VALSUSA, CICLISTA SI PERDE NEL BOSCO: MULTATO DOPO IL RECUPERO

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di LUCA GIUNTI e ELISA RAMASSA (tratto da PIEMONTE PARCHI)

SALBERTRAND – Sabato sera d’autunno. Comincia a far fresco in montagna. C’è un po’ di umidità ed è piacevole rientrare a casa dopo il lavoro in quota e godersi il tepore delle caldarroste.

All’improvviso, maledetto, squilla il cellulare di servizio dei guardiaparco del Parco Orsiera Rocciavrè. In quella stretta rete di collaborazione tessuta tra persone di buona volontà, a prescindere da orari e ruoli, l’informazione corre tra vigili del fuoco, operatori del soccorso alpino e sorveglianza delle Aree protette. Così i primi chiedono aiuto: hanno ricevuto la segnalazione di un ciclista partito al mattino e non ancora rientrato, smarrito all’interno del parco. Dopo un momento di iniziale scoramento la risposta, come sempre, è: Arriviamo!”.

Rapido giro di telefonate con qualche collega per trovarne uno disponibile a intervenire, nonostante il turno di riposo, e avvisare il Direttore del parco dell’emergenza, poi si rindossa l’uniforme e si parte.

In questo breve resoconto non è importante raccontare ogni singola azione. Basta dire che il disperso è riuscito a mandare qualche foto con il telefonino e un’indicazione del GPS, fondamentale per potergli dire: “Non muoverti di lì!”. La zona infatti è al limite di sbalzi di roccia, dirupi scoscesi e forre cieche: finirci dentro nel buio sarebbe fatale. Inoltre finché non si raggiunge la persona che ha richiesto il soccorso non si può sapere se le sue condizioni fisiche e mentali le permetteranno di aspettare ferma. Va rincuorata e rassicurata intanto che si organizzano le squadre di intervento. Insomma, i soliti protocolli di emergenza che non sono per niente “soliti”, ma ogni volta un po’ diversi e sempre impegnativi.

Sul posto

L’area è solitaria, malagevole, poco frequentata. Sarebbe lunga e difficile da raggiungere partendo dal fondovalle a piedi, persino per personale allenato, se non conosce esattamente ogni pendio. Potrebbero volerci ore. Un tracciato carrabile arriva fino a un certo punto, ma bisogna utilizzare un mezzo piccolo e maneggevole per superare alcuni tratti franati, sperando poi che gli attraversamenti dei rii non siano già ghiacciati.

È notte ed è indispensabile sfruttare la peculiarità principale di un parco e dei suoi agenti: la conoscenza capillare del proprio territorio. Quindi, senza stare tanto a pensarci, ci si riveste, si aggiunge una giacca in più e una pila frontale allo zaino svuotandolo dei pesi non indispensabili, si verificano i collegamenti radio e telefonici e si parte con i Vigili del Fuoco. Dopo qualche ora, lieto fine. Siamo riusciti a ritrovare il ciclista e a portarlo in salvo, insieme alla bici. A parte il freddo, la fame e lo spavento, non ha conseguenze gravi. Raggiunto il primo paese, diamo appuntamento ai genitori perché lo riportino a casa in auto. Superfluo dire dei profondi ringraziamenti rivolti a tutti i soccorritori (prima del Covid, abbiamo spesso ricevuto anche abbracci e baci commossi).

Tutto bene dunque?

Solo fino a un certo punto. Perché, dopo aver verificato che fosse incolume, al ciclista sperduto abbiamo dovuto ricordare che il regolamento del parco vieta alle biciclette il transito lungo i sentieri non appositamente individuati. Dovremo quindi notificargli una sanzione amministrativa. Il motivo principale è ovviamente quello di mantenere in ordine le mulattiere di montagna, delicate e vulnerabili all’erosione, ma una ragione non secondaria è dovuta al fatto che, soprattutto in certe stagioni, alcuni tracciati sono disagevoli, impervi, isolati, e possono diventare pericolosi in certe condizioni. Guardacaso, proprio quelle che si sono verificate lo scorso weekend. Mai come in questo caso una nostra multa è stata accolta così di buon grado (anche perché la somma da pagare è quasi simbolica).

