BABY VANDALI DI BARDONECCHIA, IL PROF-SINDACO: “SONO RIMASTO ALLIBITO, A SCUOLA SI SONO SEMPRE COMPORTATI BENE”. IL PARROCO: “NOI ADULTI DOBBIAMO FARE AUTOCRITICA, FORSE NON SAPPIAMO PIÙ PARLARCI”

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“Quando ho saputo i nomi dei 5 ragazzi sono caduto dalle nuvole”. A parlare del caso della banda di ragazzini che ha devastato 19 alloggi a Bardonecchia è il sindaco Roberto Borgis, che da prof. di italiano e vicepreside delle scuole medie, conosce bene i protagonisti della vicenda. “Sono tutti ragazzi che a scuola si comportavano bene, figli di famiglie attente e ottime, non hanno mai avuto nelle classi problemi di bullismo, atti vandalici o altri segnali che potessero far sospettare qualcosa – spiega il prof/sindaco – magari un paio potevano essere considerati vivaci, ma alcuni di loro, davvero, erano davvero insospettabili”. E allora, da educatore come si spiega quanto accaduto? “Probabilmente, non si sono resi conto del danno che stavano causando, è stata una gara tra loro a chi la faceva più grossa, a chi spaccava più cose – dice Borgis – una vera stupidaggine”.

  

 Aldilà del processo e dei risarcimenti danni che dovranno pagare i genitori, sicuramente ci vuole qualcosa di più significativo: “Io proporrei che i ragazzi facessero dei lavori socialmente utili, magari aiutando a riparare, con il loro lavoro, i danni che hanno fatto nel palazzo – aggiunge – comunque sia, al rientro a scuola a settembre parlerò con gli altri colleghi docenti per proporre delle iniziative nelle classi, legate  all’educazione civica – oltre a quelle che già facciamo – e di affrontare il tema, con delicatezza, nelle classi”. 

Chi parla di una sconfitta per gli adulti è il parroco delle frazioni, don Paolo Di Pascale: “Se dei ragazzini così giovani passano le serate a spaccare gli alloggi per noia, è perché forse non hanno delle valide alternative alla noia, e probabilmente non riusciamo più a parlare con loro, a trasmettere dei valori”. Don Paolo parte quindi dall’autocritica: “I primi a dover fare delle riflessioni siamo noi della Chiesa, chi lavora nella scuola, le famiglie, il mondo degli adulti – aggiunge – si è fatto in fretta a pensare che i ladri e vandali fossero persone lontane e stranieri, mentre invece scoprire che tutto questo è stato causato dai nostri ragazzi, crea ancora più dispiacere”.
  

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