CESANA PIANGE LA MORTE DI MARISA ELLEON: LA “REGINA” DELLA FIERA FRANCA

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dall’UNIONE MONTANA ALTA VALLE SUSA

CESANA TORINESE – Martedì 22 aprile ci ha lasciati un’altra figura indimenticabile, una di quelle persone che il dottor Pierpaolo Debernardi (decano dei Veterinari dell’Alta Valle) definiva già oltre trentanni fa “quelli che hanno ancora il coraggio di vivere di allevamento ed agricoltura in montagna”: Marisa Elleon di Fenils.

Coraggio, passione ed orgoglio che in Comunità, e poi Unione Montana percepivamo con
l’approssimarsi della Fiera Franca di Oulx, una festa per questi “coraggiosi” e l’occasione per esporre i prodotti delle loro fatiche e le loro “bestie”, i loro capi bovini, ovini ed equini; un ulteriore lavoro ed impegno per preparare e trasportare, o accompagnare a piedi gli animali, i loro beni più preziosi, per il grande giorno della fiera.

Marisa e suo marito Angelo Bouvier, con le loro pecore ed i piccoli animali da cortile sono stati tra i più fedeli e presenti protagonisti della fiera: protagonisti perché se la manifestazione è cresciuta nel tempo ed è diventato un momento di forte attrazione il merito è in gran parte degli allevatori e dei loro animali.

Passando gli anni ed a causa di alcuni acciacchi dell’età Marisa aveva dovuto rinunciare alle pecore, e ai suoi affezionati animali che esponeva orgogliosamente: le sue due oche che aveva affettuosamente e spiritosamente battezzato con i nomi di Gedeone e Zebedeo, ma non rinunciò mai a partecipare alla Fiera, anche se negli ultimi anni accompagnata in carrozzella.

Perché Marisa era spiritosa ed allegra e sapeva parlare e raccontare…la sua vita, la veglia nelle stalle, i suoi racconti fantastici che affascinavano grandi e piccini. Marisa ha raggiunto gli altri “coraggiosi” che “sono già andati avanti” come Giulio Callet, Luigi Poncet, Augusto Bermond, Rinaldo Allizond ed il suo giovane figlio Davide e molti altri, ma ci ha lasciato tante cose: la sua semplicità e la sua allegria, la sua passione ed amore per la terra le persone e gli animali, il suo coraggio e la sua voglia di raccontare e soprattutto la sua forza ed il suo esempio.

Vogliamo pensare che se potesse farci un’ultima raccomandazione sarebbe “voglio esserci alla fiera il prossimo anno”.


di RENATO SIBILLE

Con Marisa Elleon, la cultura occitana perde una preziosissima testimone e custode delle tradizioni del mondo contadino d’un tempo. Marisa era nata nel 1933 a Berechid, in Marocco, dove la madre, originaria di Fenils, frazione di Cesana Torinese, aveva seguito il compagno.

Il padre, militare di carriera, era napoletano e apparteneva a una famiglia altolocata che si oppose al matrimonio perché non vedeva di buon occhio quella fanciulla di umili condizioni contadine. Così, la piccola Marisa non fu riconosciuta dal padre e venne con la madre al paesello dove visse con lei e con la nonna, dalla quale imparò tutti i segreti delle erbe e delle piante medicinali, oltre al duro lavoro di contadina di montagna.

Far visita a Marisa era come fare un tuffo nel passato, nella cucina dei nonni, dove tra i gatti arrampicati ovunque era sempre pronto il caffè, preparato sulla stufa nella caffettiera alla napoletana, come narrato da Mauro Carena in uno dei tanti racconti ispirati proprio a questa grande figura di donna, dall’aspetto minuto e claudicante, sempre sorridente accanto ad Angelo Bouvier, il compagno della sua vita fin dai tempi in cui lei lavorava come cassiera agli impianti di risalita e lui faceva il maestro di sci.

Marisa era un’affabulatrice insuperabile, soprattutto nei racconti che amava fare nella sua lingua madre, il patois: la lingua occitana nella variante locale di Fenils. I suoi racconti sono in parte riportati negli atti del Convegno Choza da pa creir – Cose da non credere, tenutosi al Parco del Gran Bosco di Salbertrand nel mese di ottobre del 2010, in quell’occasione le fu attribuito il premio Patrimouanë dla jan – Patrimonio della collettività dall’Associazione ArTeMuDa, proprio per quella capacità di avvincere l’ascoltatore con le sue storie, come un tempo facevano i nonni nelle stalle durante le veglie invernali.

Altri racconti, favole e storie paesane trasmessi dalla Elleon si trovano qua e là in diversi Cahier dell’Ecomuseo Colombano Romean scritti da Renato Sibille del quale Marisa è stata preziosa testimone della cultura e del sapere contadino. Non tutto il tesoro custodito da Marisa è andato perduto con lei, qualcosa sopravvive nei video che antropologi e ricercatori le hanno fatto negli anni e, in parte, visibili sui siti internet del Ce.S.Do.M.O. e della Chambra d’Oc.

Si deve a Marisa Elleon anche il recupero di alcune canzoni della tradizione occitana riproposte dal gruppo musicale dei “Parenaperde”, come la splendida Anin a Chabartoun, e la trascrizione di alcuni rimedi popolari riportati nei libri e nelle conferenze di Loredana Matonti.

La passione di Marisa per la sua lingua madre l’ha portata a intrattenere rapporti con numerosi studiosi e ricercatori tra i quali il nipponico-brasiliano Marcelo Yuki Himoro che le ha fatto più volte visita e che avrebbe dovuto incontrarla nel mese di aprile, se non fosse stato per la pandemia che ha impedito a Marcelo di raggiungerla dal Giappone.

 

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