
RICEVIAMO DA ALCUNI GENITORI DI BARDONECCHIA
BARDONECCHIA – Un episodio che ha lasciato increduli genitori, bambini e parte del corpo docente si è verificato nel plesso della scuola elementare di Bardonecchia. In una classe quarta, impegnata nel percorso formativo in vista della Prima Comunione, un’insegnante ha rimosso il crocifisso dall’aula. Non una sola volta, ma ben due: la prima, il crocifisso è stato misteriosamente rimesso al suo posto; la seconda, nuovamente rimosso.
A seguito della segnalazione, la questione è stata portata all’attenzione della dirigente scolastica, che ha autorizzato la docente a lasciare l’aula priva del simbolo cristiano.
Un gesto che ha sollevato forti perplessità, non solo per il valore simbolico del crocifisso nella tradizione scolastica italiana, ma anche per il contesto specifico: una classe in preparazione alla Prima Comunione, momento centrale della formazione religiosa di tanti bambini.
Alcuni genitori hanno raccontato lo sconcerto e la confusione dei piccoli, spaesati da una scelta che contraddice quanto loro trasmesso in famiglia, a catechismo e nella stessa scuola. Ma ciò che rende la vicenda ancora più difficile da comprendere è la figura della dirigente scolastica. Chi oggi è a capo dell’istituto, un tempo era insegnante di religione: un ruolo che presuppone profonda conoscenza e rispetto per i simboli della fede cristiana, nonché per la tradizione culturale e religiosa del nostro Paese.
Una figura che, agli occhi della comunità, avrebbe dovuto tutelare – e non autorizzare – la rimozione del crocifisso, simbolo non solo religioso, ma anche identitario, parte integrante della storia dell’Italia e delle sue scuole.
Va ricordato che il crocifisso è previsto nelle aule scolastiche dalle norme tuttora in vigore (Regio Decreto del 1924 e successive interpretazioni giurisprudenziali), e la sua presenza è stata più volte confermata come legittima anche dalla Corte di Cassazione e dal Consiglio di Stato. Ma al di là della norma, ciò che colpisce in questo episodio è il venir meno di un principio condiviso: quello del rispetto della cultura locale, della tradizione cattolica che, piaccia o no, permea la vita di molte famiglie del nostro territorio.
In una regione come il Piemonte, storicamente legata al cattolicesimo e a figure centrali della storia religiosa italiana, questo gesto appare non solo inopportuno, ma culturalmente fuori luogo.
Un atto che non promuove la laicità, bensì la rimozione arbitraria di un simbolo che ha attraversato generazioni, accompagnando l’educazione di milioni di bambini.
Cosa ha portato una dirigente, già insegnante di religione, a sostenere una simile decisione? Qual è il messaggio che si intende trasmettere ai bambini, alla comunità, alle famiglie che credono nella scuola come luogo anche di continuità culturale?
E infine, può una singola sensibilità personale prevalere sulla storia, sulla tradizione e sul sentimento collettivo di una comunità?
L’auspicio è che questo episodio apra un confronto serio e rispettoso tra istituzione scolastica, famiglie e cittadini.
Perché la scuola pubblica non è il luogo dell’omologazione ideologica, ma della pluralità che si fonda anche sul rispetto delle radici culturali del nostro Paese.
In un tempo in cui si parla tanto di inclusione, sarebbe paradossale escludere proprio ciò che, per secoli, ha rappresentato la nostra identità culturale e spirituale. Difendere il crocifisso non significa imporre una fede, ma riconoscere una storia. E dimenticare la propria storia, per una comunità, è sempre il primo passo verso lo smarrimento.
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LA REPLICA DELLA DIRIGENTE BARBARA DEBERNARDI
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Gentile Direttore,
vista la lettera oggi pubblicata, di alcuni non meglio precisati genitori di Bardonecchia, che mi chiama direttamente in causa, sono in dovere di fornire le seguenti informazioni, che purtroppo smentiscono la ricostruzione fatta dagli autori.
Lascio a Lei e ai lettori i commenti. Io mi limiterò ai fatti. Documentati e documentabili.
