GIAVENO RICORDA IL MASSACRO SUBITO DAI NAZIFASCISTI

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GIAVENO -Si è svolta domenica 24 novembre la commemorazione in ricordo del rastrellamento del 27, 28 e 29 novembre 1944 di cui quest’anno ricorre l’80º anniversario. Giorni di messa a fuoco e sangue del territorio da parte dei nazifascisti che lacerarono profondamente e una volta di più la comunità e le famiglie con l’uccisione di giovani, di donne e di uomini, di civili e partigiani impegnati nell’opera di riscatto del Paese dal terrore, per conquistare libertà, pace e democrazia, e che bruciò case. L’iniziativa organizzata dalla Città di Giaveno, A.N.P.I. Giaveno Val Sangone ed Ecomuseo della Resistenza della Val Sangone ha riguardato l’omaggio al piccolo sacrario nel cimitero di borgata Provonda realizzato nel 1994 in memoria dei caduti civili del ’44, ma anche come avviene ogni cinque anni la sosta presso alcune lapidi che si trovano lungo il percorso che sale alla borgata. I partecipanti il cui numero è andato a crescere di sosta in sosta, hanno reso omaggio dapprima ai caduti del 29 novembre di piazza San Lorenzo a seguire a quelli di via Ruata Sangone angolo via Beale, quelli uccisi e riportati sul pilone di Tetti Via e quelli richiamati sulla facciata della Chiesa di Mollar dei Franchi. In ogni tappa dell’itinerario la Presidente dell’A.N.P.I. Giaveno Val Sangone Lilliana Giai Bastè ha raccontato il fatto accaduto, dove e come i nazifascisti uccisero, le case date fuoco e chi si salvo.

In rappresentanza dell’Amministrazione Comunale è intervenuto il Consigliere Comunale Andrea Bertotti, che in ogni sito ha dato lettura dei nomi dei caduti e ha detto: “La memoria non è solo un atto di omaggio verso le vittime, ma un atto di responsabilità verso il presente e il futuro. Il ricordo ci obbliga a riflettere su quanto fragili possano essere la libertà e la dignità umana di fronte all’odio e alla sopraffazione. È nostro compito trasmettere questi insegnamenti alle nuove generazioni, affinché comprendano il valore della pace, della democrazia e del rispetto reciproco. Oggi, mentre rendiamo omaggio a chi ha sofferto e combattuto, riaffermiamo il nostro impegno come comunità a costruire un futuro fondato su quei valori che tragedie come queste ci hanno insegnato a proteggere a ogni costo”. Con lui era presente anche il collega consigliere Marino Portigliatti Piancera, rappresentanti delle A.N.P.I. di Bruino, Caprie e Condove, oltre a quelli dell’A.N.P.I. Giaveno Val Sangone, delle Associazioni La Piazzetta e Cavalli e Natura, l’Ecomuseo della Resistenza della Val Sangone, il Gruppo Alpini Giaveno – Valgioie, parenti e alcuni cittadini.

Prima dell’omaggio al Sacrario presso il Cimitero nella Chiesa di Provonda Don Lorenzo Sibona ha celebrato la Santa Messa accompagnata dai canti della Cantoria di Sangano diretta dal Maestro Gianfranco Accastello. Presso il Sacrario dove è stata deposta una corona d’alloro e si sono tenuti i discorsi di rito, Alessandra Maritano, della Città di Giaveno, ha letto il messaggio di partecipazione alla Commemorazione dell’A.N.P.I. e dell’Amministrazione Comunale di Nus, Valle d’Aosta, dove nel luglio 1944 con altri venne ucciso il partigiano giavenese Giovanni Giai Pron. “Nel rievocare la memoria dei fatti atroci avvenuti in questa terra, colpiscono subito le parole scritte sulla locandina di questo evento che ci permettiamo di fare nostre dal profondo del cuore: “L’odio qui ha distrutto vite umane, nel ricordo l’amore unisca i viventi” Erminio Miletto 1974, Sindaco di Giaveno. Parole di speranza, che parlano di una possibilità di futuro che nasce dalla memoria. (.…) la memoria parla ai cuori: non è vero che la storia non insegna, la storia crea la condizione umana: occorre scegliere se indirizzarla verso l’odio oppure la speranza in uno dei passi dello scritto letto”.

L’INTERVENTO DEL CONSIGLIERE ANDREA BERTOTTI

In qualità di consigliere, porto i saluti del sindaco e dell’amministrazione tutta. Oggi siamo qui per commemorare i caduti della Seconda Guerra Mondiale e per ricordare l’ottantesimo anniversario del rastrellamento del 27, 28 e 29 novembre 1944 in Val Sangone, eventi che hanno segnato profondamente le nostre comunità. Ricordare per non dimenticare, per non ripetere: la storia ci insegna, e sta a noi imparare. La memoria non è solo un atto di omaggio verso le vittime, ma un atto di responsabilità verso il presente e il futuro. Il ricordo ci obbliga a riflettere su quanto fragili possano essere la libertà e la dignità umana di fronte all’odio e alla sopraffazione. È nostro compito trasmettere questi insegnamenti alle nuove generazioni, affinché comprendano il valore della pace, della democrazia e del rispetto reciproco. Oggi, mentre rendiamo omaggio a chi ha sofferto e combattuto, riaffermiamo il nostro impegno come comunità a costruire un futuro fondato su quei valori che tragedie come queste ci hanno insegnato a proteggere a ogni costo.

 

 

 

 

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3 COMMENTI

  1. Titolo surreale.
    Leggendo l’articolo non si riesce proprio a capire quale massacro subirono i nazifascisti.
    Forse la memoria mi confonde, ma ero convinto che fossero più occupati a compierli.

    • Sa qual è il problema? Ormai a scuola non so cosa studino, ma sicuramente la lingua italiana non è al primo posto… avrebbero dovuto scrivere “…il massacro causato dai nazifasciti”, ma evidentemente era troppo difficile…
      Suvvia, anche se l’argomento è molto serio, meglio non prendersela troppo, per farla sorridere un po’, le cito un giornalista, non dico di quale canale, che ha intervistato un signore che ha subito un attacco da parte di un lupo e si è salvato per il rotto della cuffia… ebbene, sa come ha concluso l’intervista il giornalista? Con “in bocca al lupo per la sua guarigione”… più in bocca al lupo di così si muore, mi verrebbe da dire… non è una barzelletta, se cerca, prima o poi trova il video… Tornando a noi, altro che massacro subito dai nazifascisti… quelli purtroppo mettevano tutto a ferro e fuoco e non avevano pietà di nessuno, in molti paesi hanno compiuto massacri indegni uccidendo anche i bimbi, uno su tutti l’eccidio di Sant’Anna di Stazzema…

  2. Hanno perso la vita per combattere i seguaci del nonno dittatore sanguinario, ed ora dopo oltre 70anni ci ritroviamo i nipoti al governo.

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