GIAVENO, LA DENUNCIA DI UN PENSIONATO: “DOPO L’ALLUVIONE DEL 2016 LA MIA CASA È ANCORA A RISCHIO, MA NESSUNO MI AIUTA”

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La frana durante l’alluvione del 2016

di PAOLA TESIO

GIAVENO – Immaginiamo di lavorare per una vita, tra mille difficoltà e sacrifici, e riuscire un giorno ad acquistare una casa per vivere tranquilli, tra gli amati monti dove si è trascorsa la propria infanzia. Poi un giorno, probabilmente a causa della poca manutenzione del territorio da parte degli enti pubblici, durante l’alluvione del 2016 l’acqua proveniente da un canale di scolo intasato, esonda e distrugge un muro di contenimento dell’abitazione, portando via anche un bombolone Gpl.

È quanto accaduto oltre un anno fa durante i giorni dell’alluvione, nel novembre 2016, ad un residente di borgata San Filippo. Problema che si può ripetere ancora, a distanza di anni, ogni volta che piove e che il canale di scolo nuovamente si riempie.

IL RISCHIO CONTINUA

Quando piove abbondantemente, come è accaduto qualche giorno fa, a casa dell’uomo arrivano i tecnici del Comune a controllare la situazione, per paura che le precipitazioni possano fare altri danni. Ma non è stata ancora attuata una soluzione concreta per risolvere definitivamente il problema.

I lavori svolti dopo la frana

La pendenza della strada nelle curve sovrastanti in parte è “inclinata” verso il canale di scolo, ma percorrendola fino all’abitazione, ci si accorge che proprio in quel punto l’inclinazione si rovescia dalla parte opposta, verso l’edificio. E durante le giornate piovose l’acqua arriva pericolosamente vicino all’abitato, anziché essere convogliata in modo adeguato nelle condotte.

C. T. ricorda a ValsusaOggi lo sconforto e la paura di quei momenti: “A novembre 2016 aveva piovuto per tre giorni consecutivi e nella notte a cavallo tra il 24-25 mi sono accorto che una grossa quantità di acqua e fango stava provenendo dalla strada. Così ho dato l’allarme e la protezione civile ha mandato dei volontari. Si sono fermati sopra la strada, perché sapevano già la causa del problema, in quanto è sempre la stessa: si intasano le condotte del canale. Subito dopo il loro intervento, l’acqua che si riversava a ridosso della mia abitazione è defluita, ma dopo alcuni istanti la portata è aumentata improvvisamente e ha trascinato via l’intero tratto del muro di contenimento che costeggiava il giardino e il bombolone che era interrato. Poi sono giunte le squadre dei vigili del fuoco che, durante la notte, hanno continuato a cercare di recuperare il bombolone e hanno lavorato ininterrottamente sino al mattino. Le condizioni di visibilità erano pessime: il buio, il vento, la pioggia”.

Si vedono ancora i segni della frana, causata dalla propulsione dell’acqua che ha lambito il giardino dell’abitazione, e il fango che ha raggiunto l’ingresso dell’edificio. “Il muro è stato completamente distrutto da quella forza improvvisa – continua il suo racconto C.T. – i tecnici del Comune hanno dichiarato che, per via della frana, la casa non era più sicura. Sono intervenuti i carabinieri per portarmi via, in quanto era stata emessa l’ordinanza del sindaco. La prima notte mi hanno accolto al centro della Croce Rossa, dove tra l’atro c’erano altri sfollati provenienti dalla zona di Provonda, per altri tre giorni mi hanno trasferito all’ex River Hotel, e successivamente mi hanno detto che dovevo farmi ospitare da qualcuno, un famigliare o amici, e andare a vivere altrove. Così siamo stati per un po’ da nostra figlia, ma lei ha solo un piccolo appartamento e dei bimbi piccoli. Alla fine ho chiamato il geologo e l’ingegnere, accollandomi le spese per la sistemazione dell’area a regola d’arte e sono tornato a vivere a casa mia”.

Un preventivo iniziale di 60 mila euro, impossibile da pagare con la sola pensione: “Ho dovuto chiedere un prestito e nessuno mi ha rimborsato i danni, nonostante abbia fatto tutte le opportune richieste del caso. Con il passare del tempo inizia ad essere una spesa insostenibile, anche perché devo far fronte anche alla rata del mutuo. È passato più di un anno e nessuno mi ha aiutato”.

Alla domanda se la casa ora sia stata messa in sicurezza, C. T. dichiara : “Proprio alcuni giorni fa amministratori e tecnici comunali sono venuti a fare un sopralluogo: sollecitano la pulizia da parte della Città Metropolitana e lo fanno ogni volta che piove, ma ciò non è sufficiente…proprio in quei giorni l’acqua proveniente dal canale di scolo è tornata nuovamente a ridosso della mia abitazione, per fortuna le precipitazioni non sono state abbondanti. Hanno anche detto che i residenti dovrebbero imparare a pulirsi il canale…a parte i problemi dovuti all’età, ma sarebbe impossibile effettuare la pulizia di chilometri di canale, e del resto non è il mio compito, pago già fin troppe tasse”.

LA SCARSA MANUTENZIONE DEL CANALE DI SCOLO

Ci addentriamo nel percorso del canale, per circa due km, notiamo che a tratti è stato pulito, ma la manutenzione non è sufficiente perché le foglie hanno già otturato le tubature che dovrebbero consentire una corretta defluizione. In prossimità dell’edificio, oltre alla pendenza scorretta della strada provinciale (oggi di competenza della Città Metropolitana), notiamo che i due tubi presentano delle anomalie: sono posti frontalmente l’un l’altro e pare siano insufficienti per garantire la portata necessaria. Basterebbe incanalarli e farli defluire a ridosso della strada comunale della borgata, prima dell’abitazione, in prossimità del bosco dove l’acqua si è già creata una via, by-passando la tubatura che fuoriesce vicino all’abitato.

Ma nessun intervento concreto viene fatto, con un rimpallo continuo di competenze tra il Comune e la Città Metropolitana: così tra cavilli apparentemente insormontabili,  il rischio di nuove inondazioni per la casa di C. T. rimane sempre lo stesso. A scapito del cittadino che, ormai rassegnato, continua a subirne danni e spese.

C. T. non si è ancora rivolto ad un legale per farsi aiutare nell’ottenere un risarcimento: “Non avevo più soldi per farlo, ho già speso molto per le opere. Ho inoltrato, come mi è stato suggerito, la domanda di rimborso in Regione e sto ancora attendendo il risarcimento. Per il momento mi è stato risposto che i tempi di attesa sono lunghi e c’è gente che per eventi di calamità naturale ha dovuto attendere una decina d’anni”.

Avendo acquistato la casa con un mutuo, l’immobile è coperto dalla polizza obbligatoria, ma dopo il sopralluogo del perito, la compagnia assicurativa ha semplicemente risposto al residente che non si coprono i sinistri causati da inondazione.

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3 COMMENTI

  1. Egregio Luca,
    direi che il suo commento rappresenta uno perfetto esempio del qualunquismo imperante. Vorrei sapere, a parte invertite, come la penserebbe…

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