Nella serata del 29 settembre vengo informata per iscritto da una mia docente che il crocifisso presente nella sua aula è stato da lei tolto dal muro e messo nell’armadio, in nome del principio di laicità della scuola, pur nel rispetto di un simbolo fondante e fondamentale in cui si riconoscono i cristiani e pur rendendosi tardivamente conto che tale azione sarebbe stata da concordare preventivamente con il resto del Team docenti.
Il giorno successivo rispondo, via mail (con testo che qui sintetizzo) alla docente:
nei miei personali uffici, di Sindaco e di Dirigente, nonostante o forse proprio grazie alla mia formazione teologica, non ho esposto pubblicamente questo simbolo religioso, reputando -con giudizio strettamente personale- che lo stesso dovrebbe avere casa in luoghi consoni, cioè in luoghi di culto e in spazi culturali cristiani;
al contrario, in un’aula scolastica condivisa, in rispetto di tutte le sensibilità presenti, tutte egualmente degne, la decisone di togliere il crocifisso ritengo debba essere condivisa con tutta la comunità educante e a me comunicata;
infine, ogni azioni andrebbe sempre messa in atto pensando ai frutti che potrà portare e che, nel dubbio, è sempre saggio rifarsi a quegli insegnamenti di quel laico maestro di Pace che fu Achille Croce, che fra il resto suggeriva:
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“Abbi rapporti pacifici con i più prossimi.
Studia, vivi e propaganda i principi della non violenza.
Studia, conosci e rispetta la religione degli altri.
Sii veritiero.
Usa mezzi buoni, in armonia con i fini.
Cerca senza posa la Verità.”
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Contestualmente ricevevo da una “rappresentante di alcune mamme della scuola primaria di Bardonecchia” la segnalazione dell’avvenuta rimozione del crocifisso e del conseguente disagio. E il 2 ottobre così rispondevo al genitore:
“Gentilissima,
grazie della segnalazione. Sono stata messa al corrente del problema anche dalle insegnanti, alle quali ho chiesto di trovare una soluzione condivisa e soprattutto rispettosa della sensibilità dei bambini. Sono in attesa di loro determinazioni e sarà mia cura darle informazioni in merito.”
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Ho quindi scritto al Team dei docenti, ricordando loro i principi non personali, ma giuridici, ai quali ispirarsi nella gestione del problema. E che qui, nuovamente, sintetizzo.
La Corte di Cassazione si è infatti recentemente (e per fortuna!) pronunciata sul dibattito. Nel 2021, ha dunque stabilito che l’esposizione del crocifisso non è obbligatoria, ma non può intendersi come discriminatoria. Essa non è imposta, però deve essere decisa in autonomia dalla scuola, con un dialogo che coinvolga le famiglie, in modo tale da consentire a tutti di esporre la propria posizione.
Chi decide in ultimo sull’esposizione? La decisione spetta al Dirigente, che dovrebbe fare un proprio provvedimento, specie in caso di contrasti. Il Dirigente, dice sempre la Cassazione, non può però procedere a vietare il crocifisso nelle aule. Così come un’eventuale Circolare che lo imponga non appare ammissibile perché questo modo di procedere non è conforme al modello e al metodo di una comunità scolastica dialogante, che ricerca una soluzione condivisa nel rispetto delle rispettive sensibilità.
La decisione del resto non può essere imposta neanche dal singolo docente, che può proporre l’esposizione del crocifisso, ma non stabilirne l’uso o vietarlo, nemmeno se la regola sia limitata alle sue ore di lezione. Ha evidenziato infatti la Cassazione che egli non ha un potere di veto o di interdizione assoluta rispetto all’uso del crocifisso.
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Alla luce di queste indicazioni (e non di una mia personale direttiva, che fino ad oggi non c’è mai stata) ho chiesto alle docenti di riflettere e di propormi una scelta condivisa.
Nel frattempo il crocifisso è rimasto al suo posto, appeso in aula (contrariamente a quanto scritto dai genitori, e per me anonimi, autori della lettera) e solo nella serata di oggi (9 ottobre 25) sono stata messa a parte delle riflessioni condotte a inizio settimana dal Team docenti, presenti le Fiduciarie di Plesso, e sulla loro proposta condivisa.
