SUSA, L’OPPOSIZIONE SOLIDALE CON SILVIA ROMANO

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Silvia Romano

di SANDRO PLANO (Gruppo Consiliare Susa)

SUSA – Ciò che avremmo voluto leggere nei giorni scorsi è questo: “Silvia Romano, detta Aisha, anni 24, nubile, professione cooperante, dopo un periodo di sequestro in Somalia, è ritornata a casa in buone condizioni di salute. I familiari ringraziano il Governo, i Servizi dell’Intelligence e tutti coloro che hanno lavorato per il rilascio”.

In un paese normale sarebbe dovuta finire lì. Nessun accenno all’abbigliamento e alla sua conversione. Se fosse scesa dall’aereo su una barella, magra, con qualche ecchimosi e con i jeans sarebbe diventata un’eroina. È scesa con le sue gambe, indossava l’jilbab verde, il capo coperto e un sorriso di felicità nel riabbracciare i genitori. Non era più un ostaggio liberato era diventata una musulmana. Sui social network, sui giornali si è scatenata una tempesta di insulti irripetibili, di accuse, di minacce. Sono stati pubblicati post di una violenza e volgarità incredibili e ieri  hanno scagliato dei cocci di bottiglia contro le finestre della sua abitazione.

La nostra capacità di sparare giudizi in tempo zero è preoccupante. Le dichiarazioni o le accuse di chi è vittima o parente di una vittima sono sempre giustificabili, i politici, i giornalisti, l’opinione pubblica dovrebbero mantenere un minimo di equilibrio nelle dichiarazioni. Chi ne approfitta per alimentare i sondaggi, lo share, la propria frustrazione o la voglia di rivalsa, ci dimostra che un dramma collettivo del Coronavirus come quello che stiamo vivendo non rende tutti più solidali.

Vederli emessi da Amministratori e Politici, che dovrebbero impegnarsi a risolvere i problemi e a non alimentare l’intolleranza, è molto preoccupante. Nico Basso, consigliere comunale di Asolo ha scritto “impiccatela”. L’on. Vittorio Sgarbi, deputato noto per la sua moderazione, ha detto che “va arrestata” per “concorso esterno in associazione terroristica”. L’on. Alessandro Pagano l’ha definita una “neo-terrorista”.

Max Scheler, filosofo tedesco, sosteneva che il Parlamento è un parafulmine poiché è facile scaricargli sopra del risentimento. Qui siamo al paradosso rappresentato da amministratori e parlamentari che scaricano risentimento su una cittadina colpevole di aver abiurato una fede molte volte sbandierata da alcuni loro colleghi. Come se fosse la prima e l’unica.

Domenico Quirico ha scritto “Conosco il rito dell’offerta della conversione: per averlo vissuto. Comincia con una proposta, gentile: quella di cambiare identità, di assumere un nome musulmano. Allucinante complessità del fanatico. Sconcertante impenetrabilità di personaggi a doppio, triplo fondo. Non gli basta tenerti in pugno, barattarti per denaro. Vogliono la tua resa, la tua anima”. Proviamo a immaginare lo stato d’animo di una donna occidentale, rapita dalla Jihad, sola, con in testa i cupi racconti di schiavitù, violenze e lapidazioni della faccia feroce dell’Islam.

Siamo quindi spettatori oltre che di un dramma umano, di una patologia sociale, di una guerra tra bande, della ricerca dell’untore e del colpevole: ‘’Europa, la Cina, i poteri forti, Soros, le Case farmaceutiche, le banche, i pipistrelli.

Siamo spettatori di fronte a contraddizioni incomprensibili: aiutiamoli a casa loro e poi: perché questa Silvia non è rimasta a casa sua?. Ci scandalizziamo perché questi migranti vengono qui, con le cuffie e il cellulare, dimenticando che anni fa noi siamo andati a casa loro con i fucili e il gas.

Molestano le nostre donne. Dimenticando che un notissimo giornalista italiano, sempre in quegli anni, sempre a casa loro, aveva comprato una ragazzina come moglie/serva. Non sono solo spacciatori, ma migliaia di braccianti che raccolgono frutta, che lavorano sui torni e sulle presse, che allevano bestiame. La nostra è una Repubblica fondata sul lavoro e non sul lavoro in nero.

In questa tristissima vicenda, ci sono stati errori di comunicazione che hanno dato spazio mediatico ai terroristi di Al Shabaab e hanno fatto emergere un triste spaccato della nostra società che non ci piace, che non ci deve piacere. Il Corano non è fuori legge e oltre all’art. 1, sul lavoro, della nostra Costituzione è bene anche citare l’art. 19. “Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume”. Per qualcuno il buon costume va dalla minigonna al tailleur aderente, purché non sia verde e di taglia XXL.

Dovremo ancora lavorare molto per rendere compiuto questo articolo della Costituzione, e dovremo lavorare molto per avere una società più tollerante, ma oggi, siamo orgogliosi di appartenere a una Nazione che non abbandona i propri cittadini in terre straniere, che vi siano giunti per lavoro, per divertimento, per missioni militari o per missioni umanitarie.

Il Gruppo consiliare Susa e tutti i suoi amici esprimono piena solidarietà a Silvia Romano, ai suoi familiari, a tutti coloro, connazionali e stranieri, che hanno lavorato per portare a casa, nella nostra Patria, un’italiana.

