LETTERA / IL LENTO DECLINO DELL’OSPEDALE DI SUSA

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di ALBERTO VEGGIO

SUSA – Per la maggior parte di chi è nato e residente in Valsusa l’ospedale di Susa è sempre stato considerato parte integrante del tessuto locale sia per il suo ruolo, ma anche perché più o meno tutti abbiamo avuto o abbiamo amici o conoscenti tra i medici e gli infermieri e sappiamo l’impegno che mettono per cercare di far funzionare al meglio la struttura dovendo sopperire alle palesi difficoltà operative. Le due “fotografie” che seguono credo che siano emblematiche della situazione in cui pian piano è stata ridotta la sanità pubblica, e quindi anche il “nostro” ospedale.

23 dicembre 2019. Un mio familiare ha un malore, arriva il 118, ricovero al Pronto Soccorso di Susa che era in una situazione di stress enorme, oltre al normale “traffico” del PS vi erano alcuni casi di polmonite, i ricoverati per l’intossicazione da Trichinellosi e gli immancabili sciatori infortunati sulle piste da sci. I medici e gli infermieri giravano come trottole per riuscire a gestire tutte le criticità che continuamente si presentavano. Nonostante l’evidente sottodimensionamento e la conseguente pressione a cui era sottoposto, tutto il personale riusciva a mantenere ancora un rapporto empatico con i ricoverati e con i loro familiari, tutto questo rappresentava appieno quel “rapporto speciale” che ha sempre legato l’ospedale al territorio.

7 novembre 2021. Ho un incidente domestico, mi reco prima alla Guardia Medica di Avigliana ma li, dopo una prima medicazione, vista la tipologia di ferita, mi dicono di recarmi al Pronto Soccorso di Susa perché quello di Rivoli dai loro computer riportava un notevole affollamento, scelta che avrei fatto comunque. Arrivo a Susa con la triage alle ore 19.32 e mi dicono che dovrò aspettare circa tre ore. Manifesto tutto il mio stupore perché avevo visto arrivando che in sala d’aspetto vi erano pochissime persone. Mi dicono che vi è un solo medico e quindi è logico che i tempi siano un po’ dilatati. Entro in sala d’aspetto ed effettivamente vi sono solo tre signore in attesa. Verso le ore 20.30 / 21 circa due signore vengono chiamate pressoché contemporaneamente e quindi restiamo in due. Passa il tempo senza esser vi apparentemente traffico di ambulanze. Infatti in sala d’aspetto era entrata solo una persona, possiamo ipotizzare anche uno o due accessi diretti ma niente più. Passano i minuti, le ore, ma non veniamo chiamati. Ad un certo punto, credo fossero passate circa tre ore, la signora (che mi pare fosse in attesa dalle 16 circa in codice bianco) se ne va via. Restiamo solamente io e il signore. Passata la mezzanotte, più per l’esasperazione che per altro ho chiesto al personale se poteva rilasciarmi un documento che certificasse che io lasciavo il PS dopo circa cinque ore di attesa senza essere ne visitato ne supportato in alcun modo. Ovviamente mi veniva risposto in modo educato (forse traspariva la mia esasperazione) che non era possibile. Quindi all’incirca a mezzanotte e dieci lasciavo il PS e ritornavo a casa. Mi sono poi recato la mattina successiva al San Luigi di Orbassano dove in circa due ore dal triage uscivo con il dito medicato e steccato dopo aver fatto le radiografie e tutti i controlli del caso.

Non è accettabile che in una serata apparentemente normale si debbano attendere con un codice verde circa cinque ore (e poi chissà quanto ancora) prima di essere visitati. Ci può stare un’emergenza, ci possono stare delle difficoltà nei flussi in entrata e in uscita dei pazienti del PS, ma quello che appare lampante è che o l’ospedale, o il Pronto Soccorso, o entrambi, non sono più in grado di lavorare correttamente.

In soli due anni si può dire che probabilmente si sta completando il progetto di portare una struttura ospedaliera cosiddetta periferica al collasso, non vi è altra spiegazione. Non è accettabile che un Pronto Soccorso importante per la sua storia e per la sua funzione come quello di Susa non abbia le dotazioni di personale indispensabili per poter funzionare normalmente. Vi è un modo subdolo per far accadere le cose ed è proprio quello di non mettere in condizione di lavorare correttamente una struttura. A lungo andare saranno i fruitori stessi ad abbandonarne l’utilizzo determinandone l’emarginazione e la chiusura.

Stando sul concreto, quanti valsusini si recano già in Francia a Briançon per visite ed operazioni? Quanti magari scelgono o sceglieranno di recarsi altrove quando avranno bisogno del PS? La situazione dell’ospedale di Susa è una rappresentazione in miniatura del più ampio processo di devastazione della sanità pubblica che è ormai palese.

Non è nelle facoltà nè nelle capacità dei cittadini di poter avanzare proposte o azioni, però forse le amministrazioni dei comuni siti nell’area di utilizzo dell’ospedale, vista l’aria che tira, potrebbero avere un atteggiamento un po’ più proattivo, cosa che (almeno pubblicamente) non pare proprio la loro prima preoccupazione.

