BARDONECCHIA E IL TAGLIO DEI 120 PINI SILVESTRI / LA LETTERA: “UN ERRORE DA NON RIPETERE”

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di FEDERICO ACQUARONE (Associazione MONTAGNARD)

BARDONECCHIA – Sto seguendo con interesse il dibattito che si è acceso in merito all’abbattimento di 120 pini silvestri per la realizzazione a Bardonecchia di un campo di calcio a 7.
Per quanto mi riguarda è l’ennesimo esempio di scarsa cultura della montagna e scarso rapporto con l’ambiente che forma il nostro territorio. Le priorità continuano, nel piccolo come nel grande, ad essere sempre le medesime. La montagna è strumentale all’economia turistica e al mero divertimento che si deve garantire al pubblico. Per far questo si è disposti (nella sostanza) a tutto. Purtroppo siamo molto indietro. Non solo in rapporto a tanti altri contesti turistici delle Alpi. Siamo proprio arretrati da un punto di vista di una cultura moderna della montagna. La montagna è un patrimonio di raffinato alto valore. Per noi e le generazioni future. E’ un valore generale, quindi non solo economico. Ma anche volendo ammettere che la sfera economica e il lavoro abbiano una priorità, come oggi va tanto di moda, l’uso della montagna che nelle nostre zone viene fatto continua ad essere scarsamente lungimirante e poco protettivo del “capitale” indispensabile ad attrarre il turista. Il turista infatti viene in montagna perché cerca la montagna (perdonate le ripetizioni). Non si aspetta certo un surrogato della città, dove l’autenticità dei luoghi è massicciamente e malamente infrastrutturata. Insomma vuole vedere una montagna bella e preservata (boschi, laghi, cime, praterie d’alta quota, fauna selvatica, nevai, ghiacciai, sentieri). Un paesaggio naturale, non un paesaggio artificiale. E questo lo sperano anche gli sportivi più appassionati, gli sciatori del weekend, quelli delle settimane bianche. Nonostante sperino di trovare moderne infrastrutture sportive, continuano a desiderare un paesaggio veritiero, meno inquinato possibile, autentico. Continuano a cercare quindi la MONTAGNA. Chiedete agli amanti dello sci quanti non siano amanti anche della montagna… E’ per questo che la gente viene a trovarci. E’ per questo che investe i propri soldi per soggiornare nelle nostre valli.
Un taglio di 120 pini silvestri, rispetto agli scempi che sono già stati commessi in passato (e che purtroppo vengono ancora commessi) su queste montagne, pare di poco conto. Credo invece sia un segnale emblematico che spiega pienamente come non si ha alcuna intenzione di cambiare rotta. Anzi.
Il sindaco Borgis scrive “che nel nostro modo di stare al mondo l’ambiente e le esigenze del territorio devono stare al primo posto insieme al coraggio di dire il vero”.
E’ un’affermazione impegnativa specie quando si è autori, in quanto istituzione pubblica, di un intervento dove vengono abbattute su suolo pubblico più di un centinaio di conifere endemiche, molte di queste più vecchie di un secolo.
Un’affermazione che va dimostrata, ancor più dato che si richiama il coraggio di dire il vero.
I 120 pini silvestri ormai sono abbattuti, non c’è più nulla da fare. Propongo che al loro posto anziché provare miseramente a ripiantare qualche alberello da parco cittadino, questa amministrazione e la futura che seguirà si impegnino formalmente a non ripetere più errori così evidenti. Su scala ridotta come in questo caso (sempre che ridotta la si voglia considerare). Come e soprattutto su scala più importante. Magari per siglare la solennità dell’impegno, potrebbero far mettere una targa con scritta questa promessa, da affiggere proprio all’ingresso del nuovo campo di calcio. Le lezioni che la natura ci impone prima o poi vanno imparate.

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