GIAVENO PERDE ANCHE IL “MINI” PRONTO SOCCORSO, MA LA SALUTE DEI CITTADINI È PIÙ IMPORTANTE DI FUNGHI E FARFALLE

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La foto di gruppo tra il Comune e Asl per annunciare la chiusura del Punto di Primo Intervento di Giaveno

di FABIO TANZILLI

GIAVENO – Anno dopo anno, il servizio sanitario dell’Asl To3 in Valsusa e Valsangone perde i pezzi. Ora tocca di nuovo a Giaveno dire addio (momentaneamente?) a un servizio sanitario importante, che riguarda il settore fondamentale delle urgenze ed emergenze. Il tutto a danno dei residenti.

Dopo l’addio all’ospedale e il declassamento a semplice polo sanitario, ora Giaveno e la  Valsangone dovranno fare a meno anche del “mini” pronto soccorso con i medici urgentisti, chiamato tecnicamente Ppi (Punto Primo Intervento).

La neo direttrice dell’Asl, Franca Dall’Occo, ha spiegato che la chiusura (temporanea?) del Ppi di Giaveno è dovuta all’assenza di medici urgentisti disponibili non solo in Piemonte, ma anche in tutta Italia.

Ad oggi, però, è soltanto Giaveno la sede penalizzata da tale “improvvisa” carenza (a Venaria il Ppi non è stato chiuso), nonostante atti ufficiali e delibere prevedessero che il Ppi venisse mantenuto proprio negli ex ospedali declassati.

In questo modo il polo sanitario di Giaveno non fa più parte dalla rete di servizio dedicato alle emergenze (Dea). Al posto del Punto di Primo Intervento, dal 12 luglio a Giaveno ci sarà un semplice ambulatorio ad accesso diretto, aperto dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 20 (nel weekend ci sarà la guardia medica): in sostanza, chiunque abbia delle urgenze, è meglio che si rechi direttamente a Rivoli oppure al San Luigi di Orbassano.

Per l’occasione, cercando inutilmente di indorare la pillola, l’Asl ha inventato una nuova sigla per dare un nome al nuovo declassamento di Giaveno: da “Ppi” a “Pad”.

Ma la perdita dei servizi è notevole, perché il Punto di Primo Intervento serviva proprio ad assicurare con i medici del settore emergenze e il 118 in sede una risposta urgente al bisogno di salute del paziente in condizioni “critiche o sub critiche”, cosa che ovviamente non può fare un semplice ambulatorio con guardia medica, anche se sarà ad accesso diretto e in collegamento con il 118 in caso di necessità (e ci mancherebbe ancora se non lo fosse).

I primi segnali che potevano insospettire sul nuovo declassamento di Giaveno sono arrivati a fine dello scorso anno, proprio quando la postazione del 118 all’interno dell’ex ospedale, fondamentale per garantire il servizio di Punto di Primo Intervento, è stata trasferita altrove, nella sede della Croce Rossa di Giaveno.

Per non farsi “fregare” dalle sigle, occorre far presente che il Ppi a Giaveno rappresentava il primo livello di operatività nel settore delle urgenze, era un “distaccamento” in piccolo del Pronto Soccorso di Rivoli, con personale medico specializzato nella gestione delle emergenze. Ora non sarà più così. In ambito sanitario “contano i contenuti”, il personale sanitario impiegato e i servizi realmente offerti ai cittadini: non le sigle e siglette appioppate da politici e burocrati, che spesso sono solo specchio per le allodole.

Il Punto di Primo Intervento di Giaveno infatti era un “mini” Pronto Soccorso che si occupava dei servizi di emergenza-urgenza collegato a Rivoli, non un semplice ambulatorio con guardia medica.

Venivano trattate le urgenze minori, ossia piccoli atti medico-chirurgici, malesseri non ben definiti e attività di diagnostica strumentale semplice, effettuando con il 118 il trasporto immediato a Rivoli nei casi più gravi. Tutti servizi che un semplice ambulatorio ovviamente non può offrire (altrimenti, se fosse così, non servirebbero i Ppi in tutta Italia).

A differenza dei Pronto Soccorso di Susa e Rivoli, il Punto di Primo Intervento di Giaveno aveva un orario ridotto, ma comunque significativo (12 ore al giorno, con apertura tutti i giorni dalle 8 alle 20, anche nei weekend).

Il Punto di Primo Intervento di Giaveno, con medici e infermieri specializzati nel settore emergenza, poteva gestire almeno i pazienti che avevano bisogno di cure con codici bianchi e verdi, ossia i livelli minori di urgenza, con l’obiettivo di “alleggerire” il Pronto Soccorso di Rivoli e garantire subito delle cure immediate ai cittadini di Giaveno e Valsangone. Così come stabilizzare i pazienti che dovevano essere portati con urgenza a Rivoli.

