NUOVE IDEE E IPOTESI SUL FUTURO DELLA VALLE DI SUSA: ANDIAMO OLTRE LA TAV, RISCHIAMO DI FARE LA FINE DEI POLLI DI RENZO!

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di ROBERTO SERRA

No TAV, Si TAV, ci rendiamo conto che dopo anni di discussioni, battaglie verbali e non solo, ci ritroviamo ad avere risolto concretamente poco o nulla e il tutto ci sta passando sopra la testa mah..forse!

Apprendiamo che forse qualcuno in questi giorni ha scoperto che realizzare l’opera non costerà 7 miliardi di € ma bensì il doppio. Nell’italico modo di ragionare costituito da paradossi, da incapacità e purtroppo anche sovente d’inciuci, non è poi un fatto così strano scoprire il ministro dei trasporti abbia dopo 15 anni che se parla ancora questi dubbi, comunque è semplicemente preoccupante.

Stiamo tranquilli il ministro ha costituito una Commissione di Esperti e quanto prima saprà e sapremo, più o meno, all’incirca quanto quest’opera potrebbe costare, speriamo!.

La domanda sorge comunque spontanea, fino ad ora i numeri e le simulazioni prospettate che ci hanno propinato sono solo battute di un copione della solita commedia all’italiana, dove l’improvvisazione è di norma ed è legata al talento recitativo oppure all’inconsistenza del copione? Mah….!

A questo punto noi cittadini cosa ci stiamo a fare?. In questa affermazione si ricomprende tutti e soprattutto coloro che, anche con ideologie diverse e in certe casi opposte si riconoscono nel principio di operare e agire per individuare un futuro a questo meraviglioso angolo d’ITALIA
Con po’ di presunzione ma soprattutto co buona fede vorrei provare a ragionare e affrontare il problema senza preconcetti.

Una volta tanto partiamo dal presupposto di guardarci in faccia e parlarne serenamente come avviene tra amici, senza scontrarci affrontando demagogicamente fantasiosi macro scenari dove la Valle diventa l’area focalizzante di tutti gl’italici problemi da sempre discussi e quasi mai risolti.

La metafora dei polli di manzoniana memoria si è trasformata in Valle Susa in triste realtà, infatti come spesso succede quando si affrontano le grandi scelte calate dall’alto senza consenso e confronto, la situazione è destinata a degenerare e il dialogo e il confronto oltre a farsi aspro tendenzialmente rischia di toccare interessi personali più che altro legati al particolarismo locale, particolarismo che tanto affascina e alimenta la discussione, dove la critica, il pessimismo generalizzato, la delusione, la paura del cambiamento, la fanno da padrone.

A prescindere da questa premessa non propriamente ottimistica vorrei una volta tanto provare con serenità, obbiettività e ottimismo (per quanto mi è possibile) vedere cosa potrebbe riservarci il dopo.

Certamente le considerazioni potranno essere soggette a interpretazioni o valutazioni soggettive, ma acquisire percezioni e idee nuove che approcciano i problemi da punti di vista differenti potrebbero permettere di non restare in balia degli eventi, arroccati nelle proprie idee senza esserne né partecipi né protagonisti.

La mia attività professionale nel settore turistico da sempre mi ha portato ad affrontare i problemi e trovare soluzioni concrete.

Infatti con lo stesso spirito ho lavorato per Cesana con la soddisfazione di essere riuscito al termine dei 10 anni di mandato da Sindaco, a rilanciare Cesana trasformandola in località turistica di qualità, riallineata con le più importanti località turistiche alpine nazionali .

Mi permetto quindi di riprendere ed esprimere con diritto il concetto per me sacro di ragionare in termini globali e concreti, dove uscire dal campanile è assolutamente indispensabile, e torno a ripetere: una visione strategica ha nulla che fare con interventi minimalisti e di consenso quali la realizzazione dell’ennesima rotatoria piuttosto che l’asilo, il ponticello o gli orti urbani.

Se qualcuno ha avuto la costanza di leggermi fino a questo punto l’invito munendosi di pazienza di proseguire la lettura e valutare se lo scenario ipotizzato è poi così demenziale.

Non voglio entrare nella diatriba del No o del Si, riconosco doverosamente il determinante contributo del movimento No Tav nel fare per ben cinque volte cambiare, migliorare e ottimizzare il tracciato per contro personalmente ho per nulla ho apprezzato il silente atteggiamento di molte Amministrazioni in particolarmente in Alta Valle in tutti questi anni. Con altrettanta convinzione comunque ritengo che sia giunto il momento del dialogo, del capirsi.
Provarci e importante ma riuscirci è fondamentale per noi ma soprattutto per le future generazioni.