E, pur rispettando lo strumento informativo che ospita questo dibattito giornalistico, fondato purtroppo su dati errati e non marginali, del contenuto della proposta informerò prima di tutto non gli “anonimi genitori” estensori della lettera, ma i genitori che mi hanno interpellata direttamente, firmandosi e chiedendomi un confronto, che mai ho rifiutato, come ben sanno le famiglie con le quali quotidianamente mi interfaccio da Dirigente e come credo ancora sappiano i miei allievi: quelli con i quali ho vissuto 34 anni di insegnamento di religione e di cultura cristiana (non di catechismo, che ha e deve avere spazi autonomi e certamente non scolastici!) dei quali nulla rinnego e che neppure mi sento di dover difendere.
Per fortuna la storia di questo lungo percorso umano e professionale, parla per me.
Grazie per l’ospitalità.
Prof.ssa Barbara Debernardi
Dirigente scolastica della Direzione Didattica Lambert, già docente di Religione dell’Istituto Superiore Des Ambrois.










Per protesta bruciate il corano.
Proprio il fatto che la Dirigente scolastica era un’insegnante di Religione e ha permesso alla docente di rimuovere il crocifisso dovrebbe far riflettere ….. la scuola italiana, piaccia o no ,è laica.
mi verrebbe da pensare…..che l’ insegnante
sia atea o di religione opposta ,potrebbe essere ebraica (non credono in NostroSignore) oppure ma non penso
islamica , perché Loro considerano Gesù un profeta , e poi gli ignoranti della Lega e destrorsi dicono sempre la stessa tiritera, potrebbe essere rossa fino al midollo ma questo non ha senso perché la prima regola è difendere il diritto di voto e credo , la religione Cristiana è talmente assurda per
Il pensare dell’ uomo ….che il figlio di Dio è intoccabile e Dio non avrebbe mai permesso il martirio e l’ uccisione , nessuno poteva inventarsi una storia così illogica ,
nessuno poteva considerare il valore di una donna ( Maria ) e gli Ebrei come noi del resto consideriamo solo quello che ci fa’ comodo , siamo tutti vittime dell’ indottrinamento ,politico,culturale,religioso e in primo piano il consumismo che è smontato totalmente dalla morte e dall’alienament0 ,si 0 , e all’ ora lasciamolo questo crocefisso e battezziamo le persone quando saranno consapevoli del proprio credo , non ipotechiamo con un ‘usanza la fede ,con costruiamo commercio sulle feste religiose ,onoriamo veramente ciò che ci è stato donato ,questa vita che nessun denaro può rendere eterna solo il ricordo chi ci stima ,per quei valori di moralità e onestà
che possiedono anche gli altri e purtroppo molti bigotti non osservano.
È legittimo toglierlo, se dà fastidio anche a un solo alunno o insegnante.
Lo prevede la legge. Io stesso, ricoverato due volte in ospedale, l’ho chiesto e lo hanno immediatamente tolto dalla camera in cui ero.
Le tradizioni non c’entrano nulla, lo stato italiano è e deve rimanere laico, punto.
Di solito i Valdesi non sono intransigenti e mal informati come Lei.
Ci vuole tanta ma tanta fede per credere in una religione creata dai romani. Credere che una signora resti gravida da una entità e partorisca vergine, o nella moltiplicazione dei pani e pesci, oppure del maestro che morto dopo tre giorni sparisce. Ribadisco ci vuole una fede granitica anche perché non ci sono riscontri scientifici .
Ci sono però dei riscontri “logici”:
Ad esempio che prima gli apostoli stavano rinchiusi in casa, zitti zitti per paura di fare la stessa fine del crocifisso.
Poi improvvisamente sono usciti allo scoperto e hanno affrontato, quasi andandoselo a cercare, il loro, spesso tragico, destino.
Cosa può aver determinato tale cambiamento di prospettiva?
Riscontro scientifico.
Lo stesso che incoraggia qualcuno ad investire in bitcoin o a credere al riarmo UE per difenderci da quel cattivone di Putin.
