STORIE DI VALSUSA / SALBERTRAND E LA PLURICLASSE MULTIETNICA

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La pluriclasse multietnica di Salbertrand: foto scattata prima dell’emergenza Covid

dalla DIREZIONE DIDATTICA LAMBERT 

SALBERTRAND – Per la pluriclasse multietnica di Salbertrand la settimana di educazione civica è una bella occasione per valorizzare socialmente le migliori esperienze realizzate quest’anno e non solo, e dare nuovo impulso a questo prezioso lavoro educativo. Le insegnanti ci raccontano nel dettaglio i numerosi eventi ed attività didattiche che sono state affrontate, da quelle già realizzate a quelle ancora in cantiere.

Il “progetto teatrale” di integrazione che ogni anno affronta svariati temi interculturali: nel 2018 i ragazzi avevano già partecipato alla rassegna nazionale per le scuole “Ragazzi in gamba” come autori del copione originale del musical Zeliot. In questo spettacolo si narra una storia ambientata nella Savana Africana dove l’incontro con il diversamente abile è possibile al tal punto da immaginare una convivenza pacifica tra zebre e leoni proprio grazie ad un personaggio speciale, figlio della natura selvaggia, come Zeliot.

Per questa intraprendente rappresentazione di una società inclusiva che invita alla cittadinanza globale, gli studenti hanno raggiunto il primo posto tra tutte le scuole del nord Italia. L’emozione più grande è stata però la trasferta a Bergamo per questa occasione, dove i ragazzini si sono sentiti tutti parte di una grande famiglia.

Attualmente i bambini di Salbertrand sono impegnati durante il laboratorio settimanale di musica che fa parte dell’offerta formativa del tempo pieno del plesso, nella realizzazione di uno spettacolo che sarà preparato per fine anno, una rivisitazione moderna del racconto di Jules Verne “Il Giro del Mondo in 80 giorni” il quale rispecchia il grande desiderio di viaggiare delle attuali generazioni.

Ormai da due anni la pluriclasse sta inoltre percorrendo in modo interdisciplinare tutte le tematiche che riguardano l’educazione alla legalità, dalla storia all’attualità: la memoria di ciò che è stato nella nostra valle con la resistenza e la liberazione, nelle parole di Primo Levi. Gli alunni si augurano inoltre che possa finalmente essere realizzata la promessa fatta a loro dalla Dirigente Scolastica Barbara Debernardi di accompagnarli nel mese di maggio, restrizioni covid permettendo, ad Avigliana, per visitare i luoghi in cui fu scritto “Se questo è un uomo”.

E sempre in modalità interdisciplinare si è affrontata legalità e illegalità secondo il diritto nazionale e internazionale, che ha visto protagonisti i ragazzi del centro di accoglienza di Salbertrand per minori stranieri, con cui si sono svolte attività laboratoriali musicali di interculturalità ed educazione alla cittadinanza attiva.

Da ricordare anche le coinvolgenti lezioni all’aperto con le forze dell’ordine della polizia di frontiera e dei carabinieri, che vogliono andare a sviluppare la fiducia nelle forze armate italiane secondo il progetto dell’Ufficio Scolastico Regionale Cittadini del Mondo.

Nell’ottica invece di essere la scuola di Salbertrand una concreta e quotidiana scuola di pace che educa alla solidarietà e alla fratellanza, da quest’anno sono stati avviati gemellaggi nazionali e internazionali attraverso incontri di classroom e di attività di cooperative learning: è attivo infatti un gemellaggio con le classi della scuola Montessoriana di Almese, un secondo gemellaggio in inglese con la scuola primaria di Elerai in Tanzania, e uno in francese con la scuola messicana di Acapulco, che come noi possiede dei laboratori linguistici dove si studia il francese, e con cui a Salbertrand dal prossimo anno si condividerà anche lo spagnolo come lingua di studio.

