LETTERA / LA NUOVA STRADA IN COLLE DELLA ROUSSA EVITA L’ABBANDONO DELLE MONTAGNE

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di DARIO ZUCCHINI

Gentilissimo Direttore,
leggendo l’appello contro la costruzione di una strada in montagna tra Coazze e Roure (strada che in passato esisteva già) e le notizie dei guai che sta passando a Condove chi ha ripristinato una vecchia mulattiera, mi rendo conto che ci sono due filosofie diverse che animano chi vorrebbe aiutare la montagna, filosofie che non si parlano e non si intendono, le intenzioni sono certamente ottime ma manca un confronto costruttivo. Sicuramente c’è chi, per “preservare” la montagna, la vorrebbe bella, accogliente, inclusiva, oggetto di lavori e di investimenti umani, anche con qualche strada in più, non solo per il turismo ma magari per tornare ad abitarla e riappropriarsi di qualche antica borgata migliorando la qualità della vita senza rinunciare a troppe comodità; e c’è anche chi, per “preservare” la montagna, la vorrebbe sempre più selvaggia, inaccessibile ed esclusiva, abbandonata al suo stesso destino, un territorio ideale per rovi, lupi e cinghiali da sfruttare, nei fine settimana, come parco giochi con fantastiche escursioni in mezzo a paesaggi selvaggi, magari sfoggiando un equipaggiamento tecnico di prim’ordine e una forma fisica ideale per aggredire l’alpe più impervio. Detta così i cattivi potrebbero perfino sembrare i “muntagnin” della domenica, ma le posizioni sono nella realtà più sfumate, variegate e spesso anche ricche di contraddizioni. Anche le nostre montagne non sono tutte uguali: si va dalla stazione sciistica internazionale dove si è costruito di tutto e di più a luoghi molto meno frequentati, certamente non meno belli, dove però perfino una strada o una mulattiera portano scandalo. E che dire poi dei sentieri più abbordabili? Nei fine settimana si formano lunghe file di scarpinatori, rinunciamo pure ai sentieri? Il vero problema delle nostre montagne in realtà è l’abbandono! Dal 1500 al 1900 in quasi tutte le regioni alpine la popolazione montana era perfino aumentata con tassi di crescita talvolta più elevati rispetto alle zone di pianura. Mulattiere, terrazzamenti, muretti a secco, sentieri, borgate, strade, ponti, valichi e ingegnose opere idriche erano l’infrastruttura vitale e sostenibile delle montagne di quei tempi e non portavano certo scandalo. Poi il terribile abbandono e il declino che oggi purtroppo tutti conosciamo. Proprio oggi che con soluzioni moderne, energeticamente ed economicamente sostenibili potremmo ripopolare le nostre montagne voler impedire la riapertura di vecchie strade – giammai aprirne di nuove – sembra davvero essere una medicina peggiore della malattia.

 

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13 COMMENTI

  1. Non è la modernità che può giovare alla montagna che è stata popolosa fonte di sostentamento povero in tempi poverissimi.
    La pretesa prosperità attuale mal si concilia con le rese che il territorio montano può dare.
    Non potendosi imporre a nessuno per legge una vita ricca di segale, patate, polenta e del latte di un paio di vacche, gli abbandoni sono stati la logica conseguenza.
    L’attività agricola di questa età dell’oro, con l’aggiunta della faticosa raccolta di focatico e delle altre modeste risorse del bosco, della fienagione a mano sui pendii impossibili e della coltivazione di vigneti per vini da aceto, potrebbe quantificarsi oggi, per non meno di dieci ore di lavoro, in un reddito giornaliero attuale non superiore agli otto euro.
    Chi si accontenterebbe?
    Al seguito del progressivo abbandono è venuto il più facile quanto diffuso “sfruttamento”.
    Cosa sia è semplice: si va dal disboscamento selvaggio alle stazioni sciistiche, sempre prendendo di più di quanto si lascia.
    Ai residenti attuali che non hanno scelto l’abbandono è toccato il compito di conciliare il prelievo di risorse con il miglioramento del benessere personale, non sempre ci sono riusciti ma l’equilibrio attuale, piaccia o meno, si fonda su questo.
    L’apertura di nuove strade non è purtroppo la soluzione virtuosa per la montagna perché ne offrirebbe solo maggiori porzioni ai professionisti del saccheggio facile.
    E’ più opportuno concentrare, come già si sta facendo, investimenti e migliorie ambientali nelle aree già infrastrutturate, che sono molte e sono anche le più compromesse, senza vagheggiare nuovi “colli delle Finestre” a scavalco con la Val Chisone.

    • 59 immagino sia il tuo QI visto che non hai capito che le inutili polemiche sul governo francese di questi giorni riguardano la tratta francese, e non il tunnel di base che non è minimamente in discussione.

