I PARCHI DELL’OSSOLA CHIEDONO DI DIMEZZARE I LUPI SUL TERRITORIO

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COMUNICATO DEL CONSIGLIO REGIONALE DEL PIEMONTE

“La prima urgenza è quella di ridurre di almeno la metà i lupi che abitano il nostro territorio, dopodiché bisogna mantenere stabile il loro numero con le stesse modalità adottate al di là delle Alpi dalle autorità francesi”. Lo ha detto una delegazione di esperti per un approfondimento sull’impatto economico, sociale ed ambientale del lupo sul territorio montano in una congiunta tra terza e quinta Commissione, sotto la presidenza di Claudio Sacchetto. La delegazione era composta da Vittoria Riboni (Presidente dell’Ente di gestione delle Aree Protette dell’Ossola dal 30.12.2019), Luca Maria Battaglini professore di UniTo, Lilia Garnier assessore del Comune di Villar Pellice, Giovanni Dalmasso presidente Coordinamento pastori d’Italia, Marco Bruzzone portavoce Agricoltori autonomi d’Italia, Gesine Otten presidente Comitato salvaguardia allevatori Vco. Riboni specifica che il suo ruolo “è stato soprattutto di tramite tra le associazioni della delegazione (pastori, agricoltori, allevatori) e la Commissione, gli abbattimenti sono una loro particolare richiesta”.

“Autorizzando l’abbattimento annuo del 20% dei lupi che corrisponde alla normale percentuale di incremento dei branchi, si potrà mantenere un controllo sui numeri – hanno aggiunto -. Bisognerebbe anche consentire ai pastori di essere armati, in modo da poter difendere le greggi dai lupi che si avvicinassero eccessivamente. Sarebbe pure necessario che le visite di accertamento dei veterinari fossero espletate in tempi brevi e i risarcimenti venissero pagati rapidamente. Ristori che dovrebbero tener conto della reale entità del danno subito dagli allevatori”, ha concluso ….

Hanno preso la parola per chiarimenti il Marco Protopapa (Lega), Monica Canalis (Pd) e Sarah Disabato (M5s). In precedenza si era svolta l’audizione del “Centro di castanicoltura della Regione Piemonte, che è riconosciuto come infrastruttura di riferimento, per diverse attività specifiche, nell’ambito della ricerca a livello nazionale. Nel 2027 il centro ospiterà i più importanti esperti internazionali per il Convegno mondiale sul castagno”, come è stato spiegato nel corso dell’audizione tenutasi in terza Commissione.

La richiesta principale della delegazione, composta dai professori di UniTo, Gabriella Mellano e Gabriele Beccaro, è che Regione e Università appoggino “il formale riconoscimento della struttura come centro nazionale, attraverso un’interlocuzione con il ministero”. Il Centro, che ha sedi a Torino e Chiusa Pesio, è sorto nel 2003 per iniziativa di Regione Piemonte, Università di Torino e Comunità Montane locali, scommettendo sulle potenzialità della castanicoltura fortemente legate al territorio e alle sue tradizioni. La struttura è stata successivamente riconosciuta con una legge regionale del 2009 e aggrega enti e soggetti privati interessati alla castanicoltura. Lo scopo è quello della ricerca e della sperimentazione ma, soprattutto, quello di trasferire agli operatori le migliori innovazioni tecnologiche del settore. Nel corso dell’audizione sono intervenuti per chiarimenti Protopapa e Giulia Marro (Avs).

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14 COMMENTI

  1. prima di commentare provate a domandare ai pastori come vivono coi lupi ,e magari provare a passare le notti all addiaccio anche quando piove per difendersi dai lupi e vedere come vivono le notti. Inoltre non montatevi la testa affermando che ci vogliono i doppi recinti se arriva un branco di lupi i doppi recinti per non essere volgari ve li potete mettere in saccoccia. Purtroppo finira come e finita coi cinghiali che non si e mai fatto nulla per contenerli e adesso che cominciano ad arrivare nei paesi danno fastidio anche ai benpensanti . Lasciamo perdere la voce indennizzi che non pagano mai la vera entita del danno subito-

    • Per ridurre alla metà un lupo, anziché tagliarlo, basterebbe metterlo a dieta stretta, vigilando meglio le greggi, oggi così accessibili, grasse ed appetitose.

  2. Cominciamo a dimezzare i parchi, che gestiti in questo modo, sono controproducenti. Gli stessi Enti, gesticono progetti europei che ci fanno spendere milioni di euro per introdurre il lupo, poi gli stessi Enti, chiedono di ucciderli. Altra barzelletta, almeno qui in valle, è la pastorizia ovina. Greggi finanziate che spariscono senza che nessuno se ne accorga (se non anni dopo), pseudo-pastori che non parlano neanche una lingua, buttati in montagna, senza luce, acqua, senza possibilità di lavarsi, alla faccia del dl 81 (mentre il proprietario, l’allevatore, intasca soldoni). Poi parliamo di mettere addirittura in mano a questi personaggi un fucile, che neanche riescono a gestire i loro cani (più volte ho rischiato di farmi sbranare, nonostante fossi a molte centinaia di metri dalle greggi). Ma di cosa stiamo parlando ? Difendiamo così la montagna e chi ci lavora per davvero ? Mah !

  3. Hanno ragione gli animalisti, i lupi non vanno abbattuti, bensì lancerei una proposta agli stessi animalisti, perché non ve li adottate … a casa vostra?

  4. Dimezzare lupi, orsi, cinghiali, caprioli, camosci, stambecchi, cervi, mufloni, ibis, cicogne, gru, corvi, gazze, gabbiani, piccioni, pesci siluro, nutrie, lepri, talpe, politici, preti e suocere.

    • No! Le suocere no.
      Sfatiamo questa leggenda ostile alle creature più invadenti del mondo.
      Se Putin, per la sua avanzata in Ucraina, avesse impiegato battaglioni di suocere, avrebbe chiuso la faccenda in un mese.

  5. Noi allevatori abbiamo chiesto il dimezzamento,non il parco.Faccio parte del gruppo che lo ha richiesto.
    L’articolo andrebbe rettificato.

  6. I lupi sono una risorsa, sia in termini di biodiversità che di turismo. Nel 2025 certe proposte politiche e antiquate non dovrebbero nemmeno essere prese in considerazione. Invece che investire nei parchi su percorsi ed attività, quali l’animal watching e la gestione e Protezione delle risorse (tra le quali anche le greggi), si preferisce armare e uccidere …si fa un passo avanti e 100 indietro…

  7. Mancano verifiche e molti parchi sono gestiti assai male, pur avendo costi elevati che paghiamo tutti, anche se non li possiamo frequentare.

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