SESTRIERE, FUNIVIA SISES: UN PROGETTO PER RESTAURARE LA STAZIONE

Condividi
FacebookTwitterWhatsAppMessengerEmailLinkedIn

dall’UFFICIO STAMPA DEL COMUNE DI SESTRIERE

SESTRIERE – Prende spunto da Giorgia Ferrero, laureata alla IAAD, l’idea e la progettazione, divenuta tesi di laurea, di rilanciare riportando a nuova vita la stazione a monte della vecchia funivia Sestriere-Alpette-Sises, abbandonata da decenni a quota 2.600 metri d’altitudine.

Il Comune di Sestriere ha deciso di dedicare un incontro a Casa Olimpia in programma per sabato 23 marzo alle ore 18.30 in cui la Ferrero illustrerà la sua idea di restaurare la stazione a monte della Funivia Sises esponendo le tavole che hanno accompagnato la sua tesi di laurea in design degli interni.

“Quello che ne resta – silegge nella tesi di Giorgia Ferrero – è un imponente scheletro di cemento armato dal colore arancione che domina la vetta. Meravigliata da questa architettura decisi di progettarne il suo ipotetico risultato”.

Risale agli anni ’30 la costruzione delle tre storiche funivie di Sestriere ossia la Sestriere-Alpette-Sises, la Sestriere-Banchetta e la Sestriere-Fraiteve che diedero il via all’insediamento sciistic e alla nascita del Comune di Sestriere, fondato per Regio decreto nel 1934.

La funivia del Sises, assieme a quella della Banchetta e del Fraiteve, vennero smantellate nel 1986, oltre mezzo secolo dalla costruzione. A loro spetta il merito di aver dato un fondamentale impulso all’avvio alla pratica dello sci alpino nell’intera nazione ed alla nascita e allo sviluppo dell’industria turistica sull’intero comprensorio della Via Lattea.

Al loro posto vennero realizzati dei moderni impianti di risalita frutto sulla scia delle nuove tecnologie. La vetta del Sises fu collegata tramite uno skilift mentre l’antica stazione di arrivo della funivia restò abbandonata. Alle pendici del Sises si sono scritte le pagine più importanti della storia dello sci alpino con i piú grandi campioni di ieri, di oggi e di domani. che hanno raccolto grandi successi sulle piste del Sises e sul comprensorio della Via Lattea in oltre sessanta edizioni di Coppa del Mondo, passando per i Campionati Mondiali del 1997 sino ad arrivare ai Giochi Olimpici Invernali e le Paralimpiadi nel 2006.

 

FacebookTwitterWhatsAppMessengerEmailLinkedIn
Condividi
© Riproduzione riservata

2 COMMENTI

  1. Leggo che si tratta di una tesi di “design degli interni” e sono certa che il progetto sarà una figata pazzesca, anche perché non c’è limite alle fighetterie quando non c’è qualcuno che debba mettere i soldi sul tavolo. O forse i soldi sul tavolo li metterebbe il Comune? In tutta questa stagione lo skilift del Sises non è mai stato fatto girare e considerato che negli ultimi anni oramai nevica sopra i 2000m, investire o quantomeno utilizzare gli impianti in quota è la cosa più sensata che si possa fare. Non in Via Lattea! Non perchè non ci sia del buon senso, ma semplicemente perchè a chi gestisce gli impianti non interessa minimamente far sciare la gente,ogni scusa è buona per tenere fermo un impianto. Non uno straccio di investimento, se non per riposizionare impianti obsoleti, con una strategia che di certo non ha nulla a che fare con lo sci: sono riusciti a devastare l’Anfiteatro, a rendere insciabile il Vallone, a rendere penoso lo spostamento tra l’area di Sauze e Borgata, chiudere l’area di Grange, Genevris e piste 32-33 in Banchetta. E per assurdo, l’unico impianto un po’ recente, la 4 posti di Col Saurel (immagino sia stata pagata dai francesi o dai Comuni), è ferma da 4 anni. Tralatro altra zona in quota ed esposta a nord, quindi strategica. Leggo “con l’accordo dei Comuni di Cesana e Claviere” ???? Gli stessi che hanno pagato la messa in regola della pista del Colletto. il Comune di Cesana che si è pagato la realizzazione della pista fino al parcheggio, quando i gestori sono anni che non battono neanche la pista fino all’intermedio??? Sarebbe il caso che gli enti pubblici a partire dai Comuni (ma estenderei alla Regione) anziché occuparsi di immobili, si occupassero di servizi e tutelassero un po’ meglio i propri investimenti a favore di una Società privata che fa utili come nessuno in Italia, anche grazie alle sovvenzioni pubbliche e alla minimizzazione dei costi mediante azzeramento investimenti e riduzione ai minimi termini della gestione. Di immobili sfitti e in (s)vendita ce ne sono veramente a iosa, e occuparsi del recupero di edifici storici, sarebbe finanche nobile, ma se non si offrono servizi, e quando si parla di montagna a 2000m, cerchiamo di essere sinceri, si parla di impianti sciistici minimamente moderni, il declino sarà incolmabile.

  2. mi domando solo perché non intervengano le istituzioni imponendo alla Sestrieres spa di procedere con un progetto di rinnovamento degli impianti, basta guardare come lavorano nelle Dolomiti o a Zermatt. E dire che in Italia è presente uno dei più grossi costruttori di impianti di risalita (la Leithner Ropwais)

Rispondi a Giorgio Alfano Annulla risposta

Please enter your comment!
Please enter your name here

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.