BASSA VALLE

Cresciuta economicamente con la industrializzazione sin da fine ‘800 grazie all’energia idroelettrica ed alla Ferrovia (guarda caso…) vive oggi la crisi globale e in particolare quella del sistema industriale torinese post FIAT.

Per la sua situazione geografica e meteorologica favorevole rispetto all’area metropolitana di Torino, che per la sua collocazione è sovente gravata da ristagni atmosferici che producono PM10, nebbia, caldo ecc., da Rosta a Susa può essere oggetto d’insediamenti urbani integrati di qualità.

Per rendere appetibile (e forse basterebbe guardare alla vicina Val Sangone) è fondamentale creare un sistema di collegamento della linea storica Susa-Torino quale vera metropolitana leggera integrata da una rete infrastrutturale locale su gomma.
Un intervento da realizzare subito con l’obbiettivo di collegare Susa all’area metropolitana in 30-35 minuti, con buona pace e soddisfazione dei pendolari e studenti da sempre ostaggi di un sistema trasportistico indegno di una nazione civile quale si vanta di essere l’Italia.

Salvare la Beltrame è certamente una iniziativa meritoria, non dimentichiamo però tutte le lotte che in passato si sono combattute e le polemiche legate alle famigerate emissioni notturne di fumi e polveri, il riconvertire in termini immediati le maestranze a operare in attività produttive integrati in progetti innovativi potrebbe essere una valida iniziativa e opportunità per avviare questo nuovo virtuoso ciclo

Il recupero urbanistico delle area industriali dismesse o sotto utilizzate, dovrebbe puntare a insediamenti produttivi di eccellenza e di ricerca, anche mirati allo sviluppo di prodotti specificamente affini alle aeree montane su tecnologie e sviluppati per l’uso delle energie rinnovabili. Il modello potrebbe essere un mix fra quello che si sviluppa nell’area industriale di Bolzano e un centro come Sofia-Antipolis, un polo avveniristico e di ricerca avanzato, realizzato nel retro terra di Cannes, da svilupparsi anche con forme di fiscalizzazione agevolata (non inventiamoci niente è sufficiente alle volte guardarsi attorno).

Altro punto fondamentale è la valorizzazioni dell’esistente integrato da inserimenti urbani di qualità contestualizzato in un piano urbanistico di area vasta

La conca di Susa dovrebbe essere oggetto di una rivoluzione urbanistica, che la trasformi in località culturale, residenziale e di servizi, con una visione turistica del commercio e dell’artigianato di qualità in tutte le sue valenze compreso ovviamente l’enogastronomico.
L’area di Bussoleno ormai (Chianocco in realtà) ha una valenza più commerciale di massa, mentre quella di Avigliana resta fortemente industriale con una interessante possibilità di valorizzazione dei laghi e del centro storico, e con Sant’Ambrogio può ulteriormente valorizzare la Sacra di S.Michele.

Ma un approfondimento e una riflessione sulla stazione internazionale di Susa è indispensabile e non me ne vogliano i Segusini, la nuova stazione deve essere interscambio integrato con la linea storica in caso contrario non ha significato realizzarla.

Questa affermazione può suonare piuttosto provocatoria. ma ha assolutamente una sua logica.
Per l’Alta Valle Susa, il Brianzonese e l’Alta Maurienne, in stagione turistica invernale è indispensabile che una parte dei treni passeggeri ad alta velocità continuino a transitare sulla linea storica.
Non è pensabile che la clientela turistica, scenda a Susa e in bus (percorrendo minimo 40 a 70 km) raggiunga le località olimpiche o Briançon. L’interscambio tecnico potrebbe essere Bussoleno ma la logica economica, commerciale e turistica consiglierebbe direttamente Torino.

Al contempo la valorizzazione e l’ottimizzazione della linea porterebbe a collegare le tre aree sciistiche (Alta Valle di Susa, Brianconese, Savoia) già di rilevanza internazionale in un unico enorme domaine skiable, dove Caselle diventerebbe per tutti l’aeroporto di riferimento, Soluzione che meriterebbe una governance condivisa transfrontaliera sviluppata fra le imprese del turismo, a partire dai gestori degli impianti e dalle amministrazioni locali e non come ora succede che il declassamento Caselle in aeroporto di terza categoria (inizio quasi irreversibile di un declino premonitore una futura fase di smobilizzo), ha provocato ben poche reazioni e preoccupazioni negli operatori in Valle.

La vocazione di Susa quindi non è certamente di trasformarsi in città di transito o d’interscambio. L’interesse è di trasformarsi in città di charme, di residenza d’elite, di turismo congressuale e quindi rientrare in una ristrutturazione contestualizzata in un discorso di recupero diffuso. Ad esempio il pieno recupero del castello della Marchesa Adelaide, deve diventare il fiore all’occhiello dell’operazione.