Certamente non sarebbe semplice bloccare le dinamiche in atto, ma sarebbe comunque un segnale soprattutto in un momento in cui le molteplici esigenze di questo territorio non paiono proprio in cima all’agenda delle varie istituzioni.

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19 COMMENTI

  1. I politici pensano solo e soltanto a farsi votare quando ci sono le elezioni, i problemi dei cittadini sono e soltanto cavoli loro, le promesse sono sempre tante, ma intanto i problemi e le criticità sono sempre in aumento
    E mai possibile che l alta val di susa ed anche la bassa val di susa non abbiano un ospedale funzionale e funzionante? Essendo Torino non proprio dietro l angolo i nostri politici dovrebbero attivarsi, ma tanto le cose scritte da questa signora le abbiamo vissute tutti sulla propria pelle, e in ogni caso credo sia vergognoso che vista la distanza da un qualsiasi ospedale le possibilità siano queste
    Veramente vergognoso!!!!

  2. non volete il TAV? allora vi togliamo anche l’ospedale . vi sta bene. peccato che se lo chiudono , anche i fautori del TAV avranno gli stessi disagi dei notav, allora si saranno dati la zappa sui piedi da soli, ( i pochi che ci guadagneranno avranno i soldi per curarsi altrove , il resto , la stragrande maggioranza si adatterà in qualche modo.
    viva il tav!!!

    • Pinocchio, i tagli ci sono ovunque e la Tav non c’ entra un piffero.Non terranno l’ ospedale per la Tav.Ma dove vivi santo cielo? Anche Variati ha detto che se lo votavano non si faceva il Dal Molin, peccato che non poteva cambiare cio’ che era gia’ stabilito.Dove vivi ? Nel pianeta Terra o nella Luna?

  3. Siamo sempre lì: la politica dei “bla bla bla” e i cittadini che si devono arrangiare. D’altronde una fetta consistente di colpa è proprio di chi si adegua supinamente o, peggio, consenziente perchè ha il proprio tornaconto.

  4. si sta completando il quadro messo in atto da tempo, e già visto ad esempio per il reparto maternità, depotenziare l’ospedale e relativi servizi in modo che le persone lamentandosi del servizio vadano altrove e quindi ci siano le condizioni per poterlo chiudere con la motivazione che non ci sono utenti…

  5. Come si possa giudicare un ospedale in declino sulla base di due casistiche personali e soggettive lo sa solo lui. Se era un codice verde poteva tranquillamente andare dal proprio medico curante ed è normale che a quell’ora debba aspettare visto che è tutt’altro che una urgenza. Il problema non sono i pronto soccorso ma chi li usa a sproposito per non andare dal proprio medico curante negli orari di visita.

  6. ho avuto la fortuna di avere due figli nati nell’ospedale di susa ho avuto negli anni 80 un intervento molto impegnativo e recentemente sono stato al pronto soccorso posso assicurare che ho avuto cure e prestazioni di prim’ordine è mi sembra demenziale volere abbandonare un presidio che è un vanto per la media e alta valle di susa.

    • Gli anni 80 sono 40 anni fa, preistoria. Diciamo che dal 2000 in avanti ha incominciato un lento declino. Mi hanno ingessato un braccio nel 2017 e c’era un dottore che riceveva pazienti privati durante l’orario di pronto soccorso per fare infiltrazioni a 200 euro a botta.

  7. Mi scusi ma io in P.S.a Susa sono andata circa 3 anni fa e non ho aspettato neanche un’ ora. Mentre a Vicenza quando ho rotto l’ LCA dalle 9.30 del mattino sono uscita alle 17.30.Sono stata visitata alle 15.30 perche’ l’ ortopedico visitava in reparto e non era sceso ancora.Poi aveva la pausa ecc. Se penso alla storia espressa sopra e alla signora in codice bianco, mi viene da mettermi le mani nei capelli.Col codice bianco sarebbe meglio andare dal medico o in guardia medica , invece di impegnare il P.S.( oltretutto in piena pandemia) .Io ho appena fatto una distorsione al ginocchio dx e ho annullato l’ app.dal medico di base perche’ sta andando meglio.Visto che ho esperienza in questi infortuni ho visto che sta andando meglio con la ginocchiera e la crema e non ho pensato di intasare la sala d’ attesa di nessuno.Nel caso suo se aspettava , sono certa che avrebbe avuto riscontro.I medici sono pochi ovunque…Susa e’ un ospedale piccolo e ne ha meno degli ospedali delle citta’,tra l’ altro nella prima parte dell’ articolo fa notare che medici e infermieri di Susa sono amici e parenti di molti valsusini.A maggior ragione quindi avrei atteso per permettere loro di fare il loro lavoro e dimostrare che l’ ospedale e il personale che vi lavora sono necessari in valle di Susa.Buona guarigione.

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