GIAVENO E IL FALLIMENTO DELL’ASSOCIAZIONE COMMERCIANTI: UNA PROPOSTA

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RICEVIAMO DAL COMITATO “BUONA DESTRA PIEMONTE”

GIAVENO – Almeno ci avevano provato Angelo Torelli, titolare della ACAT servizi, nonché Presidente dell’Associazione Nazionale Carabinieri, sezione di Giaveno, e Dario Barone, dell’omonima falegnameria ed esponente del Comitato di Buona Destra Giaveno. Avevano tentato qualche mese fa l’adesione in associazione dei principali imprenditori valsangonesi e dei commercianti Giavenesi. Torelli, in qualità di Presidente dell’Associazione Commercianti e Barone, in veste di Presidente degli imprenditori, sembravano finalmente riusciti a smuovere lo stagnante attendismo degli imprenditori della valle, scuotendoli dalla basilare funzione di “pagatori” ed erogatori di semplici servizi o prodotti.

Dice Alberto Busca, referente del Comitato Buona a destra locale: “Destinati a risentire di ogni variazione di tendenza, politica, crisi, burocrazia, balzelli, gli imprenditori avevano ed hanno tuttora da rimproverarsi il fatto di non riuscire a fare fronte comune. Cosa ben diversa sarebbe il consorziarsi in associazioni che difendano i diritti comuni, promuovano le iniziative dei singoli, erigano fronte compatto davanti ad ostacoli di natura burocratica e legislativa che impediscano un tranquillo e produttivo svolgersi delle proprie attività”.

Se l’inizio dell’esperimento aveva visto l’adesione sempre più significativa degli associati ad iniziative utili come corsi di formazione sulla contabilità e l’IVA, sulla tenuta dei registri, sulle ottemperanze fiscali, il tutto pagato attraverso raccolte fondi derivanti da cene ed altre occasioni similari, l’andare del tempo ha portato alla luce scontri e battibecchi da periferia che hanno indotto al misero crollo del percorso virtuoso iniziato.

“Il pettegolezzo da provincia, i piccoli screzi e la scarsa volontà di superarli, ha portato al fallimento quello che deve essere un atteggiamento consortile e corporativo, unico in grado di portare avanti esigenze comuni, problematiche ed opportunità spalmabili sul territorio e non inerenti al caso singolo della singola bottega”, sottolinea Busca. Non che sia interesse dei Comuni operare una gestione del commercio attraverso un sistema di divide et impera che non gioverebbe a nessuno, ma se è vero che l’unione fa la forza, è interesse dei singoli commercianti, come delle amministrazioni, gestire un fronte compatto che rilevi criticità e interessi per il bene dello sviluppo cittadino e della valle. “Buona Destra intende porre l’accento sulla necessità imprescindibile di un’associazione commercianti e imprenditori all’interno di una realtà che annovera centinaia di vetrine su strada e migliaia di Partite IVA”, conclude Busca. Se poi, le stesse amministrazioni, concordemente con le associazioni, promuovessero iniziative fiscali e investimenti per incentivare lo sviluppo del commercio, attirando adesioni dall’area metropolitana, assisteremmo all’arrivo di grandi marchi oggi volutamente e comprensibilmente latitanti, desiderosi di approfittare di opportunità e convenzioni che li convincano a non investire nei soliti luoghi noti. La vitalità del commercio, la creazione di nuovi posti di lavoro, la de-provincializzazione della valle ne gioverebbero in tutti i settori, colpendo, al limite, la procrastinata e annosa problematica della viabilità cui, finalmente, si sarebbe costretti a mettere mano.

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5 COMMENTI

  1. Strano nome: BUONA DESTRA.
    Quasi fosse sottointeso che, senza precisarlo, il resto della destra fosse intrinsecamente cattivo.
    Spiace constatare che questa implicazione venga dalla stessa parte interessata.
    Attendismo, corporazioni, erigere fronti compatti, l’unione fa la forza, necessità imprescindibili.
    In un solo comunicato emerge una massiccia dose di cultura di destra e non proprio nei suoi risvolti migliori.
    C’è di che stupirsi se qualcuno ne ha preso le distanze?

  2. Se poi aggiungiamo un’amministrazione comunale che fa fontane al posto dei parcheggi, hai voglia di parlare di “annosa problematica della viabilità”, altro che iniziative fiscali….

  3. Presentare questo progetto infangando l’impegno e la dedizione (passate) delle persone fondatrici dell’Unarco (e non) implica un fallimento a priori di tale “proposta”. Se questi sono i presupposti non si farà molta strada.

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