LA STORIA / DOPO 50 ANNI DUE FRATELLI VALSUSINI ADOTTATI DA UNA FAMIGLIA AMERICANA TORNANO A CASA

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di DEBORAH SIGOT

EXILLES/BUSSOLENO/USA – Questa storia parte da lontano, dagli Stati Uniti, e arriva fino in Val di Susa, precisamente a San Colombano, piccola frazione di Exilles. È la storia di Chris e Tom Emery, nati a Torino e registrati all’anagrafe con i nomi di Sergio Petroselli e Mariano Flegi. I due fratelli, nati 53 e 51 anni fa, furono successivamente dati in adozione, nel 1964, alla famiglia americana Emery. Chris e Tom cresciuti negli Stati Uniti, una volta diventati adulti, hanno voluto cercare e ritrovare le loro origini.

Importante per questa ricerca è stato l’aiuto di John Campitelli, ingegnere italo-americano, nato a Torino, presidente dell’associazione Italiadoption, anche lui adottato molti anni prima da una famiglia americana. Chris, infatti, a maggio, insieme a John Campitelli, aveva fatto richiesta al Tribunale dei minori di Torino per accedere alla documentazione inerente l’adozione e conoscere dopo 50 anni chi fosse la madre biologica. La madre, Maria, è morta, ma dai documenti si è comunque potuto risalire a tre cugini che vivono a Bussoleno, figli dei fratelli di Maria, originari di San Colombano: Dario, Giampiero e Adriana.

Grazie anche all’aiuto e alla collaborazione di Silvio Tonda, assicuratore della Val di Susa e appassionato nel “ricostruire” gli alberi genealogici delle famiglie, sono iniziati i primi contatti “virtuali” tra i due fratelli americani e la loro famiglia italiana, che ha scoperto in maniera improvvisa ma anche felicemente sorpresa dell’esistenza di questi parenti d’oltreoceano. La loro esistenza, infatti, non era mai trapelata fino in fondo, solo vecchie voci di paese, ma niente di concreto e preciso.

L’undici settembre Chris, Tom e sua moglie Judith sono arrivati a Bussoleno e finalmente la famiglia si è potuta ricongiungere e conoscere. Chris e Tom, nei pochi giorni della loro presenza in valle, hanno potuto visitare per la prima volta il paese di origine della loro mamma, recarsi al cimitero monumentale di Torino dove è sepolta, cenare in un ristorante di Sauze d’Oulx dove la donna aveva lavorato per un periodo negli anni ’60 e consultare gli archivi della Diocesi di Susa.

Grazie ad una modifica di legge che ha aperto la possibilità, in caso di morte della madre biologica, di accedere comunque ai documenti dell’adozione, entrambe le famiglie, americana e italiana, hanno potuto vivere questo momento bello ed emozionante. Ora, come ha affermato il presidente di Italiadoption, si sta lavorando per dare la possibilità ai 3700 bambini italiani adottati negli Stati Uniti di poter richiedere la doppia cittadinanza.

Questa storia comunque non finisce qui, c’è ancora molto da scoprire, ma quel che è certo è che il legame familiare spezzato molti anni prima per le vicende della vita non si interromperà mai più.

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