Una proposta tanto per uscire da ipotesi teoriche potrebbe essere la realizzazione di una cittadella universitaria esempio: facoltà di geologia o trasporti e logistica i meglio ancora di un centro di ricerca alpina per territori di lingue latine, replicando e integrando il successo dell’EURAC * di Bolzano (vedi descrizione a fine relazione).

Contestualmente sarebbe necessario favorire l’inserimento, con idonei interventi sul PRGC di area sovracomunale al fine d’incentivare insediamenti di qualità per categorie tipo professionisti, ricercatori, pensionati attivi, offrendo la possibilità d’insediarsi in una collocazione ambientale, paesaggistico altissimo pregio con tutti i vantaggi che potrebbe offrire l’abitare in città.

ALTA VALLE

Quando si parla di Alta Valle, Susa deve essere considerata la porta di accesso, questa località ha quindi una doppia valenza rappresentare la città simbolo della cultura alpina e del mondo delle terre alte.

Contestualmente l’Alta Valle deve conservare l’importanza e il fascino di essere terra OLIMPICA, con Oulx il baricentro logistico, amministrativo, commerciale (media/grande distribuzione) e Sestriere la stazione di punta e di riferimento, anche se, il prima possibile si dovrà puntare anche su un’immagine territoriale di area vasta più identificativa (come ad esempio “Le montagne olimpiche della Valle Susa) o qualcosa di analogo sull’esempio di: “Les Trois Vallee”, “Porte de Soleil”, “Le Dolomiti”, “Val Gardena”, “Val Pusteria” ecc.)

Uno dei motivi che ci permisero di farci assegnare la Olimpiadi Torino 2006 fu certamente l’accessibilità della Valle. Rete stradale, autostradale e ferroviaria garantirono e garantiscono in tempi brevi con tutti i sistemi di trasporto di accedervi. Un ruolo importante in questo contesto l’ebbe la ferrovia asse internazionale di collegamento Roma-Parigi.

Sicuramente anche in passato questa favorevole accessibilità giocò a favore nello sviluppare il turismo invernale. Ovviamente di ciò è necessario tenerne conto e inserirlo nel piano trasportistico della Valle, trovando l’equilibrio tra le varie esigenze senza penalizzare il settore turistico fonte di reddito e occupazione di altissimo interesse.

In prospettiva la linea storica dovrà continuare ad assolvere una serie di funzioni fondamentali. In un momento storico dove il treno sta riacquistando interesse ed efficienza che lo mette in competizione e concorrenza con l’aereo sulle tratte di medio raggio (600-800 km). Pertanto Oulx in particolare diventa strategico come punto di arrivo e distribuzione del turismo delle Montagne Olimpiche, a ciò si aggiunga un notevole transito di turisti francesi (in particolare parigini francesi del nord) frequentatori delle montagne del Brianconese che trovano in Oulx l’accesso più prossimo.

Tra l’altro questa clientela non dev’essere vista solo come un transito ma una opportunità e occasione di attrarla sulle nostre montagne con offerta di servizi. Non dimentichiamo mai il fascino che per gli stranieri ha l’Italia e il made in Italy, opportunità sempre da noi troppo sottovalutata. Pertanto nel contesto valutativo è necessario tenere conto con profonda attenzione questa situazione ed è ovvio che la riconversione urbanistica e turistica richiederebbe una rivisitazione totale.

Oulx naturalmente è la giusta localizzazione per realizzare un piccolo hub ferroviario. Siccome e l’evento olimpico ha permesso di collegare Malpensa, Linate, Caselle, Orio al Serio esaltandone la funzione, diventa quindi quasi anacronistico pensare che invece il traffico turistico che utilizza l’alta velocità approdi a Susa per poi essere trasportato in alta Valle, mentre quello proveniente dagli aeroporti arriverebbe a Oulx.

A dir il vero il sistema trasportistico su rotaia non è ancora così efficiente, per cui buona parte dei turisti arriva dagli aeroporti in bus, motivo in più per pretendere la riconversione dalla gomma alla rotaia, garantendo una migliore performance ambientale.

Ovviamente la stazione dovrà essere totalmente trasformata in un hub ferroviario, dotato di tutti quei servizi e offerte commerciali che un turista richiede o necessita. La struttura dovrà essere un grande centro dove i turisti verrebbero accolti e ridistribuiti con bus verso le località di destinazione dell’Alta Valle e del Brianconese. Prendiamo Porta Nuova a Torino, stazione Termini a Roma sono esempi da prendere in considerazione, da aree di transito degradate si stanno riconvertendo in punti d’incontro e socializzazione integrate da strutture di servizio finalizzate all’utenza turistica di transito.

