono battagliare ben poco.

  4. Avigliana. In molti ricordano i bei tempi. Non che la zona laghi vada meglio…Il rischio è una città dormitorio. Discorso lungo e riduttivo se affrontato qui. Sanità, vendite al dettaglio e servizi sembrano andare altrove. Non me la sento di additare l’attuale amministrazione. Peró la situazione è triste. Va affrontata. Meglio prima che poi.

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