RACCOLTA FUNGHI IN VALSUSA E VAL SANGONE: I CONSIGLI DELL’ISPETTORATO ASL

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riceviamo dall’ASL

Attivo nell’ASL TO3 l’ispettore micologico un servizio non solo di vigilanza sui funghi commercializzati, ma anche di riferimento gratuito per l’identificazione dei funghi raccolti dai privati – attivo fino al 15 novembre 2017.

Con le piogge del periodo estivo inizia la stagione della raccolta  funghi che, in realtà territoriali come le valli dell’ASL TO3 assume particolare rilevanza. Nell’ambito del Servizio Alimenti e nutrizione (SIAN) nell’ASL TO3 è attivo l’ Ispettorato Micologico, che svolge azioni di vigilanza sulla commestibilità dei funghi messi in commercio, nonché costituisce punto di riferimento per  l’attività di identificazione dei funghi raccolti dai privati per l’autoconsumo, al fine di prevenire le intossicazioni o casi ancora peggiori di avvelenamento. Il Servizio è svolto da operatori qualificati che sono formati con corso base di 240 ore ed aggiornamenti obbligatori tutti gli anni;  il servizio è totalmente gratuito ed è attivo nel periodo di maggiore crescita fungina (nel 2017 è attivo  dal 15 maggio al 15 novembre, con una certa elasticità  che dipende  dall’andamento della stagione) e vi si può accedere previo appuntamento telefonico, nelle sedi e orari riportati nella tabella. Inoltre viene garantita la presenza dei micologi in particolare nei principali mercati del fungo, come ad esempio quelli di Giaveno.

I funghi portati per il controllo devono essere:

  • freschi: non deve passare troppo tempo dopo la raccolta, e non devono essere stati sottoposti a nessun trattamento di conservazione (tipo congelamento o essiccazione);
  • interi: non bisogna tagliarli, né spezzettarli, né lavarli, né raschiarli (alcuni tipi di funghi sono riconoscibili in modo certo solo se sono analizzati nella loro completezza);
  • sani ed in buono stato di conservazione: non devono essere eccessivamente tarlati, né ammuffiti, né marci o fradici, né eccessivamente maturi (i funghi in cattivo stato non sono mai commestibili, e generalmente neanche più riconoscibili!).

Deve essere portato ad esaminare l’intero quantitativo raccolto, dato che funghi che sembrano uguali ad un occhio non esperto appartengono spesso a specie diverse che il micologo è in grado di distinguere. I funghi devono essere portati in contenitori rigidi e forati (ad esempio cestini), non in sacchetti o borse di nylon e simili, che facilitano il danneggiamento dei funghi e sono vietati per legge. È meglio inoltre separare per quanto possibile le diverse specie fungine al momento della raccolta, perché la eventuale presenza nello stesso cestino di funghi molto velenosi può comportare l’eliminazione dell’intero quantitativo di funghi mescolati  tra loro. Alla fine del controllo, i funghi identificati come sicuramente commestibili verranno restituiti al raccoglitore, mentre i funghi classificati come non commestibili, tossici oppure non determinabili, saranno immediatamente eliminati dal micologo che ha effettuato il controllo. In Italia il consumo di funghi tossici è una delle principali cause di tossinfezione alimentare: anche nell’ASL TO3  ogni autunno gli ispettori Micologi del Servizio Igiene Alimenti ricevono chiamate dal pronto soccorso degli ospedali a causa di intossicazioni da funghi, e una sindrome da intossicazione in persone che hanno mangiato funghi è da considerare sempre come un’emergenza, data la possibilità di esito letale. È facile capire come sia possibile, per il raccoglitore inesperto, fare degli errori che possono essere molto gravi o addirittura fatali se si considera che le specie velenose mortali che crescono nei nostri boschi sono almeno 5 e che circa i 2/3 del totale delle altre specie sono tossiche e possono provocare sindromi di varia gravità.

È bene ricordare che molti  metodi citati nelle tradizioni e credenze popolari per riconoscere i funghi velenosi sono falsi. Infatti, non è vero che…

  • se cuciniamo i funghi con prezzemolo, ferro o argento, quelli velenosi li anneriscono (l’Amanita phalloides, il principale fungo mortale delle nostre zone, non li annerisce);
  • i funghi di prato sono sempre buoni (l’Amanita phalloides e molti altri funghi tossici crescono anche nei prati);
  • per verificare se il fungo è velenoso, posso farlo mangiare ad un animale (oltre ad essere crudele per l’animale, i funghi velenosi mortali danno sintomi di avvelenamento da 6 ore a 12 giorni dopo l’ingestione);
  • i funghi invasi da larve, insetti e lumache sono sempre buoni (diversi funghi tossici sono mangiati dalle lumache, che non ne hanno danno);
  • I funghi che non fanno raggrumare l’uovo ed il latte sono sempre buoni.

È quindi importante la massima prudenza e per nessun motivo si devono mangiare funghi che non si sono identificati con certezzaNon è solo una questione di funghi tossici: anche i funghi considerati normalmente come commestibili possono, se mal conservati o non trattati adeguatamente, diventare tossici. Un esempio ben conosciuto dai micologi è quello dell’Armillaria mellea, la comune “famigliola”, che se congelata, vecchia o comunque mal conservata può dare intossicazione. E anche funghi “nobili” come il porcino, se consumati in grandi quantità, specialmente se crudi, possono causare effetti che richiedono il ricovero in ospedale.

L’informazione anche nelle scuole dell’ASL TO3

 L’ASL TO3 in accordo con gli insegnanti di numerose scuole del territorio organizza ogni anno  incontri di informazione sui funghi per gli studenti delle classi della scuola primaria e secondaria, nell’ambito dei programmi di scienze naturali , allo scopo di diffondere (tramite gli Ispettori Micologi dell’ASL TO3 ) nei bambini e nei ragazzi nozioni basilari sulla raccolta sicura dei funghi e sul servizio micologico, sia per creare una cultura prudenziale sui funghi nei ragazzi sia per ottenere una ricaduta sulle famiglie che intendano raccogliere funghi per il consumo privato.

Al di là dell’intervento sui ragazzi, molta attenzione viene però rivolta all’informazione verso gli  insegnanti, che  garantiscono a loro volta  la possibilità di un’attività informativa costante rivolta agli studenti tramite, per esempio, l’integrazione nei normali programmi di scienze naturali delle informazioni legate alla prevenzione delle intossicazioni da funghi.

 

 

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