Ma un ulteriore gemellaggio verrà avviato anche con una scuola francese più vicina, dati i nostri confini prossimi con la la Francia, dal prossimo settembre 2021. Ci tengono a sottolineare le Insegnanti che l’attività del gemellaggio, oltre ad impegnare intensamente le docenti sull’aspetto organizzativo e i bambini nella quotidiana attività didattica, fa sentire gli alunni vicini a persone lontane e di diverse culture creando a scuola un’atmosfera magica.

Nonostante il lockdown Salbertrand ha infine realizzato un libro interculturale di “ricette della nonna” che vedrà la stampa a breve. Ovviamente anch’esse ricette multietniche data la presenza di tante nazioni in una piccola scuola. Insomma questa piccola scuola di montagna è diventata una vera e propria scuola senza frontiere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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5 COMMENTI

  1. …..e pensare che qualche anno fa’ sotto l’amministrazione Garavelli-Biolati rompevano le scatole agli alunni delle elementari con corsi di patuà tenuti da un signore in pensione che si infervorava e sgridava i ragazzi ,che se ne sbattevano le ciliegine….soldi e tempo sprecato. A chi frega ancora qualcosa la storia del “Gro bletun” che gli veniva raccontata-inculcata
    Ora bisognerebbe fare corsi di arabo,rumeno,albanese ,congolese ecc.e un po’ di tailandese a quei 4 barotti che ci sono ancora.

    Cambiano i tempi e anche il sindaco pro occitani ha fatto il suo tempo,il prossimo magari magrebino .

    • Ah bè, utilissimi i corsi di patuà in un mondo globalizzato. Provo a metterlo sul CV per vedere se mi dà quella marcia in più per tornare un lavoro. Ben vengano queste iniziative utili a creare nuove generazioni un po’ meno razziste e ignoranti di quelle che sapevano il patuà e poi volevano inforcare il “negro”.

    • Un enorme applauso a questa scuola che è riuscita finalmente a fare dell’integrazione, dell’uguaglianza, del rispetto, una materia di studio pratica che andrebbe applicata a tutte le scuole d’Italia e del mondo.
      E’ un lavoro davvero molto ben fatto ed apprezzabile al massimo, visto che ancora oggi in molte scuole vige il bullismo verso chi ha una cittadinanza, un modo di vestire, una religione, un ceto sociale diversi da quelli della maggioranza.
      Comunque non è da criticare neanche il corso di patuà, anzi, anche quello dovrebbe essere istituzionalizzato, perchè i vari dialetti sparsi in tutta l’Italia rischiano purtroppo di scomparire, ed è un peccato, perchè sono comunque le nostre radici, che non vanno mai dimenticate, sono le lingue dei nostri padri e nonni, che a volte in paesini come Salbertrand e dintorni, d’inverno arrancavano per lunghi percorsi nella neve con un paio di zoccoli ai piedi, per raggiungere la scuola più vicina… anzi, potrebbe addirittura esserci uno scambio culturale, i ragazzini dell’Africa o di altri continenti potrebbero insegnare ai ragazzini italiani qualche parola delle loro lingue madri, non quelle dei colonizzatori, ma quelle dei popoli a cui appartengono, e contemporaneamente insieme all’italiano potrebbero imparare qualche parola di patuà in modo che i nostri dialetti non diventino lingue morte. Il tutto naturalmente nel rispetto dei bambini e del loro modo di essere, ma un po’ di disciplina in classe ci vuole, altrimenti se ognuno fa quello che vuole, diventa difficile apprendere qualsiasi materia. Prima di dire che il signore che insegnava il patuà sgridava i bambini, forse bisognerebbe chiedersi se il comportamento dei bimbi era rispettoso e consono alla vita di classe, perchè purtroppo oggi molti genitori pensano che i loro bimbi possano fare ciò che gli fa comodo anche a scuola.
      Detto questo ancora un grande plauso a questa iniziativa davvero molto educativa, encomiabile.

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