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9 COMMENTI

  1. Fortunatamente accanto ad opinioni da vomito, almeno una voce sana a supporto di un’esperienza terrificante. Un po’ di rispetto per qualsiasi cittadino che ha subito all’estero un torto. Meno maschilismo, più intelligenza. Bravo Plano

  2. Mi dispiace caro Plano ma questa volta sei in errore , non mi interessa la conversione della ragazza , non mi interessa il suo abbigliamento , ma mi interessa l’esborso folle di milioni per il suo riscatto e come molti hanno dimenticato eguale cosa era successa un lustro fa con altre due cooperanti rapite sempre in Africa e liberate dopo esborso di NOSTRI milioni .
    Quindi basta con queste ragazze che vogliono prestare aiuto in paesi pericolosi e vengono facilmente rapite ed usate per sfondo di lucro , per acquistare armi che vengono usate per sterminare le stesse persone che queste ragazze vogliono aiutare . Caro Plano la tua è demagogia e buonismo di bassa lega fatto senza riflettere a fondo , peccato conoscendoti ti credevo più attento .

    • se vai all’estero specialmente, in paesi poveri in qualunque veste, lavoratore, cooperante, turista, studente, per alcune organizzazioni sei una preda. Rido nel leggere le minchiate che qualcuno scrive. Piango invece quando le minchiate sono dette in Parlamento, questo perchè lo stipendio lo paghiamo noi a Pagano.

  3. Caro Carlo, non so chi sei (discutibile scelta di ValsusaOggi di non identificare chi scrive), ma il tuo commento esprime una posizione che non condivido ma che comunque rientra in una normale dialettica. Francamente non mi piace la considerazione su demagogia e buonismo di bassa lega. Ho semplicemente espresso le contraddizioni che questa nostra Società pubblica sui social. Lo Stato Italiano ha portato a casa Domenico Quirico, i due Marò, Simona Torretta e Simona Pari, Gabriele Torsello, Daniele Mastrogiacomo, Giuliano Paganini e Jolanda Occhipinti, Giuliana Sgrena e l’elenco non è completo. Restano ancora in mano a rapitori altri connazionali. Mettila come vuoi, ma i Governi di destra o di sinistra, non hanno mai abbandonato gli Italiani all’estero e apprezzo questa scelta. Che poi sia necessaria una particolare attenzione prima di andare in qualche paese, perfettamente d’accordo, ma la solidarietà in questi casi non è demagogia e non è buonismo a buon mercato. Potrebbe a chiunque si mette in viaggio. Ciao. Sandro

    • Guardi che le reazioni che ci sono state non sono dovute al fatto che la ragazza sia stata liberata,ma sul fatto che si sia presentata in abito islamico quando poteva evitare di farlo facendo così pubblicità gratuita ai suoi “aguzzini”.Aggiungiamo che il clamore mediatico si poteva evitare,anche e soprattutto da parte di chi ha cercato le luci della ribalta per fare dimenticare i suoi errori come governante, sbagliando completamente obiettivo in quanto ha ottenuto l’effetto contrario Poi sul fatto che sia stata mandata allo sbaraglio non ci piove,ma chi si avventura in certe zone dovrebbe essere più cauta e dotarsi di assicurazione per eventi come malattie,infortuni e rapimento,cosa che invece non è accaduto.Aggiungo che purtroppo di persone così pullulano e francamente non riesco a capire che utilità per le popolazioni locali possa avere chi va a fare volontariato senza avere competenze specifiche,a quel punto sarebbe meglio indirizzare la propria voglia di fare del bene vicino a casa propria,dove le occasioni di certo non mancano.Ma così non fa “figo”…Spero per la ragazza che tutti questo le sia servita di lezione.

  4. Grazie Sandro , mi aspettavo la tua risposta e come sempre anche se di opinioni diverse ,se leggi bene tra le righe il mio disappunto è unicamente dovuto all’utilizzo del denaro pubblico , cosa che se ricordo bene tu sei un attento fautore , per cui eventuali riscatti dovrebbero essere a carico di chi manda queste persone allo sbaraglio e non dei contribuenti . Ci rispettiamo vicendevolmente come abbiamo fatto nei vari incontri consortili la passata legislatura o in sede di Comunità Montana ; dove abbiamo ovviamente discusso ma sempre trovando poi una linea comune . Non amo l’anonimato per cui mi sono e firmo con il mio nome di battesimo , ciao carlo

  5. Quanti pesi e quante misure nei commenti alla vicenda, anche solo qui in questa pagina. Ognuno si sente in diritto di giudicare, di criticare, stimolati da quanto anche i politici si permettono di dire, strumentalizzando.
    Sandro Plano, concordo pienamente con il suo ragionamento.
    A tutti noi chiederei uno sforzo di “empatia” , quella che chiediamo agli altri quando problemi spinosi o imbarazzanti ci riguardano. Prima di giudicare un abito e il fatto di indossarlo occorrerebbe ampliare il ragionamento informandosi sulle conseguenze del trauma subito dalla cooperante e sui meccanismi del condizionamento psicologico presenti in questi casi, anche solo a ascoltando le esperienze di coloro che hanno vissuto esperienze analoghe.
    Quanto poi ai soldi spesi o “sprecati” la lista potrebbe essere molto lunga nel nostro Paese, meglio forse evitare di puntare il dito contro una donna sequestrata per 18 mesi. Sono felice oggi, a dispetto del pensiero di molti, di vivere in uno stato che non abbandona i propri cittadini e di aver contribuito con le tasse che pago nel mio piccolo al ritorno di Silvia Romano.
    Onore infine ai professionisti della polizia e dell’intelligence che l’hanno liberata, senza dubbi né pregiudizi. Grazie

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