LETTERA / VALSUSA, L’AUTOSTRADA CHE DA SOGNO SI TRASFORMA IN INCUBO

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di FRANCO TRIVERO 

BARDONECCHIA/TORINO – Siamo alle solite, la cronaca di una morte annunciata, dove però a morire non sono i profitti di cui beneficiano i privati, ma i lavoratori. Leggo su ValsusaOggi le vicende che coinvolgono la A32  Torino- Bardonecchia, una delle autostrade più care d’Italia, celebrata come l’autostrada delle Olimpiadi 2006.

La Sitaf prosegue il suo piano di “smantellamento” delle società controllate, a seguito del cambio di proprietà – ormai a maggioranza privata – per mano del gruppo Gavio. Oltre alla possibile vendita della società Ok Gol / Ross, la Sitaf ha infatti deciso di liquidare un’altra società controllata, la TecnoSitaf. Un’azienda con 70 dipendenti e circa 90 lavoratori precari nei cantieri (tra contratti in somministrazione e leasing) in Valsusa e nel resto d’italia. 

Un’autostrada realizzata grazie, soprattutto, ai finanziamenti dello Stato cadenzati nel tempo. Con l’epoca delle privatizzazioni ci hanno raccontato che il privato era più efficace ed efficiente nella gestione. Risultato: i pedaggi sono aumentati e hanno garantito profitti esorbitanti ai concessionari.

L’efficienza è stata rivolta più a garantire benefici agli azionisti piuttosto che manutenzione necessaria di gallerie, ponti e viadotti. Il Ponte Morandi, con le sue 43 vittime, rappresenta l’emblema della inerzia, imperizia, e negligenza, di come le “nostre” autostrade sono state gestite. 

Dopo anni di utili aziendali, garantiti dalle privatizzazioni, la Sitaf smantella le aziende del gruppo, e liquida i lavoratori: ennesimo esempio di un capitalismo in cui i dipendenti diventano “merce sacrificabile”.

La Val Susa, si può affermare senza timore di smentita alcuna,  essere la valle più infrastrutturata d’Italia, e tuttavia alle comunità coinvolte non è mai stato riconosciuto un corrispettivo equo, e rispondente, ai sacrifici e alle rinunce subite da un territorio deturpato, sacrificato sull’altare del profitto. I nomi ricorrenti sono sempre gli stessi Atlantia e Sias. Semplificando, Benetton e gruppo Gavio. Il duopolio italiano che gestisce la maggior parte della rete autostradale del nostro Paese.

Affermazioni, come quella che ho letto, da parte dei sindacati, secondo i quali “La finalità della concessione non è la mera realizzazione del profitto, ma garantire senza intoppi la mobilità veicolare dei cittadini, mantenere efficiente l’infrastruttura generando le condizioni per la crescita economica e sociale del territorio a vantaggio dei cittadini“, non corrisponde alla storia quasi trentennale della A32.

Le autostrade, come tutte le infrastrutture pubbliche, devono ritornare allo Stato, quindi ai cittadini. Un’autostrada è un bene pubblico, e come tale va gestito, tutelato, e protetto dagli speculatori di un sistema predatorio in cui i costi sono sempre pubblici, e i ricavi esclusivamente privati! Concludo con una riflessione di Paolo Maddalena:  “O lo Stato (cioè il popolo) riconquista e si riapproria della proprietà pubblica, così come prevede il dettato della nostra Costituzione, o la finanza e le multinazionali sconfiggeranno la Repubblica“.

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8 COMMENTI

    • Vesto che sei abbonato, ricordarti che se la A32 costa come una suite di un albergo lo dobbiamo anche e soprattutto al costo di tutte queste società controllate. Il discorso Pubblico/Privato c’entra proprio niente. A chi inneggia alla bellezza del pubblico ricordo che Alitalia era pubblica, e ci è costata più di 10 miliardi di debiti. Più del Tav. Telecom e FS erano pubbliche, e fungevano da ufficio di collocamento dei partiti.

  1. Sempre incinta la madre di sto Gabriele… Ma na spirale mai vero ????? ….poi ci lamentiamo di st la feccia che ci sta intorno….mah .. vabbó…

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