LETTERA / GIAVENO E LA MONTAGNA TRASCURATA

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di ALBERTO BUSCA (Referente Buona Destra – Comitato di Giaveno)

GIAVENO – Esistono sicuramente altre priorità, per carità. Peccato che il “benaltrismo” sia piuttosto distante da qualsiasi soluzione a qualsivoglia problema, avendo, dalla sua, l’unico scopo di spostare l’attenzione su qualcos’altro, lasciando disattese le aspettative sulle priorità e sul marginale. Ammesso che la tutela dell’ambiente e della cultura montana rappresenti una priorità secondaria per una valle che conta oltre trentamila abitanti. Le dismesse “Comunità montane” un po’ come il mistero delle Province, hanno abbandonato la primaria funzione di controllo e salvaguardia del territorio, per assumere un indirizzo più prettamente politico il cui scopo, probabilmente, sfugge. Oggi abbiamo l’Unione dei Comuni montani della Val Sangone che abbraccia un territorio vasto e ricco di cultura, sempre più abbandonato a se stesso e sempre meno valorizzato.

La montagna ed i suoi abitanti hanno da sempre rappresentato la ricchezza della valle, costellata di muretti a secco, sentieri, borgate, castagneti, zone di riproduzione della fauna selvatica, terreni adibiti al taglio degli alberi, senza contare le risorse fungine di cui Giaveno è capitale. Eppure tutto quanto sembra essere affidato al volontariato e ai pochi superstiti che ancora abitano le borgate: dalla pulizia del sottobosco alla manutenzione dei sentieri.

Superstiti di un oblio colpevole di non aver saputo incentivare il ripopolamento delle borgate e la salvaguardia dell’architettura montana. Una Comunità che dimentica la storia è destinata ad estinguersi velocemente. D’altronde abbiamo assistito alla ricopertura di un parcheggio dove erano emersi resti di una strada medioevale: figuriamoci se si vuole porre attenzione alla facciata di una chiesa pericolante in alta valle o alla manutenzione di un borgo costruito interamente con muri a secco. Non parliamo di restauro, sicuramente dispendioso, ma di semplice manutenzione. Certo meglio sarebbe ripopolare i borghi, riattivando e la microeconomia, lasciando agli abitanti l’incombenza di salvaguardare il proprio territorio, ma, in mancanza d’altro, sarebbe più urgente tentare di conservare quelle tracce di cultura montana che ci appartengono e che, poco a poco, saranno destinate a scomparire sotto i colpi dell’incuria e dell’ignoranza.

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