  2. Mi spiega in che modo una strada bianca carrozzabile tra la Val Sangone e la Val Chisone dovrebbe favorire il ripopolamento della montagna? Andiamo ad abitare in cima al Colle della Roussa?
    In una zona che poi è tutt’altro che abbandonata visto che post covid le stesse istituzioni che adesso promuovono l’apertura della strada (anche di quella presente) ai motori si lamentavano dell’eccessiva presenza di auto nella strada che va da Forno a Pian Neiretto. Tra l’altro gli aventi diritto possono già circolare sulla strada che arriva fino al Sellery Superiore quindi le attività economiche (rifugi e caseificio in alpeggio) non sono certo isolate.
    Immagino poi la gioia di andare a mangiare al rifugio (molto frequentato) col polverone di auto e moto in continuo passaggio, che rischiano di far diventare quella valle un mero corridoio invece che una destinazione turistica, come è ora.
    Pensiamo a sistemare le strade e i servizi alle borgate già esistenti invece che fornire altri parchi gioco per chi in montagna ci passa solo a sgasare la domenica senza lasciare un centesimo al territorio.

  3. le moto in quella valle? sarebbe una vergogna. deturpare il paesaggio per far passare dei motociclisti? follia. rumore, gas di scarico. portare in montagna gente che manco sa cosa sia la montagna. Non avvicini la gente, la allontani

  4. La mulattiera di Condove citata è quella della Frazione Calcina, al momento inaccessibile ai veicoli.
    Il problema non è del Comune ma deriva da una iniziativa privata.

  5. Ma chi è sto fenomeno? Al Colle della Roussa non c’è alcuna borgata da recuperare. Ma poi come si fa a paragonare i sentieri a una strada carrozzabile? La montagna non ha bisogno di essere invasa in ogni suo angolo. Vive benissimo da sola. Non si sente “abbandonata” e non sente la necessità che ci sia più gente che la frequenta, tantomeno in auto.

  6. La strada in questione non rilancia la montagna, anzi, la rende ancora più parco giochi destinato a mezzi a motore e/o e-mtb per appassionati dell’avventura “comoda” . Il tracciato anticamente, con tutta probabilità, era una mulattiera, sicuramente non concepita per i mezzi a motore ed a ruote. Creando una strada, che per essere definita così deve avere ben precise caratteristiche si andrebbe a perdere un ambiente unico e la tranquillità ed anche una fetta di appassionati che usa i piedi o la bici non disdegnando di spingerla la per passare ove necessario. La strada richiederà manutenzioni, segnaletica, e sezione utile al passaggio dei mezzi pena il dover risarcire gli utenti che la percorrono in caso di sinistro qualora non a norma . Il tutto per salire al colle con la e-mtb o la maxi enduro e fare un selfie? A quel punto il colle avrà perso la sua primordialità per diventare un punto di passaggio dove “sgommare”per andare oltre, veloci, senza beneficio alcuno per la montagna .
    Unica soluzione, se proprio si deve far qualcosa potrebbe essere la risistemazione del sentiero lasciandolo ad uso pedonale e ove possibile ciclabile con giudizio e nel rispetto dei luoghi e degli utenti.

  7. Vorrei sapere quanti di coloro che scrivono vivono in montagna lavorando in montagna e non invece in città venendo nel week end a fare escursioni lontani dal caos cittadino

    Va bene tutto ma da quello che si legge la montagna e chi ci vive dovrebbero restare all’età della pietra per fare piacere e chi invece vive in città con tutti i servizi a disposizione sceglie di fare un girettino tra i ns sentieri senza pensare invece a chi ci vive e lavora ed a tutti disagi che ci sono

    Le borgate in montagna si sono svuotate anche grazie alla miopia di chi gestisce il territorio che vorrebbe che le stesse rimanessero ferme al 1500 e gli abitanti le popolassero felici di vivere nel 1500, ma loro invece vivono nel xxi secolo con tutti i confort possibili

    • Tu in primis, altrimenti sapresti che al Colle della Roussa la strada carrozzabile raggiunge già tutto ciò che di umano è stato costruito. Non serve alcun prolungamento per raggiungere il Colle, né per collegare la Val Chisone che è già comodamente raggiungibile con una bella strada asfaltata. Vacci almeno una volta, così ti rendi conto di cosa parli. Ti consiglio il bellissimo giro che passando dal Rifugio Mura, sale al Robinet passando per il Colle della Roussa, il lago Rouen e Punta Loson. Di montagne infrastrutturate in epoche in cui non c’era alcun rispetto per l’ambiente ne siamo già pieni. E di strade per cui mancano fondi per la manutenzione o lavori straordinari, né abbiamo già fin troppe. Questa sembra proprio la sparata di qualche amministratore che vaneggia di opportunità turistiche inesistenti, a carico ovviamente dei contribuenti e dell’ambiente.

      • Non parlo nello specifico ma in generale
        State tutti in città con ogni confort strade, negozi, servizi …. E pontificate sulle montagne che devono restare pure e intonse per il vs piacere senza pensare mai che ci ci vive e lavora abbia gli stessi bisogni e necessità di voi cittadini che siete green solo con i beni degli altri

        • Ma tu chi sei per dire che “noi” viviamo in città? Io ci vivo in montagna, e ribadisco che le tue sono un’accozzaglia di luoghi comuni da uomo di città.

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