Non c’è una morale in questa storia. Non siamo all’interno di un romanzo di Dostoevskij. Non c’è né condanna né redenzione. Solo due considerazioni un po’ amare.

La prima: le decisioni di imporre certi divieti sono più motivate di quanto si possa pensare.

La seconda: interpretare i guardiaparco solo come poliziotti repressivi assetati di verbali è una banale semplificazione. Rappresentano soprattutto una somma di conoscenze – territorio, cultura locale, manutenzione, monitoraggio, conservazione – accumulate in tanti anni di servizio sul campo e sempre messe a disposizione di chiunque ne abbia bisogno.

Dunque l’unico delitto sarebbe ridurre gli ‘effettivi’ – che da anni si stanno assottigliando – e lasciar disperdere, senza eredi, questo patrimonio collettivo.

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36 COMMENTI

  1. Domanda: è accaduto sabato……quindi dopo il DPCM….sulla dichiarazione cosa riportava il personaggio? Motivate esigenze di lavoro? Motivati problemi di salute? ma, ai posteri l’ardua sentenza. Poi davvero per fortuna è finito tutto bene.

      • ok da soli all’aperto, ma inerpicato in punta ad una montagna quando fa quasi buio lo trova normale? Ogni volta che facciamo qualcosa dobbiamo chiederci se oltre a mettere in pericolo la nostra vita stiamo mettendo in pericolo la vita altrui, in questo caso quella dei guardiaparco che fortunatamente hanno portato a termine in maniera ottimale la loro missione… la multa non dovrebbe essere simbolica, ma dai 500 euro in su per far capire a genitori e figli che dobbiamo essere responsabili di noi stessi, della nostra famiglia e di non mettere in pericolo la vita nostra e degli altri… poi ovviamente sono molto contenta del lieto fine.

        • Per criticare si dovrebbero prima conoscere tutti i dettagli della vicenda. Visto che sono anche io uno che va per montagne in bici e a piedi, posso supporre con ragionevole certezza che lo sfortunato protagonista non avesse messo in conto di restare in cima alla montagna per la notte. Qualcosa è evidentemente andato andato storto, magari ha sbagliato sentiero, magari non conosceva bene la zona, possono esserci molte spiegazioni. Supporre che sia un imbecille incosciente sena conoscere niente della vicenda è quantomeno azzardato. Era vietato andare in quella zona? bene, è stato giustamente multato per questo, i divieti si rispettano, soprattutto quelli posti per tutelare l’incolumità delle persone. Ma evitiamo però di sparare sempre giudizi gratuiti su tutto e tutti. Non tutti amano passare la propria vita sul divano, tutti possono sbagliare o essere vittime di incidenti o imprevisti loro malgrado.

      • Infatti crediamo che non fosse in “reato” che poi non ci si debba avventurare in luoghi o aree a noi sconosciute ci puo stare ma essere sempre perennemente in divieto di qua divieto di la… ma su..

        • Vuoi sempre tutti chiusi in casa per il Covid, e adesso difendi il malnato ciclista che va in giro nonostante lo stato di emergenza e le restrizioni, facendo mobilitare un sacco di gente per cercarlo?

    • Premesso che la vita viene prima di tutto indipendentemente dal costo per le operazioni di salvataggio. Detto bisogna fare altre considerazioni, il DPCM spiega che l’ATTIVITA’ SPORTIVA (in bicicletta) è consentita con le dovute distanze, mentre l’ATTIVITA’ MOTORIA solamente nei pressi delle proprie abitazioni (e qui apro una parentesi per capire dov’è la differenza tra le due attività), il signore in questione che tipo di attività prestava? Infine se c’è un Regolamento del Parco, bene, va rispettato che possa piacere o no. Ma siccome siamo in Italia dove (quasi) tutti fanno ciò che vogliono, allora hanno fatto MOLTO BENE a fargli la multa.

      • Ma prima di fare sti pipponi, li leggete gli articoli ? È stato multato per un divieto che non ha nulla a che vedere con il Covid o i famosi DPCM. Andare in bici per boschi comunque è attività sportiva, per tua informazione. Attività motoria per intenderci è la passeggiata con il cane per andare a prendere il giornale, e nulla più.