In una valutazione progettuale globale di territorio, verificare la validità della realizzazione di un un collegamento diretto con un tunnel stradale Oulx – Briançon potrebbe essere una ipotesi da valutare. Non scandalizziamoci ma pensarci e valutare non è peccato.

E’ quindi necessaria l’ottimizzazione dell’area sciistica in collaborazione con gli esercenti degli impianti e la previsione di un piano di ottimizzazione dello sviluppo sportivo invernale ed estivo, ovviamente tenendo sempre sotto controllo il contenimento delle aree soggette agl’interventi.
Ad esempio con la realizzazione dell’hub ferroviario si renderebbe interessante la costruzione di una cabinovia urbana di collegamento con Sauze.

Vanno quindi studiate linee guida per lo sviluppo equilibrato e la gestione integrata delle varie località individuandone le caratteristiche e valorizzandone le positività: Cesana ambiente, Sestriere sport ed élite, Bardonecchia famiglie e tranquillità, a Sauze giovani e “trasgressione” ecc.
Individuare e creare un’area termale, che potrebbe essere sia a Susa che nella piana di Oulx dove hanno trovate sorgenti calde. Ect ect

Indispensabile sarebbe promuovere la riconversione della seconde case con incentivi alla ristrutturazione con l’impegno a metterle a disposizione nei periodi non utilizzate.

Un sistema trasportistico che in tutte le Alpi non ha eguali: tunnel e autostrada, due valichi, una ferrovia storica strutturata per il transito di treni veloci, in un ambiente alpino tra i più belli del mondo, far parte del sistema neve più importante del mondo Savoia / Hautes Alpes, sono degli atout non comuni anzi unici a livello mondiale.

Altrettanto l’essere parte integrante di una Città che, con le Olimpiadi è riuscita a fare il salto di qualità imponendosi tra le località turistiche più interessanti Italiane, e quindi con la chance di entrare di diritto e non solo a parole ad essere una componente indispensabile e integrata nel prodotto “Torino“.

UNIONE DEI COMUNI

Dopo una esperienza a dir poco scoraggiante di accorpare in una unica Comunità Montana l’Alta, la Bassa val di Susa e la valle Sangone, il problema è stato risolto addirittura su scala nazionale abolendo le comunità Montane che, assieme le province improvvisamente divennero il capro espiatorio e la soluzione di tutti gli italici problemi Risultato l’Alta valle divisa in tre la cui suddivisione dettata più da motivi di campanile che da effettivi reali motivi. Mentre la Bassa si dibatte anzi si contorce nell’eterno e poco sanabile dilemma del si o no TAV.
Sarebbe così improponibile riproporre la vecchia suddivisione: l’Alta valle con Oulx comune di riferimento. Bassa Valle con Bussoleno comune di riferimento e Giaveno per la val Sangone.

Susa “città Libera” simbolo di una realtà non aggregabile ma espressione di un territorio, di una realtà patrimonio di tutti (utopia pura, ma pensarci?!!)

CONCLUSIONI

E’ possibile una volta tanto, provare a pensare in positivo? A parlarsi, a riflettere, ipotizzando che forse tutto non è male, che forse quelli che la pensano diversamente non sono nemici, che forse con un po’ di buona volontà ci si può parlare e confrontare (questa frase non è buonismo è semplicemente buon senso).

Provare quindi a ipotizzare lo scenario sopra descritto, verificandolo, modificandolo, discutendolo, sentendo semplicemente voci diverse e conoscenze ed esperienze vissute, forse questo approfondimento ci permetterebbe di comprendere meglio il problema e intuire soluzione fino ad ora sconosciute.
La prossima programmazione di fondi europei dovrebbe vedere la Valle con idee e progetti di massima pronta a svilupparli sia in chiave propria che transfrontaliera, ma purtroppo con l’attuale conflittualità si rischia di non avere un soggetto attuatore credibile e di essere divisa fra guerre di cortile fra comuni che da soli non contano nulla.
Pretendiamo quindi che la politica affronti le proprie responsabilità e garantisca gl’impegni, che gli Amministratori scendano dal campanile, ma soprattutto che i cittadini siano in condizione di comprendere e valutare quello che il futuro gli potrebbe offrire.

Roberto Serra
(Cartina di Lorenzo Rossetti)

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2 COMMENTI

    • Facile cavarsela con una battuta e non metterci la faccia. Con piacere e interesse mi aspetterei oltre all’umorismo una proposta,
      roberto serra

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