GIAVENO E LA PISTA DA SKATE, LA PROPOSTA DI ICARO NARDI: “POSSO AIUTARVI A RISISTEMARLA”

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di PAOLA TESIO

GIAVENO – Una cascata di riccioli biondi incorona il volto di Icaro Nardi, dandogli l’aspetto di quella divinità a cui si rifà il suo nome. Nella leggenda il padre Dedalo costruì delle ali per il figlio e gli permise così di librarsi in volo, allo stesso modo Marzio Nardi, attraverso la passione per lo skateboard, ha trasmesso a suo figlio l’amore per questo sport donandogli la possibilità di destreggiarsi in mirabolanti evoluzioni e di decollare sino ai gradini più alti del podio nazionale.

Ha solo diciannove anni, è residente a San Bernardino di Trana e ha mosso i primi passi proprio sulla pista da skate di Giaveno che è stata il suo trampolino di lancio: “La passione me l’ha trasmessa mio padre – dichiara – lui praticava e andava alla rampa di Giaveno, io ho iniziato ad allenarmi proprio in quella pista nel 2010, iniziando per gioco, semplicemente accompagnandolo e poi via via mi sono innamorato di questo sport”.

Allora aveva solo dodici anni, e sin da subito sono iniziate le prime gare: “Nel 2011 ero andato a fare una gara vicino a Milano, in cui non mi ero particolarmente distinto però non mi sono demoralizzato. Nel 2012 ho partecipato per la prima volta al campionato italiano e anche lì, come è giusto che sia all’inizio, era andata male. Ho continuato ad allenarmi e provare con tenacia, finché nel 2013 c’è stata la svolta perché sono riuscito ad arrivare secondo al campionato italiano nella disciplina Bowl che è quella più tradizionale e più simile al tipo di allenamento che si può fare sulla rampa di Giaveno. Il mio ambito non è la Street (ovvero i salti sui muretti, ringhiere, scale e dislivelli) ma la Bowl (le piscine vuote) o la rampa”.

Sulla sua esperienza a Giaveno dichiara: “È stata un’ottima palestra, mi allenavo sia a Giaveno che ad Almese. Ad Almese c’era una rampa simile ma più bassa, quella di Giaveno essendo più elevata mi ha dato una grossa mano perché mi allenava ad avere più controllo e più confidenza sulle piste di gara. È stata davvero molto utile ed importante; per me ha rappresentato una svolta, il luogo che più di qualunque altro mi ha aiutato nelle mie performance. L’ho sfruttata davvero finché è stato possibile, perché quando i pannelli iniziavano a rompersi si interveniva con le viti a ripararli dato che si alzavano. Andavo con mio padre e con gli altri e se non avevamo con noi le viti, la riparavamo con il nastro adesivo”.

Alla domanda da quando la rampa sia diventata impraticabile risponde: “Dal 2013 ha iniziato ad avere dei problemi, ma si poteva ancora usare stabilizzandola, è diventata impraticabile nel 2014, con i danni dovuti probabilmente ad atti vandalici; con le sole nostre forze non siamo più riusciti a metterla a posto”.

Uno skate park sul territorio è indispensabile per tutti quei ragazzi che per passione vogliono avvicinarsi a questo sport ed avere la possibilità di compiere quel salto di qualità che ha fatto Icaro Nardi: “Quando ero piccolo mi allenavo per delle ore sulla pista di Giaveno, d’estate arrivavo alle 14 e andavo via alle 18 senza smettere un attimo di skaetare! Provavo finché avevo l’energia. L’allenamento nello skate è un fattore soggettivo, altre persone magari si allenano di meno, ma si esercitano in evoluzioni più mirate”.

Anche adesso che è passato in nazionale continua ad allenarsi in autonomia: “Mi alleno da solo, nello skate la pratica è una questione personale, non c’è nessuno che ti impone cosa fare: è tutto molto soggettivo si fa quello che piace!”.

Dopo il campionato italiano del 2013, è volato verso le competizioni internazionali, nel 2016 è stato a Praga, alla Mystic Cup di respiro mondiale, nel 2017 a Malmӧ al Vans Park Series e a Nova Gorica, in Slovenia al Flowgrind Contest. Le performance degli atleti esteri tuttavia sono diverse, come conferma Icaro Nardi: “Il livello europeo è molto più alto perché da noi sfortunatamente c’è carenza di strutture: o mancano del tutto o quando ci sono spesso sono inagibili perché si rompono o le lasciano rompere. Ho chiesto più volte di riparare la rampa di Giaveno e mi sono offerto insieme a mio padre di comprarla per recuperare anche solo il materiale e fare delle altre attrezzature; un paio di anni fa ci eravamo rivolti ai responsabili comunali del settore sportivo, ma non ci è stato consentito il recupero”.

Disponibilità che viene ribadita in questi termini: “Oggi siamo disponibili ad un aiuto, e siamo ancora più preparati su come affrontare la situazione, rendendo quell’area un luogo più bello. Pertanto saremmo felici di dare una mano con i lavori, inoltre a mio avviso sarebbe utile riuscire a coinvolgere gli skaters che praticano. Ad Almese, quando la rampa iniziava ad essere inagibile, con la giunta comunale e gli skaters abbiamo creato un gruppo di lavoro ed è stata effettuata un’opera di riparazione/ricostruzione con il cemento. È importante questa collaborazione e spero si possa attuare anche a Giaveno, coinvolgendo i ragazzi che praticano perché solo così si può realizzare una struttura che sia davvero utile per chi si allena”.

Lo sguardo di Icaro rimane sempre rivolto a Giaveno che gli ha dato la possibilità di volare in alto. Realizzare una rampa competitiva potrebbe essere un’ulteriore chance per questo promettente atleta che nelle ultime gare ha corso per la nazionale e oggi è tra i papabili atleti delle future olimpiadi. Molto dipenderà da come in questi anni potrà allenarsi. Chissà se l’amministrazione comunale accoglierà le sue idee. Con un po’ di collaborazione e volontà, un domani si potrebbe concretizzare il suo sogno di avere una pista nuova su cui esercitarsi. Non solo una palestra di allenamento, ma un’opportunità di visibilità per la città che potrebbe persino ambire a diventare una location per le gare.

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