
SANT’ANTONINO DI SUSA – Cosa aspettarsi quando adotti un cane “speciale”. Quando si sceglie di adottare un cane dal canile, spesso si ricevono consigli su come prepararsi e su come comportarsi nei primi giorni insieme. Ma cosa succede se il cane che si sceglie è “speciale”, con difficoltà particolari? Se è molto timoroso, fa la guardia o poco incline a socializzare con altri animali o persone, quali attenzioni richiede quando arriva nella sua nuova casa?
Per scoprirlo, abbiamo chiesto a diversi adottanti che hanno scelto di accogliere dei cani con queste caratteristiche di raccontarci la loro esperienza. Tutti quanti erano già volontari del canile e avevano già instaurato un rapporto con il cane prima dell’adozione. Alcuni hanno coinvolto fin da subito i membri della famiglia – umani e canini – portandoli in canile per un primo incontro; altri, invece, hanno preferito rimandare la presentazione agli animali domestici già presenti in casa, ad esempio nel caso di gatti o cani particolarmente timidi.
Paola e Bea, ad esempio, raccontano: «Con i gatti è stato un processo lento e naturale. Lei, inizialmente nascosta in un angolo, li osservava con attenzione. Piano piano, con il passare dei giorni, hanno iniziato a interagire tra loro».
Pietro ha persino fatto dei piccoli lavori in casa per creare una zona dedicata al nuovo arrivato. Stefania ha separato il giardino e acquistato un grande trasportino per poter tenere Greta lontana dagli altri cani già presenti in casa durante il periodo di ambientamento.
Tutti hanno riflettuto sull’opportunità di coinvolgere un educatore cinofilo, ma le scelte sono state diverse, anche a seconda del carattere del cane e dell’esperienza personale. Le famiglie che hanno accolto Greta e Olga (due cagnoline molto timide) hanno scelto di inserirle nella vita quotidiana senza forzature, sperando che potessero imparare osservando i cani già presenti in casa. In generale, per i cani più paurosi, la strategia condivisa è stata quella di raccogliere consigli da esperti e poi lavorare in autonomia, evitando di aggiungere ulteriore stress a una fase già piena di novità.
Stefania, invece, ha scelto di preparare i suoi cani all’arrivo di Greta con un percorso educativo mirato, mentre Pietro ha iniziato a lavorare con un educatore insieme a Saverio ancora prima di portarlo a casa; essendo il suo primo cane, per lui era fondamentale impostare fin dall’inizio una convivenza serena e corretta. Quanto tempo serve perché un cane diffidente o con tratti “aggressivi” si ambienti e inizi davvero a fidarsi della nuova famiglia? Non esiste una regola fissa: dipende dal carattere e dalla storia del singolo animale. Si può parlare di poche settimane, ma a volte occorrono mesi o persino anni.
Saverio, ad esempio, ha trovato un suo equilibrio in qualche settimana, ma la fiducia è ancora un lavoro in corso: «Per la completa fiducia ci stiamo lavorando tuttora, ma ogni giorno è una conquista. È stato in canile per anni, abituato a cavarsela da solo, e con un carattere forte serve molta pazienza. Devo dire però che lui ti ripaga con un affetto immenso: è fantastico».
Nebbia, invece, ha scelto come punto di riferimento Lucilla: «Nonostante la diffidenza iniziale, ha legato bene con tutti, ma non permette a chiunque di fare ciò che faccio io, come mettergli la pettorina, la museruola, tagliargli le unghie o toccarlo in zone che non gradisce. L’ambientamento in casa è stato più lungo: ancora oggi mostra difficoltà a varcare le soglie se non sono completamente libere da ostacoli».
La gestione di un cane con un’indole da guardiano come Nebbia richiede costanza: “Per far entrare qualcuno in casa, Nebbia deve essere gestito da me sia nell’accettazione dell’ingresso sia durante la permanenza dell’ospite. Non è mai stato aggressivo ma è decisamente poco socievole all’inizio. Una gestione analoga va fatta in passeggiata quando ci troviamo in luoghi affollati.”
Per Olga il percorso è stato piuttosto lungo, ma lento e pieno di soddisfazioni: “Oggi sono circa due anni che è con noi e le sue paure a volte ancora la bloccano, ma rispetto all’inizio ha fatto un enorme cambiamento che non avremmo mai immaginato potesse fare. La cosa importante è che quando è impaurita trova conforto in noi.”
Nel caso di Olga, una randagia arrivata dalla Calabria senza alcuna esperienza di contatto umano (ma socievole e felice con gli altri cani) la quotidianità dei suoi nuovi padroni è cambiata parecchio. “(Lei) era talmente spaventata che non ci fidavamo a lasciarla libera in giardino anche se recintato, perché ogni rumore la terrorizzava e soprattutto aveva una paura folle del buio; d’inverno bisognava essere a casa entro le 16.30 perché dopo si rifiutava di uscire, se presa in braccio e portata fuori di peso scappava in casa e fino alle prime luci del mattino non faceva più i suoi bisogni, per cui abbiamo dovuto fare i turni perché ci fosse sempre qualcuno con lei prima che facesse buio. Sicuramente abbiamo dovuto dedicarle molto tempo, specialmente nelle prime settimane, in cui almeno una persona era sempre a casa, in modo che non rimanesse sola, ovviamente lasciandole comunque i suoi spazi. Con il passare del tempo abbiamo ripreso le attività quotidiane senza grandi problemi, anche perché l’altro cane le ha fatto molto da guida e non era un problema lasciarle da sole per qualche ora.”
