BRANCO DI LUPI SBRANA UNA VACCA E DUE VITELLI. LA RABBIA DELLA COLDIRETTI: “BISOGNA FARE QUALCOSA, NELL’ULTIMO ANNO CI SONO STATI 164 ATTACCHI”

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FENESTRELLE – Una vacca e due vitelli di razza bovina Piemontese sono stati sbranati da lupi. E’ successo nei giorni scorsi nei pascoli dell’alpeggio Seichè Bans, a Fenestrelle, al confine con l’Alta Val Susa. La denuncia arriva dall’imprenditore agricolo Ugo Costantino. Dei tre capi bovini non sono rimasti che pochi resti: qualche costola e un femore spolpato. Dopo la denuncia ai Carabinieri, il Comune ha disposto l’interramento dei resti dei capi.  I fatti denunciati dall’azienda Costantino non sono isolati nel Pinerolese. Altri imprenditori che monticano i capi nelle valli Chisone e Germanasca riferiscono episodi simili. Gino Bresso, con pascolo a Prali, segnala la mancanza di una decina di pecore dal gregge che ha in affidamento: sinora ha ritrovato solo i resti di due capi e ha avvisato il servizio veterinario. Un altro allevatore, di Salza di Pinerolo, riferisce di un attacco di lupi a un capo, finito ucciso. Attacchi da lupi a un vitello sono segnalati nel vallone di Crestove, da Tommaso Laurenti. Di ripetuti attacchi di lupi si ha notizia anche a Perosa Argentina, dove i lupi sono stati avvistati poco lontano dall’abitato.

  Fabrizio Galliati, presidente di Coldiretti Torino, afferma: «La situazione nel Pinerolese non è isolata. Un po’ da tutte le valli alpine che fanno corona al Torinese i margari segnalano la presenza di lupi». «La sola presenza dei lupi ha costretto i margari a modificare la conduzione di mandrie bovine e greggi ovicaprini – aggiunge Fabrizio Galliati –. Gli animali non possono più essere lasciati liberi e incustoditi nei pascoli, ma devono essere sorvegliati 24 ore su 24. Quando è possibile i pascoli vengono recintati. In molti casi, di notte, i capi devono essere avviati ai ricoveri, spesso distanti ore dai pascoli. Per difendere gli animali i pastori fanno ricorso ai cani maremmani. Tutto questo comporta maggiori costi per gli allevatori. Non solo: le amministrazioni comunali segnalano denunce e proteste di escursionisti e turisti che si lamentano della presenza dei cani maremmani. Occorre anche segnalare che qualche allevatore ha addirittura rinunciato a salire in alpeggio per paura di vedersi decimare le greggi».

«Coldiretti chiede di ripensare il modello di gestione del lupo – chiude Fabrizio Galliati – nel suo rapporto con le attività umane, perché la situazione è critica e, oltre ai sempre più frequenti attacchi sugli animali al pascolo, si stanno realizzando tutte le condizioni perché si giunga ad attacchi alle persone. Questo è un rischio che deve essere assolutamente evitato». 

 L’assessorato regionale all’Agricoltura comunica che, nel 2014, sono stati registrati 164 attacchi, con almeno 240 capi uccisi. Sono stati risarciti 103 imprenditori agricoli, per un totale di danni di 40mila euro. Nel maggio scorso la Regione ha approvato un piano per il sostegno dei costi per la difesa del bestiame dalla predazione con uno stanziamento di 287mila euro.

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