Fede si scrive con la effe maiuscola, anche quando ne scrivono i miscredenti ed anche quando non è granitica.
invece di rimuovere il crocifisso sarebbe piu opportuno rimuovere la maestra e il dirigente scolastico
In realtà, quello fuori luogo è il crocifisso in una scuola laica; perché , con tutto il rispetto, se come diceva signora ci deve essere inclusione per tutti, allora sarebbe giusto inserire i simboli religiosi anche di altre religioni, ma non credo che sia molto d’accordo!
Mi chiedo se, in caso arrivasse a scuola una bimba col velo, questa leonessa de noartri glielo farebbe togliere (guadagnandosi, come minimo, qualche calcioschiaffazzo da parte dei genitori, se non addirittura un richiamo ufficiale). Io dico di no. Lo dico e lo sostengo, e a ragion veduta, perché il tipo umano che si prende la briga di atti tanto inutili, quanto pretestuosi, di norma si muove spinto solo da un feroce, vigliacco conformismo.
Comunque, a questo punto non resta che sperare che i genitori siano forniti di un po’ di carattere (volgarmente definito ”palle”) e che non mandino più i ragazzi a scuola sino a quando non verrà ripristinato ciò che si. E questo lo dico non aderendo per nulla alla religione cristiana, anzi, ma per il rispetto dovuto ad un simbolo sacro (e anche identitario, perché no?) che andrebbe in ogni caso tutelato.
La bimba col velo o il bimbo con la kippa sono legalmente permessi. È il burka che è vietato, dato che copre le fattezze del viso e non è legale.
Non è legale in un piccolo fazzoletto di mondo che si crede ancora in grado di dettare regole che non reggeranno a lungo.
Quante cose, illegali quasi ovunque, il nostro presuntuoso Occidente si concede senza nessun riguardo per la sensibilità degli altri?
La risoluzione sarebbe la crocifissione della malnata in sala mensa.
Chiamare le cose ……………,
perché non ti è venuto in mente di lapidarla a colpi di pane e di pesce?
92 minuti di applausi. 😀
Eccoli i leoncini da tastiera. Poveracci
Se questi fossero tutti i problemi della vita….
Il crocifisso rappresenta l’insegnamento di Gesù riportato in Mt 7,12 e Lc 6,31: “Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”.
Togli il crocifisso e togli quel principio, che cosa resta ? La laicità ? Ne vediamo i risultati
Solo 3 anni fa lo Stato “laico” imponeva l’ introduzione in vena di svariate dosi di presunto vaccino a pena di licenziamenti, demansionamenti, cancellazioni da albi e ordini e non ultimo allontanamenti dai propri affetti. A distanza di soli 3 anni sono sorti molti dubbi sulla validità sociale, morale , etica e sanitaria di tali imposizioni. Le verità spesso sono molte, ognuna con pesi diversi e come sempre, serve tempo per valutare gli accadimenti.
Non è rinunciare a curarsi perché si crede che la vita continui nell’ aldilà, le persone veramente credenti vivono meglio senza ansia di lasciare tutto, e ora basta con la storia dei vaccini , se rispettiamo veramente il prossimo per le sue idee non obblighiamolo ad ammalarsi perché rinunciamo alla logica egoistica legge della sopravvivenza.
Signor Galliano.
Tanto per restare nei dintorni dei Vangeli, forse questi dubbi sono Risorti solo in Lei.
In tre anni anziché in tre giorni, se la sono proprio presa comoda questi Suoi dubbi.
Evidentemente devo essermi espresso davvero male se 2 lettori su 2 hanno interpretato con queste risposte il mio commento ! Cercherò di migliorare.
Vedo tante persone Religiose ma poco Cristiane. Amen e andate tutti a fare in…..altro
La scuola è laica. Solidarietà alla maestra.
Da licenziare in tronco …i crocifissi ci sono sempre stati nelle aule se non gli piace che cambi mestiere
Da licenziare in tronco il crocifisso nelle aule c è sempre stato se non gli piace che cambi mestiere o paese
Hai ragione Gianmimmo, il crocifisso va licenziato: che cambi mestiere!
Articolo e commenti direttamente dal Medioevo.
La scuola è laica, che vi piaccia o meno. Brava la maestra!