Oltre alle prime 11 condanne per l’inchiesta “San Michele”, che ha scoperto i legami e gli interessi della mafia anche in Val Susa, ci sono state anche due assoluzioni per non aver commesso il fatto: quelle di Francesco Butano, 57enne di Rivoli, e di Claudio Ravizza, 58enne di Buttigliera Alta. I due sono titolari della società Giafra Immobiliare, che nel 2011 era proprietaria della cava di Sant’Ambrogio, che avevano poi affittato a Giovanni Toro, l’imprenditore arrestato con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, e che era pure riuscito a fare dei lavori di asfaltatura al cantiere Tav della Maddalena di Chiomonte.
Butano e Ravizza erano accusati di violazione delle norme sullo smaltimento dei rifiuti alla cava di Sant’Ambrogio: in particolar modo di non aver seguito le leggi inerenti allo smaltimento di circa 25mila metri cubi di rifiuti speciali, che erano stati stoccati nella cava senza le autorizzazioni, oppure buttati in altre zone della Valle non autorizzate e riutilizzate come materiale di riempimento per alcuni cantieri a Chiusa San Michele. Ma in realtà si è poi appurato che la loro società non aveva responsabilità in tal senso.
Altra cosa chiarita grazie al processo, è che i due imprenditori non sono stati vittima di minacce da parte di Toro, al punto da ritornare sui loro passi e non sfrattarlo più per i ritardati pagamenti dell’affitto della cava. Bensì la procedura di sfratto è stata sospesa perché Toro aveva ripreso a pagare il canone di locazione, quindi non c’era più motivo per cacciarlo, soprattutto tenendo conto che sul mercato non c’erano tanti altri imprenditori disponibili a prendersi in gestione la cava. Ecco quindi l’assoluzione, dopo un anno e mezzo di calvario giudiziario.