Ora invece chi bussa alla porta dell’ex ospedale di Giaveno, trova un semplice ambulatorio non dedicato alle emergenze. Certamente al Pad di Giaveno si potranno fare visite mediche, rimozione punti, medicazioni, ecc., ma tutto questo non c’entra con la gestione di cittadini che hanno problemi urgenti, attività sanitaria che prima invece veniva garantita.

Chi ha problemi dovrà subito andare direttamente a Rivoli (oppure Orbassano): un evidente disservizio anche per quanto riguarda la difficoltà degli spostamenti e dei tempi di percorrenza, tenendo conto che Giaveno non ha dei collegamenti stradali agevoli per raggiungere velocemente queste due città…figuriamoci per chi abita nelle borgate.

I POLITICI DI GIAVENO? TIMIDI O ASSENTI

A fronte di tutto questo, appare paradossale che sia sempre Giaveno ad essere penalizzata. La risposta della politica, ad oggi, appare molto timida, se non assente. Anzi, c’è chi critica il fatto che la chiusura del servizio di emergenza a Giaveno sia stata presentata sui social con tanto di foto di gruppo del sindaco insieme ai dirigenti Asl.

Altrove, quando viene chiuso un servizio sanitario importante, si scende in piazza, si organizzano iniziative di protesta coinvolgendo i cittadini o si va direttamente sotto i palazzi che contano, a Giaveno invece fanno le foto di gruppo. Il Pd dall’opposizione ha annunciato “una raccolta firme”, ma appare chiaro che certe iniziative, per avere valore e più consistenza, dovrebbero ottenere l’appoggio istituzionale di tutti e non solo di una parte politica.

Qualche maligno afferma che fino ad oggi non è servito neppure avere in città un’amministrazione comunale guidata anche da esponenti della Lega, che in teoria dovrebbe avere collegamenti “privilegiati” con la Regione Piemonte targata Cirio, e ben due parlamentari: almeno per far sentire la voce dei cittadini e nei posti che contano.

Il sindaco ha annunciato di aver chiesto un incontro con l’assessore Icardi per la riattivazione del Punto di Primo Intervento a Giaveno. Tutto molto timidamente. Eppure Giaveno le risorse per alzare la voce e non “continuare a perdere i pezzi” le ha: basterebbe iniziare con il “fare sistema” unendo le forze nonostante le divergenze del passato e battendo i pugni, appunto, lavorando insieme tra i vari esponenti politici locali e nazionali, unirsi almeno per questa battaglia con un obiettivo comune.

Almeno per una volta, visto che parliamo di sanità e salute pubblica. Senza abbassare la testa o guardare altrove. Le decisioni sul polo sanitario di Giaveno le prendono l’Asl e la Regione, ma chi rappresenta i cittadini di Giaveno nelle istituzioni, in ogni ambito, ha il dovere di battersi per garantire prima di tutto il loro diritto alla salute, difendendo i servizi per i loro cittadini nel miglior modo possibile.

La sanità è la prima cosa. Prima ancora di pensare a sagre, farfalle, funghi e poltrone.

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19 COMMENTI

  1. Ottimo articolo.
    un esempio di giornalismo a testa alta, attento ai bisogni/diritti della cittadinanza.

  2. Che schifo.. E poi ancora le foto orgogliosi di aver perso ancora un pezzo.. Ma dentro la testa solo segatura..?.. VERGOGNA

    • Nel mio caso specifico posso dire che all’Ospedale di Rivoli mi hanno salvato la vita.Ancora un grazie ai medici ed agli infermieri di quell’ospedale e non solo.

      • A Rivoli sono bravi e anche in molti reparti di Susa. Penso pero’ che un medico e’ bravo sia che si trovi in un ospedale o l’ altro.Le farfalle o i funghi non c’ entrano nulla con l’ ospedale.Li pare che manchino in medici del P.S. e sarebbero mancati anche senza farfalle o funghi. Il covid non c’ entra un piffero, lo svuotamento di medici negli ospedali si assiste da tempo.Servono contratti seri .Il personale medico infermieristico e’ sottopagato e messo in condizioni di stress spesso per il lunghi turni che deve affrontare. E’ un argomento gia’ trattato anche in Veneto da Zaia.

  3. IL COVID è BASTARDO, IL COVID UCCIDE,
    Il covid è malvagio, Il covid va fermato. Il covid è il nostro nemico. Il covid intasa gli ospedali, Il covid mette in crisi i reparti di rianimazione.
    E tutto questo, per colpa del COVID ?
    Meditiamo gente, meditiamo…

  4. Bene, vasellina a gratis per tutti. Il mondo politico fa schifo, da qualunque parte lo giri. L’Asl è politica, la chiesa è e fa politica, le associazioni fanno politica. C’è sempre una punta che prima o poi si insinua tra le kiappe di noi , gente comune.

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