  2. Ma a parte il surreale pippozzo che, con tanto di citazioni letterarie, descrive come una romantica ed eroica impresa da Libro Cuore quelli che è in realtà un normale intervento di soccorso (da parte di addetti che fanno quel lavoro, peraltro) al solito decerebrato vagante smarrito…ma l’avete trovato quell’altro disperso da più di due mesi? È ancora a spasso nel Gran Bosco? E segnalate ai colleghi della Bassa Valle che risulta ancora irreperibile lo zaino pieno di ricci di peluche smarrito sulla strada per la Sacra di San Michele! VALSUSA, APPELLO: “CI HANNO RUBATO LO ZAINO DALL’AUTO, AIUTATECI” https://www.valsusaoggi.it/valsusa-appello-ci-hanno-rubato-lo-zaino-dallauto-aiutateci/

  3. Viviamo nella valle dei divieti a prescindere dal dpcm, le multe anche alle bici non le avevo mai sentite.
    Questi guardia parco “poeti,,che si tengano il loro parco desolato con un cartello all’ingresso con scritto qui non vogliamo nessuno….

  4. In alcune regioni sono certo che i costi vivi di questo intervento sarebbero stati addebitati al ciclista… chissà se il Piemonte ha già legiferato in questo senso???

  5. Il percorso e’ pericoloso , quindi mi pare la multa una cosa normale.Perfino i soccorsi si potevano farsi male….santo cielo ….un po’ di attenzione dove si va con la bici a fare attivita’ fisica …uff!

  6. Ma qualcuno sa leggere o fa la solita polemica inutile? “ il regolamento del parco vieta alle biciclette il transito lungo i sentieri non appositamente individuati”. Quindi giusta la multa, che non doveva essere così simbolica… Basta fregarsene delle regole che servono a salvaguardare tutti.

  7. Se a qualcuno non piace questa valle di divieti, può benissimo trasferirsi in qualche altra parte del mondo più democratico… poi vediamo se non ritorna con la coda fra le gambe. Maleducati.

  8. Non sanzioni amministrative ma opere di bene. Visto l’abbandono in cui, stando all’articolo, versa il sentiero si poteva commutar la pena in un paio di giornate di decespugliatore a ripulire il tracciato. Con passaggio finale a tracciare con tacche bianco /rosse il sentiero. Rigorosamente da solo per evitare d’inalberare I benpensanti sostenitori dei Dpcm.

  9. Gent.mi Luca ed Elisa,
    esprimo volentieri il mio apprezzamento con una citazione letteraria, un celeberrimo incipit, che possa sollevare pari indignazione di quella che avete osato accennare:
    L. T. “Tutte le famiglie felici sono simili fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo”.
    (La traduzione dal russo non è mia ma ho scelto quella più nota)

    L’infelicità di certi commenti è proprio “a modo suo” ma è triste constatare quanto sia diffusa.

  10. Invece di fare tante parole lo potevano lasciare nel parco tt la notte il guerriero, al mattino con il giorno e la mente fresca tornava da dove era partito

  11. Come ho già scritto altrove…Gabriele 2 sta dominando la scena! Le sue semplici e sempre uguali parole rubano la scena agli articoli. Ma facciamo un po’ di chiarezza: diffidate dalle imitazioni! Oltre al nostro eroe c’è un certo Gabriele (che come fatto notare dal/dalla sempre ottimo/a BOH ha dato, con un suo vecchio commento, origine alla comparsa di Gabriele 2. Tra l’altro Gabriele ha apertamente attaccato Gabriele 2 con estrema violenza verbale, probabilmente sentendosi umiliato dal successo del quasi omonimo. Poi in questo articolo è comparso Gabriello che è invece chiaramente un emulatore, come dimostra il commento che potete leggere più sopra. E poi ci sono altri commentatori che hanno provato a imitare senza successo, l’inarrivabile ed enigmatico Gabriele 2. In ogni caso, tra imitatori, ammiratori è detrattori “G2” è la star indiscussa di questo giornale. P.S. Una domanda per Fabry…Ma volevi colpire Gabriello o Gabriele 2? Ti do un consiglio, perché ci sono passati in molti… lascia stare, chissà il dolore che proveresti!

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