IL VESCOVO DI SUSA E TORINO DIVENTA CARDINALE: ROBERTO REPOLE FA CARRIERA

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di IVO BLANDINO

CITTÀ DEL VATICANO / SUSA – Durante il Concistoro per la creazione di 21 nuovi cardinali svoltosi in Vaticano, sabato 8 dicembre, tra i nuovi porporati c’è anche Roberto Repole, il vescovo di Torino e Susa. La nomina gli è stata conferita da papa Francesco nel Concistoro ordinario pubblico di sabato 7 dicembre, nella basilica di San Pietro, unitamente al Titolo di Gesù Divino Maestro alla Pineta Sacchetti (I titoli cardinalizi sono chiese della diocesi di Roma o delle sedi suburbicarie il cui nome è assegnato ad ognuno dei cardinali della Chiesa cattolica, a simboleggiare l’appartenenza al Clero romano e l’unità del Collegio dei cardinali come strumento di supporto all’attività pastorale del Papa. Il titolo viene attribuito dal Papa all’atto della nomina di un cardinale ed è vitalizio). L’annuncio della decisione di elevare Repole alla dignità cardinalizia, assieme ad altri 20 vescovi di varie nazionalità, era stato dato dal Papa all’Angelus di domenica 6 ottobre 2024. Le comunità di Torino e Susa sono in festa con cuore grato per il dono e l’attenzione concessi dal Pontefice ai due territori diocesani e accompagnano nella preghiera il loro Pastore in questo nuovo tratto di cammino. Alla celebrazione in Vaticano hanno preso parte le principali autorità civili di Torino e del Piemonte, tra cui il sindaco Stefano Lo Russo, il presidente Alberto Cirio, il prefetto Donato Cafagna, il presidente della Corte d’Appello Edoardo Barelli Innocenti, i sindaci e gli assessori dei Comuni di Givoletto e Druento. Tra le autorità e le presenze religiose: il vescovo ausiliare di Torino mons. Alessandro Giraudo, alcune rappresentanze del Consiglio episcopale e del Clero di Torino e Susa, insieme a religiose e religiosi. A questi si sono uniti oltre 250 fedeli, tra cui parenti e amici, i seminaristi, i parrocchiani di Druento, Givoletto e SS. Nome di Maria (Torino), dipendenti e direttori della Curia metropolitana. Dopo la celebrazione, dalle 17.30 alle 19.30, nell’Aula della Benedizione del Palazzo Apostolico, il neo Cardinale saluta fedeli, amici e autorità nelle tradizionali «visite di cortesia». Domenica 8 dicembre alle 9.30, nella Basilica di San Pietro, parteciperà alla celebrazione eucaristica presieduta dal Santo Padre assieme ai nuovi cardinali e al Collegio cardinalizio. Dopo l’orazione e la lettura di un brano del Vangelo secondo Marco (10,32-45) il Papa ha pronunciato l’omelia. Successivamente ha letto la formula di creazione e ha proclamato solennemente i nomi dei nuovi cardinali. Il rito è proseguito con la professione di fede dei nuovi cardinali, con il giuramento di fedeltà e obbedienza a papa Francesco e ai suoi successori. Chi non ha potuto recarsi a Roma e quanti, pur andando a Roma, non riescono a incontrare il cardinale Repole nelle visite di cortesia, potranno partecipare alla celebrazione di ringraziamento nella Cattedrale di Torino domenica 15 dicembre 2024 alle 15.30 (accesso libero senza prenotazione). La celebrazione sarà trasmessa sul canale YouTube delle Diocesi di Torino e Susa.

