di FABIO TANZILLI
Dalla Regione Piemonte è arrivato l’ok per la collocazione ed il riutilizzo del materiale estratto dal traforo della seconda canna del Frejus, destinati a Bardonecchia e Salbertrand. Il progetto è stato predisposto dalla Sitaf.
A COSA SERVIRÀ LO SMARINO?
Parte dello smarino prodotto nel tunnel durante le fasi di scavo del doppio tunnel sarà quindi utilizzato:
1) A Bardonecchia, per il recupero/rifacimento dell’imbocco della nuova galleria autostradale del Frejus in costruzione lato Italia (utilizzando 90.000 metri cubi di smarino).
2) A Bardonecchia per la costruzione di un vallo paramassi in frazione Melezet (usando materiale roccioso pari a 192.890 metri cubi) con la funzione di proteggere gli insediamenti abitativi e la Strada Provinciale n. 216 dal rischio di frane di crollo dal versante montano in località Sacro Cuore.
Successivamente alla realizzazione dell’opera (e con apposita variante urbanistica) a Melezet potrà essere restituita la destinazione urbanistica residenziale sull’area in cui attualemente sussiste il vincolo di inagibilità (per le abitazioni esistenti) e di inedificabilità (su alcune aree potenzialmente edificabili) a causa del predetto rischio frana.
3) A Salbertrand, per il recupero ambientale del sito in località Sagne (ex cantiere asfalti Sintex), lungo la statale 24 prima delle frazioni San Romano e Oulme (per un volume pari a 20.000 metri cubi) che si presenta in uno stato di degrado difficilmente sanabile, in tempi accettabili, attraverso la naturale dinamica vegetazionale. In passato, l’area in esame è stata utilizzata come area di cantiere, officine e betonaggio per la realizzazione della galleria Pont Ventoux ed al momento risulta improduttiva con un capannone in lamiera ed un silos ancora da smantellare. Il piano di campagna non è mai stato recuperato per usi agricoli. Attualmente risultano allocati provvisoriamente circa 10.000 metri cubi di materiale proveniente dalla galleria in costruzione, e per i quali risulta necessario che la Direzione Ambiente della Regione Piemonte acquisisca l’autorizzazione concessa dall’autorità competente;
4) In Francia: la restante parte risulta abbancata totalmente in territorio Francese e di conseguenza il sito presso il Comune di Montanaro non riceverà il materiale di scavo della galleria.
L’INTERVENTO SUL MELEZET INFLUIRÀ SULLA FAUNA LOCALE
Secondo la Regione, l’intervento del paramassi sul Melezet ricade all’interno del Sito di Interesse Comunitario “LES ARNAUD E PUNTA QUATTRO SORELLE”. I lavori avranno un impatto negativo, anche se basso, con tre specie di farfalle (Papilio alexanor, Maculinea arion, Paranassius mnemosyne) e con una specie di uccello, il passero “Lanius collurio”.
A mitigazione degli effetti negativi, la Sitaf dovrà adottare per gli inerbimenti un miscuglio con maggiore varietà di specie erbacee, che preveda anche le specie nutrici dei lepidotteri sopramenzionati, e di adottare specie arboree adatte per creare un ambiente mosaicato più idoneo alla presenza dell’averla piccola.
PRESCRIZIONI SUL TRASPORTO DELLO SMARINO
– il trasporto del materiale dovrà avvenire con mezzi con copertura telonata per evitare dispersione di materiale e/o sostanze lungo i percorsi comunali;
– dovranno essere concordate con le Amministrazioni Comunali e l’Amministrazione Provinciale: gli aspetti economici relativi alla manutenzione delle opere da eseguirsi e della manutenzione del manto stradale eventualmente danneggiato dai camion impiegati per il trasporto dello smarino.
– dovrà essere fatta una rotonda tra la viabilità provinciale (S.P. n. 216 del Melezet) e la strada comunale che accede ai campi da sci;
– dovrà essere verificata la validità della difesa spondale verso il Torrente Dora del Melezet, prevedendo le eventuali opere di consolidamento strutturale o di manutenzione straordinaria, adottando anche le necessarie misure di protezione marginale della strada (barriere di protezione).
GESTIONE DELLO SMARINO
– la Sitaf deve aggiornare il Piano di utilizzo dei materiali di scavo con l’indicazione dei siti dove effettivamente verrà allocato il materiale, e deve specificare meglio la destinazione d’uso urbanistica dei siti di destinazione, al fine di verificarne la compatibilità con i materiali che essi dovranno accogliere;
– nel caso venga utilizzato, come previsto dalla Sitaf, il sito di Sagne in comune di Salbertrand è necessario che la a Regione riceva l’autorizzazione redatta a suo tempo dall’autorità competente (rilasciata all’ing. David Colaiacomo) per il conferimento dei primi 10.000 metri cubi di materiale, proveniente dallo scavo della galleria, e attualmente già depositati a Salbertrand.
PRESCRIZIONI PER USO DELLO SMARINO A SALBERTRAND
– ARPA si dovrà esprimere sull’attendibilità dei campionamenti e delle analisi effettuate nel 2012, usate dalla Sitaf per ottenere le autorizzazioni e procedere al deposito dei materiali a Salbertrand. Questo poiché nello stesso piano redatto da Sitaf, a pagina 13 viene dichiarato che “Pur non seguendo rigorosamente la normativa …” le modalità di campionamento sono comunque efficaci”.
MONITORAGGIO AMBIENTALE
Tra le varie prescrizioni, la Regione ha stabilito che Sitaf dovrà elaborare con ARPA un piano di monitoraggio ambientale, che includa le aree di deposito interessate a Bardonecchia e Salbertrand, per il controllo degli impatti su Rumore e Atmosfera, con lo scopo di definire le azioni di mitigazione necessarie.
OBBLIGHI SUI CANTIERI
Al termine degli interventi, i terreni agricoli utilizzati come area di cantiere dovranno essere ripristinati, in modo da ricreare quanto prima le condizioni originarie. La Sitaf dovrà concordare con i proprietari o i gestori dei fondi le modalità e le tempistiche degli interventi di ripristino. Per la predisposizione del progetto esecutivo del vallone a Melezet, la Sitaf dovrà prendere contatto con l’Associazione Assomont, operante nell’area d’intervento, al fine di concordare vari aspetti legati al cantiere.
SALBERTRAND DOVRÀ CAMBIARE PIANO REGOLATORE
Per il sito di Salbertrand viene evidenziato che le misure di salvaguardia imposte sull’area dalla Variante generale al PRGC risultano scadute e che l’area risulta agricola, le cui norme di attuazione non prevedono la possibilità di realizzare aree di deposito, di riporto e/o terrazzamenti con terre e rocce da scavo; di conseguenza, l’intervento proposto non risulta conforme alle norme di PRGC vigente.