L’ANNO CHE VERRÀ, LE PERSONE DA TENERSI STRETTE E L’AMORE CHE COLORA LA VITA

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di FABIO TANZILLI

Cari Lettori,
sono gli ultimi giorni di questo 2021 e spesso a fine anno si fanno i bilanci.
In realtà il Capodanno è un appuntamento che non mi è mai piaciuto e viene automatico pensare a quanto illuminante sia, a tal proposito, la riflessione di Antonio Gramsci: “Odio questi capodanni a scadenza fissa che fanno della vita e dello spirito umano un’azienda commerciale col suo bravo consuntivo, e il suo bilancio e il preventivo per la nuova gestione. Essi fanno perdere il senso della continuità della vita e dello spirito. Si finisce per credere sul serio che tra anno e anno ci sia una soluzione di continuità e che incominci una nuova storia, e si fanno propositi e ci si pente degli spropositi, ecc. ecc. È un torto in genere delle date”.
In effetti ci piace pensare che il “prossimo anno andrà meglio”, mentre in realtà non cambierà nulla.
I problemi rimangono i problemi, anzi, se ne aggiungeranno di nuovi. Qualcosa lo risolveremo, ma arriveranno nuovi ostacoli. Perderemo cose e persone, ci saranno altre delusioni, tradimenti e ipocrisie a circondare il nostro quotidiano. Relazioni teoricamente indistruttibili si scioglieranno come neve al sole.
Poi ci sarà – speriamo – qualche gioia e soddisfazione come in questi mesi, come sempre: quella di un nuovo bimbo nato, ritrovare persone che pensavamo perse, il sorriso per un progetto realizzato, amori che nascono o che si ritrovano, rivedere qualcuna o qualcuno che aspettavamo da tempo, amicizie che ci fanno stare meglio e momenti speciali.
Capire finalmente che spesso il meglio della nostra vita e il meglio delle persone si trova a pochi passi da noi, e che sovente l’abbiamo messo da parte e non apprezzato.
Alcuni di noi troveranno lavoro, altri lo perderanno. Pensiamo ad esempio ai 190 lavoratori dell’Alcar di Vaie e Lecce. Il tempo, con il suo “fine anno”, è lo schema che ci piace imporci per farci sentire più sicuri che “andrà meglio”.
Quindi non cambierà proprio nulla, tra un anno e l’altro. Non aggiungo nulla sulla questione Covid, visto che già ne parlano tutti, e spesso a sproposito.
E poi i lutti, la morte. Il dramma di perdere persone care, tragedie inaspettate, incidenti sulle strade, pure sui posti di lavoro. Come non pensare alla morte dei tre operai della gru a Torino a pochi giorni dal Natale, e al dolore per la giovane vita spezzata di un ragazzo di Coazze, Federico, a soli 20 anni?
E così in questi ultimi giorni del 2021, mi viene da pensare una cosa.
In mezzo alla palude di difficoltà, dolore e anche solitudine a cui la pandemia ci ha abituato, probabilmente c’è solo una cosa che può salvarci e renderci felici, anche se solo per alcuni momenti: l’amore.
O il volersi bene, se preferite.
Stringersi in un abbraccio nei momenti difficili.
Ascoltarsi.
Tenersi la mano, uno nell’altro.
Affrontare la tempesta insieme.
Sicuramente stiamo bene anche da soli e ce la possiamo fare anche da soli, come già abbiamo fatto e facciamo, ma insieme è più bello e il mondo assume tinte di colori diversi. Così come condividere i momenti di gioia.
L’uomo è un animale sociale, non è fatto per vivere in un castello isolato dal mondo o in lockdown permanente.
Tenetevi strette le persone con cui potete fare l’albero di Natale, con cui brindare per qualcosa o per niente, anche al 31 dicembre o in un qualsiasi giorno dell’anno.
Non datele per scontate, anche se sono passati magari anni, routine e discussioni.
Passate la mano, una carezza sul viso a quella persona con cui avete la fortuna di dormire e risvegliarvi al mattino. E’ un patrimonio inestimabile dell’umanità, più dei monumenti dell’Unesco, l’antidoto alla fine dei giorni.
Non chiudete le porte.
Quindi solo questo vi auguro, vi auguro quello che desiderava per sé anche Gramsci:
“Voglio che ogni mattino sia per me un capodanno. Ogni giorno voglio fare i conti con me stesso, e rinnovarmi ogni giorno. Nessun giorno preventivato per il riposo. Le soste me le scelgo da me, quando mi sento ubriaco di vita intensa…”.
Grazie perché ci seguite sempre in tanti e della vostra fiducia.
Vi auguro che ogni mattino sia per voi un capodanno.
Fabio
direttore@valsusaoggi.it

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9 COMMENTI

  1. Che strano,
    un bell’articolo, un augurio profondo ed intelligente e nessun comento.
    Ci provo io.
    Audace citare il capodanno di Antonio Gramsci pensando a quanti, in anni di poco successivi, ne avrebbe trascorsi in carcere, tra tormenti di ogni genere e lontano dai propri affetti, ma l’altezza del pensiero senz’altro giustifica la citazione.
    Ho trovato un pò ristretta la cerchia delle persone incluse nell’abbraccio che avrei esteso in modo più ampio all’evangelico prossimo, anche se diverso o sconosciuto.
    Non per facile buonismo ma nella consapevolezza che il viaggio che stiamo facendo su questa traballante astronave vagante nello spazio lo stiamo facendo tutti insieme, standoci anche parecchio addosso l’uno all’altro.

  2. Risulta evidente che senza la prospettiva offerta dal Cristianesimo la vita non ha senso:
    cerchiamo di costruire per noi stessi una nicchia di Paradiso in questo mondo,
    ma se anche si è fortunati e vi si riesce, scivolerà di mano e la si dovrà mollare.
    E magari tentando di costruirci il paradiso fittizio ci siamo pure preclusi quello vero.

  3. Non tutto nella Bibbia è di facile comprensione (e di corretta traduzione e ritraduzione) ma l’Ecclesiaste si distingue per la contraddizione nello stesso testo di molti suoi pensieri.
    La sua conclusione con l’invito a temere Dio ed il suo giudizio non è propriamente cristiana ma legata alla concezione di un Dio severo e punitivo del Vecchio Testamento.
    In questa circostanza, come in ogni altra, allargherei lo sguardo oltre le sole prospettive offerte dal Cristianesimo.

    • Il Qoehelt (che una volta chiamavano Ecclesiaste) non può certo proporre una prospettiva Cristiana, visto che Gesù non era ancora neanche nato e quindi non può che presentare una visione della vita senza il Cristianesimo.
      La storia della salvezza è un insegnamento progressivo, come quando alle elementari coi numeri Naturali ad es ci insegnavano che 3 meno 5 “non si può”. Poi abbiamo imparato anche i numeri relativi e scoperto che fa -2.
      Il Cristianesimo è giunto alla sua pienezza con Gesù detto il Cristo (cioè il Messia).
      Se hai altre prospettive altrettanto valide, illuminaci.
      All’epoca nell’impero romano pare non ce ne fossero (Gv 6,68).

  4. Bravissimo, Dr. Tanzilli! Bello davvero. Io sono contento che non abbia tirato in ballo la religione, qualunque essa sia. ( e sono valdese…).
    Auguro personalmente a Lei e famiglia ogni bene. Serenità , anche, se possibile.

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