DALLA VAL SUSA A BOLOGNA PER COMBATTERE LA MAFIA

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di MAURIZIO RASCHIO (Referente Libera Valsangone)


La celebrazione della giornata in ricordo delle vittime innocenti di mafia per i presidi della bassa Val Susa “Silvia Ruotolo” e della Val Sangone “Don Pino Puglisi” inizia con un giorno di anticipo: il 20 marzo, infatti al mattino a Giaveno e nel pomeriggio a Buttigliera Alta si sono ricordate le più di 900 vittime innocenti leggendo i loro nomi uno a uno.


Una lettura che ha rappresentato per le scolaresche che vi hanno partecipato, il momento conclusivo di un percorso di riflessione sui temi della legalità iniziato tra i banchi di scuola: i ragazzi hanno esposto disegni e cartelloni, si sono alternati per leggere il lungo elenco dei nomi delle vittime.

La celebrazione ha visto la partecipazione anche di esponenti delle amministrazioni di alcuni comuni del territorio e di semplici cittadini che hanno voluto testimoniare con la loro presenza il loro no ad ogni forma di criminalità e di corruzione. Si è trattato di una manifestazione semplice ma fortemente significativa: anche sul nostro territorio sta crescendo la consapevolezza che la lotta alla mafia è una questione che  riguarda anche noi, checombattere la corruzione è una battaglia per la civiltà, che i giovani hanno diritto a crescere in una società dove non vince chi è più furbo ma chi è onesto.


Una nutrita rappresentanza dei due presidi ha poi raggiunto Bologna il giorno successivo per partecipare alla grande manifestazione organizzata da Libera.

A Bologna si è vissuta l’esperienza di una moltitudine in marcia: una moltitudine colorata e piena di energia che ha attraversato la città per raggiungere la piazza dove sono stati letti i nomi delle vittime innocenti.

Colpisce la partecipazione in massa dei giovani, veramente tanti.


Colpisce perché nonostante gli esempi tutt’altro che positivi che spesso ci offrono i nostri politici, nonostante il fatto che proprio i giovani stiano pagando un prezzo altissimo per una politica che anziché pensare al bene pubblico ha pensato ad arricchire i patrimoni personali di qualcuno, i giovani continuano ad esserci e a dirci che non bisogna arrendersi, che bisogna alzare la voce contro le ingiustizie con la consapevolezza che il cammino da fare è lungo e faticoso, che si è fatto molto ma si deve fare ancora di più.


Ed è in questa atmosfera che si ascolta la testimonianza toccante di Margherita Asta che ha perso la madre e i due fratelli gemelli morti per lo scoppio di un auto-bomba destinata ad un magistrato, che si ascoltano le parole sferzanti di don Luigi Ciotti “non si può andare avanti così! Non si possono avere mezze leggi fatte di compromessi e giochi di equilibrio! Nella lotta alla mafia la politica deve avere più coraggio!”, che si guardano volare in cielo più di 900 palloncini bianchi su ognuno dei quali è scritto il nome di una vittima innocente di mafia.

Un lungo caloroso applauso conclude la manifestazione: è un saluto affettuoso ai parenti delle vittime che con la loro presenza ricordano a tutti che dietro ogni morto c’è una famiglia che continua soffrire.

“La verità illumina la giustizia”: il 21 marzo è conclusione di tanti percorsi portati avanti dai numerosi presidi di Libera sparsi in tutta Italia ma è anche punto di partenza per la ricerca di quella verità che possa illuminare la giustizia.


Una verità che certamente deve illuminare i tanti punti ancora oscuri di molte stragi che hanno attraversato la storia del nostro Paese, ma  anche la verità, la trasparenza come valore imprescindibile per chiunque abbia scelto di ricoprire incarichi politici anche in realtà più periferiche come le nostre, verità e trasparenza come valori irrinunciabili di una cultura che rifiuta  scorciatoie e i compromessi.

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