Tutto questo percorso di adattamento può inevitabilmente creare tensione in famiglia, soprattutto quando emergono difficoltà inaspettate. Bea e Paola lo raccontano con sincerità: «Gestire le sue paure è stato molto difficile e a tratti frustrante. Pur conoscendola, pensavamo che offrirle una casa, una famiglia e altri amici a quattro zampe l’avrebbe resa felice. Invece vederla così impaurita, sofferente e rassegnata è stato davvero duro da affrontare». Pietro dà voce a una consapevolezza comune a molti adottanti: «Cosa non mi aspettavo? Che ci volesse tutta questa pazienza». Per un cane poco socializzato al mondo umano, ogni stimolo può essere fonte di stress: le luci della televisione, i rumori della strada, gli odori artificiali. Persino indossare per la prima volta una pettorina – dopo una vita in cui nessuno si era mai potuto avvicinare – o uscire a passeggio in un luogo sconosciuto può diventare un piccolo trauma.
Come affrontare tutto questo? Con una sola strategia: routine e pazienza, infinita pazienza.
“Fondamentale” – spiegano Bea e Paola – “è stato creare una routine quotidiana (per Olga), compiendo sempre gli stessi movimenti affinchè capisse che le dinamiche di casa non rappresentavano un pericolo e guai a confondersi, perchè al minimo errore perdeva i progressi fatti nell’ultimo mese. In tutti i casi per affrontare le difficoltà è stato fondamentale rispettare i suoi tempi, abbiamo passato tante ore in giardino in un angolo per non disturbarla e per permetterle di abituarsi alla nostra presenza.”
Lucilla racconta quanto sia stato decisivo il legame costruito prima dell’adozione: “Credo che l’aver stretto un legame speciale già in canile abbia permesso a me e a Nebbia di conoscerci e accettarci a vicenda. L’accettazione e l’amore reciproco ci permettono di avere il rapporto bellissimo che abbiamo, perché il rapporto con lui è possibile solo se lui decide che lo è. E questo va rispettato. Altrimenti non è il caso di adottare un maremmano.”
Molti adottanti, come Lucilla, si trovano ad affrontare una realtà non sempre facile da accettare: il cane che hanno accolto non diventerà mai l’animale “perfetto” che avevano sognato. Bea e Paola lo spiegano con onestà: “Dopo poco tempo, quando è ancora presto per vedere dei cambiamenti comportamentali concreti, ci si demoralizza. Forse la cosa più triste per quel che ci riguarda è il non poterla lasciare correre libera quando andiamo in montagna consapevoli del fatto che un minimo rumore potrebbe innescare la sua fuga. Si arriva poi ad accettare il fatto che un cane con un passato particolare preso in canile non potrà mai essere come un cane adottato da cucciolo e cresciuto secondo il proprio stile di vita, ma che questa cosa non sia per forza negativa.” E aggiungono con un sorriso: “L’affetto che ci dimostra (Olga) al nostro ritorno a casa, anche se stiamo via solo 1 ora, è impagabile.”
Infine, quali consigli darebbero gli adottanti a chi sta pensando di accogliere un cane dal canile? Bea e Paola sono chiari: “Sicuramente di non pensare di poter fare magie, soprattutto con un cane così traumatizzato, di essere consapevole che il contesto nel quale andrà a vivere deve essere compatibile con il suo carattere e lo stato emotivo, ascoltare i consigli del personale del canile che conosce le caratteristiche del cane e soprattutto di non avere aspettative. E’ importante capire le necessità del cane, le sue paure e cercare di attenuarle o meglio risolverle, cambiando anche il proprio stile di vita se necessario.
E con le loro parole sagge indicano: “La maggior parte delle volte un cane diventa problematico quando non viene compreso.” Pietro riassume così: “Sicuramente di farlo ma bisogna essere consapevoli che le tue priorità cambieranno. Ci vuole tanto impegno sotto ogni punto di vista, economicamente, in tempo, ma lo rifarei altre mille volte.” Adottare un cane con un passato difficile significa imparare a rispettare i suoi tempi e le sue paure, ma la gioia di vedere crescere la fiducia e la felicità di un animale salvato rende ogni sforzo più che ripagato.
Un ringraziamento ai nostri adottanti per le loro risposte, il tempo che ci hanno dedicato ma soprattutto per aver dato una casa ai nostri pelosi e non essersi arresi davanti alle difficoltà.













