COAZZE E IL CAPRIOLO FERITO: “POCHE POSSIBILITÀ DI CURARLO”

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Il capriolo ferito di Coazze. Foto tratta dal gruppo Facebook “Sei di Coazze se…”

di ANDREA MUSACCHIO / foto di VILMA RIBET

COAZZE – L’immagine del capriolo di Coazze, rimasto ferito due settimane fa, sta ormai facendo il giro del web. In molti infatti chiedono aiuto per curare l’animale selvatico, che da giorni appare disorientato e sofferente. Ad oggi, purtroppo, sono poche le possibilità di curarlo.

Il capriolo ha una ferita frontale infetta – spiega ai microfoni di ValsusaOggi Mauro Moretta, veterinario dell’Asl To3 – Molto probabilmente ha subito un trauma frontale, oppure un morso. Io l’ho visto due domeniche fa: era in centro a Coazze. Ho provato a bloccarlo, ma non si lasciava avvicinare, così abbiamo cercato di dirottarlo verso il bosco. Durante la settimana ho ricevuto due chiamate da parte di persone che l’hanno visto nei prati vicino casa. Purtroppo non possiamo fare niente, è un animale che non si lascia avvicinare. Se si riesce a prendere, saremo tutti felici di metterlo in sicurezza e curarlo. Ma non possiamo rincorrerlo e stressarlo ulteriormente. Se non si interviene, c’è un motivo. Anche se non ci piace“.

Il veterinario continua: “Le persone devono rendersi conto che bisogna imparare a convivere con i selvatici. Sono stato chiamato più volte per un cinghiale che si avvicinava alle case di borgata Selvaggio-Rio, e sono anche andato con un agente della Città Metropolitana. Non possiamo purtroppo vivere funzionalmente ai selvatici. Dopo 3 mesi di lockdown, gli animali si sono abituati ad avvicinarsi maggiormente alle case. Le persone si devono rendere conto che il concetto stesso di selvatico implica che è un animale che non bisogna avvicinare e toccare. A me per primo fa pena il capriolo di Coazze. Purtroppo non possiamo fare l’impossibile. Le persone focalizzano i loro sentimenti nei confronti del povero animale ferito, e pretenderebbero che ci fosse la soluzione immediata. Non siamo più abituati a gestire le frustrazioni, io stesso mi sento frustrato quando non riesco a fare quello che vorrei. Se non si può fare diversamente, è inutile cominciare a dire che noi non ci interessiamo. Noi interveniamo sempre. Sistematicamente. Ma lo facciamo nel momento in cui possiamo intervenire. Quando ho visto che il capriolo non si lasciava prendere, ho deciso che lo avremmo lasciato in quelle condizioni“.

Infine, un avviso utile a tutti: cosa si deve fare quando si incontra un animale selvatico ferito? “Innanzitutto – termina Moretta – bisogna cercare di capire quali sono le sue condizioni. Perché se è in grado di camminare, non lo si tocca assolutamente, ma lo si allontana dai rischi (case, strade ecc.) e lo si accompagna nel bosco. Non c’è altro da fare. Questa eccezione, ossia del capriolo di Coazze, è molto interessante. Chiaramente se si potesse prendere, lo si porta in clinica a Grugliasco e lo si cura. Probabilmente, con quel tipo di ferita, ha buone capacità di recuperare e di essere reimmesso. Però non posso traumatizzare l’animale buttandogli la rete o inseguendolo. Già sta male, gli provocherei soltanto più dolore. Se invece, l’animale selvatico non riesce a muoversi, bisogna chiamare il 112 e si richiede l’intervento di un veterinario reperibile, che a sua volta deciderà cosa fare. Ma ribadisco, l’animale dev’essere completamente fermo. Se si può muovere bisogna lasciare che la natura faccia il suo corso. Anche se è crudele“.

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7 COMMENTI

  1. No, io non concordo per niente, facciamo lo stesso con le persone allora, lasciamo che la natura faccia il suo corso, che visione obsoleta e ristretta!

  2. esistono anche le iniezioni anestetizzanti , forse adesso è tardi , ma due settimane fà forse era il rimedio adatto visto che l povera bestia ferita non si lasciava avvicinare .

  3. ma che cavolo di vet avete in Italia? si doveva subito sparagli un tranquillante…… adesso solo parole……. …parole parole

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