
GIAVENO – Svolta sull’inchiesta della procura di Torino per l’omicidio di Germano Giaj Levra, l’ex assicuratore di 91 anni massacrato di botte nella sua casa in Piazza Molines.
Venerdì 16 maggio è stata fatta l’autopsia sul corpo della vittima. Secondo l’ipotesi della procura, a seguito dei dati e delle prime informazioni emerse dall’autopsia, Germano sarebbe stato già picchiato dal giorno prima del decesso, ossia da martedì 13 maggio. Un quadro di violenze avvenute, sul corpo di Germano, almeno dalle 17 ore precedenti.
Il povero Germano Giaj Levra sarebbe stato picchiato a morte, nella sua casa, dal giorno precedente all’intervento dei soccorritori (avvenuto mercoledì 14 maggio) e poi lasciato agonizzante nel letto.
L’ipotesi degli inquirenti è che Germano sia stato picchiato dal pomeriggio di martedì 13 maggio: poi sarebbe stato portato nel letto fino al pomeriggio di mercoledì 14 maggio, quando il figlio Davide ha finalmente chiamato i soccorsi, intorno alle ore 16, dicendo che suo papà “era caduto in cucina”.
Dall’autopsia emergono informazioni inquietanti: sul corpo denutrito del povero Germano sono stati individuati vari traumi, contusioni, fratture multiple ed ecchimosi. Ma alcune delle lesioni subite non sarebbero risalenti al giorno dell’omicidio: c’erano anche delle ferite infette e non curate, con lividi in varie parti del corpo, che alla procura fanno pensare a maltrattamenti subiti dalla vittima da più tempo. Fino al tragico epilogo di mercoledì 14 maggio, quando Germano Giaj Levra è arrivato in ospedale a Rivoli con 12 costole rotte, lesioni a braccia e gambe, oltre a un trauma cranico commotivo e una ferita lacero contusa sulla testa.
La Procura ipotizza quindi una situazione di maltrattamenti che duravano da tempo, culminati con il decesso dell’anziano papà.
L’inchiesta della procura è per omicidio colposo e omissione di soccorso. Ora sono due gli indagati: 2 dei 3 figli della vittima.
Davide Giaj Levra, 58 anni, con l’accusa di omicidio colposo (sarebbe stato lui, secondo la Procura, a picchiare il padre fino alla morte).
E poi il fratello maggiore Mauro Giaj Levra, 61 anni, indagato per omissione di soccorso, anche se non sarebbe stato presente al momento del pestaggio. Mauro Giaj Levra è stato indagato perché, sempre secondo l’ipotesi della procura – pur sapendo delle condizioni del padre – non avrebbe chiamato subito i soccorsi martedì 13 maggio. Secondo la tesi dell’accusa, Mauro quel giorno sarebbe rientrato in casa dopo la chiamata del fratello Davide, che l’aveva avvisato delle condizioni del padre. Ma una volta a casa, non avrebbe chiamato subito i soccorsi. Che sono stati avvisati solo il giorno dopo, mercoledì 14 maggio.
Il terzo figlio Giorgio, panettiere, non è indagato. Si costituirà parte civile e non era in casa al momento del fatto. Ovviamente ogni indagato è innocente fino a quando la sua colpevolezza non viene legalmente provata e fino a prova contraria. Questo principio, noto come “presunzione di innocenza”, è un fondamento del diritto penale e garantisce che una persona non sia considerata colpevole prima di essere condannata.
Se risultano colpevoli, in pasto ai maiali.