Roberto Repole è nato a Torino il 29 gennaio 1967, è cresciuto a Druento e Givoletto, Comuni nell’arcidiocesi di Torino. Entrato in Seminario a 11 anni, ha compiuto gli studi superiori presso il Seminario minore, conseguendo la maturità classica presso il Liceo salesiano Valsalice di Torino nel 1986.
Ha studiato filosofia e teologia nel Seminario arcivescovile di Torino e ha ricevuto l’ordinazione presbiterale dal cardinale Giovanni Saldarini il 13 giugno 1992. Dal 1992 al 1996 è stato Vicario parrocchiale presso la parrocchia di Gesù Redentore e collaboratore della parrocchia SS. Nome di Maria in Torino.
Ha proseguito gli studi di Teologia sistematica presso la Pontificia Università Gregoriana a Roma, conseguendo la licenza nel 1998 e il dottorato nel 2001 con una tesi sul pensiero di Henri de Lubac in dialogo con Gabriel Marcel.
Dal 2001 ha insegnato Teologia sistematica presso la sede parallela di Torino della Facoltà teologica dell’Italia settentrionale e l’Istituto Superiore di Scienze Religiose della stessa città. Canonico della Real chiesa di San Lorenzo a Torino dal 2010, è stato presidente dell’Associazione Teologica Italiana dal 2011 al 2019; preside della sezione di Torino della Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale e collaboratore della parrocchia Santa Maria della Stella a Druento. È stato anche membro del consiglio di amministrazione dell’Agenzia della Santa Sede per la valutazione e la promozione della qualità delle Università e Facoltà ecclesiastiche (AVEPRO) dal 2016.
Tra gli altri incarichi svolti in questi anni, quello di coordinatore della pastorale universitaria, di membro della Commissione ecumenica, di assistente ecclesiastico diocesano del Movimento ecclesiale di impegno culturale (MEIC) e di membro del Consiglio presbiterale diocesano.
Tra le sue pubblicazioni, si segnalano: Il pensiero umile. In ascolto della Rivelazione (Città Nuova 2007), Come stelle in terra. La Chiesa nell’epoca della secolarizzazione (Cittadella 2012), La Chiesa e il suo dono. La missione fra teologia ed ecclesiologia (Queriniana 2019).
Il 19 febbraio 2022 papa Francesco lo ha nominato 95° Arcivescovo metropolita di Torino e Vescovo di Susa, unendo così in persona episcopi le due sedi.
Sabato 7 maggio 2022 mons. Repole ha ricevuto l’ordinazione episcopale per le mani di mons. Cesare Nosiglia.
Nel corso della sessione autunnale, che si è svolta a Matera dal 20 al 22 settembre 2022, il Consiglio Episcopale Permanente della CEI lo ha nominato membro della Commissione episcopale per l’Educazione cattolica, la Scuola e l’Università.
Nella riunione del 5 e 6 ottobre 2022 ad Aosta i vescovi di Piemonte e Valle d’Aosta lo hanno eletto vicepresidente della Conferenza Episcopale di Piemonte e Valle d’Aosta (CEP).
Da papa Francesco, nel Concistoro ordinario pubblico del 7 dicembre 2024, è stato creato e pubblicato cardinale con il Titolo di Gesù Divino Maestro alla Pineta Sacchetti.
STEMMA DEL CARDINALE ARCIVESCOVO E SUA INTERPRETAZIONE
Secondo la tradizione araldica della Chiesa cattolica, lo stemma di un Arcivescovo Metropolita è tradizionalmente composto da:
– uno scudo, che può avere varie forme (sempre riconducibile a fattezze di scudo araldico) e contiene dei simbolismi tratti da idealità personali, da particolari devozioni o da tradizioni familiari, oppure da riferimenti al proprio nome, all’ambiente di vita, o ad altre particolarità;
– una croce doppia, arcivescovile (detta anche “patriarcale”) con due bracci traversi all’asta, in oro, posta in palo, ovvero verticalmente dietro lo scudo;
– un cappello prelatizio (galero) con due cordoni laterali, discendenti da questo, con trenta fiocchi dello stesso colore, quindici per lato, su cinque file; il tutto di colore rosso;
– un pallio bianco con crocette nere, posto sotto lo scudo;
– un cartiglio inferiore recante il motto, scritto abitualmente in nero.
Per questo stemma è stato adottato uno scudo di foggia “gotica”, frequentemente usato nell’araldica ecclesiastica, mentre la croce patriarcale d’oro è “lanceolata”, con cinque gemme rosse a simboleggiare le Cinque Piaghe di Cristo.
DESCRIZIONE araldica dello scudo del card. Repole
“Di rosso, alla banda d’oro, caricata di tre chiodi di nero posti nel senso della stessa”.
Il motto: “CHRISTUS TRADIDIT SE IPSUM PRO ME” (Gal 2,20). Le parole scelte dal cardinale Repole per il proprio motto episcopale sono tratte dalla Lettera di Paolo ai Galati laddove l’Apostolo sottolinea che Cristo “ha dato se stesso per me” (Christus tradidit se ipsum pro me).
INTERPRETAZIONE
Gli ornamenti esterni caratterizzanti lo stemma di un Arcivescovo Metropolita sono la croce astile arcivescovile e il pallio, mentre il colore rosso e i trenta fiocchi rossi pendenti ai due lati dello scudo sono propri della dignità cardinalizia.
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2 COMMENTI

  1. Ah si chiama carriera? Mi pare che Gesù fosse impegnato a predicare la buona notizia del Padre Suo, e a fare miracoli aiutando le persone (ovviamente noi non possiamo compiere miracoli), ma quando sono venuti a prenderlo per farlo Re, se n’è andato sulla montagna tutto solo, perché non voleva cariche prestigiose e politiche di questo mondo, essendo il suo un Regno Celeste… E pur indossando un vestito di buona qualità, tant’è che quando è morto, i soldati romani se lo sono tirato a sorte, prima di compiere il ministero per cui suo Padre lo aveva inviato sulla terra, Gesù lavorava umilmente con il suo padre putativo Giuseppe come falegname… Non vestiva abiti particolari che lo distinguessero dal resto del popolo nè si faceva chiamare Maestro o Rabbi come si dice in ebraico… per cui, tutto questo cerimoniale, mi pare che non sia in armonia con il messaggio dei 4 Vangeli…

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