MAFIA IN VALSUSA E A TORINO: 11 CONDANNE, LA PENA PIÙ ALTA AL NIPOTE DI ROCCO LO PRESTI

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Bardonecchia, il ristorante sequestrato a febbraio dai carabinieri

BARDONECCHIA/ALPIGNANO – Giovedì 29 novembre il tribunale di Torino ha condannato 11 persone, a seguito dell’inchiesta sulla presenza della ‘ndrangheta a Torino e in Alta Val Susa, per vari reati: associazione mafiosa, usura, intestazione fittizia di beni ed estorsione.

L’indagine è nata dalle dichiarazioni di un imprenditore vittima di estorsione. La Direzione Distrettuale Antimafia aveva così scoperto un giro di riciclaggio di denaro per l’acquisto di locali a Torino e Bardonecchia. Il processo si è tenuto con il rito abbreviato.

La condanna più alta è stata emessa nei confronti di Giuseppe Ursino (6 anni, 9 mesi e dieci giorni di reclusione). Il nipote del boss di Bardonecchia Rocco Lo Presti  (mancato nel 2009) era accusato di aver fatto intestare alcuni locali a Bardonecchia, Alpignano e Torino a dei prestanome, per evitare eventuali confische e facilitare il riciclaggio di denaro. I carabinieri lo avevano arrestato il 28 febbraio insieme ad Ercole Taverniti, accusato di intestazione fittizia di beni. Sempre a febbraio, nell’ambito dell’inchiesta, le forze dell’ordine avevano sequestrato la pizzeria “Tre torri” in via Medail a Bardonecchia, il ristorante “Lettera 22” ad Alpignano e il bar “Mambo Cafè” nel centro di Torino.

 

Sono stati condannati dal tribunale di Torino anche i fratelli Aldo e Adolfo Crea (rispettivamente a 4 anni e 8 mesi, e 4 anni e 5 mesi di reclusione). L’inchiesta dei carabinieri si è incentrata proprio sul ruolo dei fratelli Crea, considerati dal pm Toso gli elementi di spicco dell’organizzaione criminale. I due erano stati già condannati per i processi Bing Bang e Minotauro.

ll giudice ha invece assolto altri due imputati, tra cui Luigi Crea (figlio di Adolfo), che era accusato di concorso in estorsione. Altri tre imputati invece sono stati rinviati a giudizio.

Il provvedimento scaturisce dall’attività del Nucleo Investigativo di Torino, sotto la direzione ed il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia presso la Procura della Repubblica di Torino, (a seguito dell’operazione Big Bang eseguita nel gennaio 2016), condotta tra settembre 2016 ed ottobre 2017, che ha consentito di accertare come Giuseppe Ursino sia elemento organico alla ‘ndrangheta operante sul territorio piemontese, nella sua articolazione territoriale denominata “locale di San Mauro Torinese”, guidata dalla famiglia Crea, la quale estrinseca il controllo del territorio anche mediante estorsioni e fittizia intestazione a soggetti terzi di attività commerciali.

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