LA PROF DI GIAVENO SI DIFENDE: “NON MI RIFERIVO AL RAGAZZO BENDATO, LINCIAGGIO MEDIATICO”

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di PATRIZIA STARNONE

GIAVENO – In data 29 luglio, giornata in cui sono stati celebrati i funerali del carabiniere Mario Cerciello Rega, i media, a reti unificate, hanno dato ampio spazio ad un tweet scritto dalla professoressa di Diritto Patrizia Starnone, a commento di un post di Salvini, nel finale del quale ha scritto “Cari agenti delle forze dell’ordine, quando è necessario e non vi è altra scelta, un colpo in testa al reo, come fanno in ogni altro Paese”.

Seppur in modo colorito, pare esplicito il riferimento alla scriminante di cui all’art.53 c.p. ed è altrettanto palese che quella seconda parte del tweet non si riferisce nel modo più assoluto all’immagine del ragazzo con la benda, da alcuni giornali indicato erroneamente come l’assassino, ma ad una situazione di scontro tra malviventi e forze dell’ordine, dove si concretizza la fattispecie giuridica dell’uso legittimo delle armi.

I giornalisti del Corriere della Sera e de La Repubblica che hanno contattato personalmente la professoressa, hanno potuto comprendere il significato originale del tweet, ovvero che, nella seconda parte, era riferito ai momenti concitati in cui un pubblico ufficiale, nell’adempimento del proprio servizio a tutela della collettività, rischia la propria vita, come nel caso dell’efferato omicidio del carabiniere Cerciello.

I giornalisti hanno riportato nei propri articoli anche le dichiarazioni rilasciate dalla professoressa Starnone. Il problema nasce però dai titoli degli stessi articoli che, al fine di dare maggior clamore alla notizia, sono stati fuorvianti e strumentali ingenerando, soprattutto in chi ha letto il titolo e magari non l’articolo completo, una distorta percezione del tweet.

Si riporta come esempio il titolo dell’articolo pubblicato on line da La Stampa “Post shock di una professoressa Torinese sulla foto dell’assassino: “Un colpo in testa al reo”, associandolo ad una immagine del complice bendato (che non è l’assassino), al quale la frase non si riferisce affatto. Ne sono riprova tutti gli ulteriori tweet, in cui la docente cerca di spiegare ulteriormente, che l’invito ad usare le armi si riferisce al momento in cui il pubblico ufficiale sia in pericolo di vita.
Altro titolo fuorviante quello di Repubblica Torino: “Un’altra prof shock: un colpo in testa all’Americano che ha ucciso il Carabiniere”, sempre in associazione alla foto del ragazzo bendato.

È chiara ed evidente la strumentalizzazione mediatica e politica del tweet, il sottolineare la vicinanza della docente alla Lega, il titolo shock “un colpo in testa al reo” e la forzata ed assurda analogia delle dichiarazione della professoressa con il tweet della docente di Novara che, al contrario, offende l’onore, la dignità del carabiniere subito dopo l’efferato omicidio e vilipende di fatto l’Arma stessa.

Essere esposti alla gogna mediatica per aver in buona sostanza invocato, in casi estremi, “quando è necessario e non vi è altra scelta”, la possibilità e il diritto per le forze dell’ordine di utilizzare in modo legittimo le armi ai sensi dell’art.53 cp, non è una “giustificazione”, ma la ratio giuridica che ha ispirato il tweet.

La docente, che ha subito in queste ore un ingiustificato linciaggio mediatico, ha già dato incarico allo Studio Legale Tizzani al fine di procedere legalmente nei confronti di tutti coloro che hanno diffamato la di lei reputazione personale e professionale.

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10 COMMENTI

  1. fatemi capire… si tollera la violenza e l’assassinio ma un’opinione, (tralatro intenzionalmente fraintesa) no ???
    che paese di m… !!!

    • Il guaio è che quando l’opinione pubblica autorizza i tutori dell’ordine alla violenza estrema poi non ci si può lamentare dei casi Cucchi, Aldovrandi, solo per citarne due!

    • Non è stato frainteso proprio un bel niente. Il commento allegato a quella foto ha un significato chiarissimo. E la prof avrebbe fatto meglio a scusarsi per aver scritto una palese minchiata invece di arrampicarsi sui vetri trovando improbabili spiegazioni per quella frase.

  2. Se un agente si trova in pericolo di vita saprà ben da solo se e quando sparare, senza bisogno dei suggerimenti della professoressa…

  3. Peccato che da un docente di diritto ci si aspetti un utilizzo della lingua italiana e dei social direi consapevole e maturo, oltre una coscienza e un educazione migliore

  4. Ok! E’ stata fraintesa.
    Ci mancherebbe, se in questo sport abbiamo sopportato per anni il berlusca e i suoi sodali può starci anche l’esternazione di questa prof.
    Se quanto da me scritto in precedenza costituisse per la Signora motivo di offesa o diffamazione autorizzo la redazione di Valsusaoggi a fornire il mio indirizzo di posta e le mie generalità allo Studio Tizzani.

  5. quando si rivestono ruoli da educatore occorre molta cautela, basterebbe dire chiedo che si applichi la pena più severa..se sei un’insegnante non puoi fare certi commenti…anche se a titolo personale nella società hai un ruolo ben definito…la cosa più triste è vedere i commenti e le giustificazioni che gli avvocati dei ragazzi americani rincorrono…la difesa è lecita ma oggettivamente il ragazzo ha sferrato 11 coltellate e cmq non era stato truffato per uno stereo ma per della droga comprata…

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