TAV IN VALSUSA: NELLA CAVA DI CASELETTE LO SMARINO DELL’AUTOPORTO? “È UN’AREA TUTELATA A VINCOLO AMBIENTALE”

L'ipotesi, non ancora confermata ufficialmente, è stata resa nota dal movimento No Tav

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Foto di repertorio

di FABIO TANZILLI

CASELETTE – Fa discutere l’ipotesi che la cava di Caselette in località Grangetta, lungo la strada provinciale tra Avigliana e Caselette e posizionata in un’area tutelata a vincolo ambientale, possa ospitare lo smarino proveniente dal cantiere del nuovo autoporto Sitaf di San Didero, collegato ai lavori per il Tav Torino-Lione.
Questa ipotesi, che non è stata ancora confermata ufficialmente, è stata resa nota dal movimento No Tav, dal Fatto Quotidiano e dalla consigliera regionale Francesca Frediani.
Le perplessità nascono dal fatto che la cava di Caselette è ricompresa nella “Zona naturale di salvaguardia della Dora Riparia” istituita con apposita legge regionale.
Ma non solo: la cava di Caselette fa parte nel “Tenimento di Sant’Antonio di Ranverso” ed è sottoposta a vincolo ambientale dalla legge nazionale, essendo stato dichiarato ufficialmente “sito di notevole interesse pubblico”, come previsto dal “Codice dei beni culturali e del paesaggio” (ossia il decreto legislativo 42/2004 che regola la tutela dei beni culturali e paesaggistici d’Italia).
Della cava di Caselette se ne è parlato martedì 31 gennaio al presidio No Tav di San Didero, durante la serata informativa organizzata dal Movimento. Simone Franchino, della commissione tecnica No Tav, ha aggiornato i partecipanti sulla situazione.
La notizia è stata data per certa dal Fatto Quotidiano, nell’edizione di giovedì 2 febbraio: “Il prato di Caselette è stato trasformato in una gigantesca cava per tombare le terre di scavo del nuovo autoporto di San Didero” sostiene il quotidiano diretto da Marco Travaglio, che nella stessa pagina ospita un lungo articolo di Luca Mercalli dedicato alla cava di Caselette e al consumo di suolo.
Ora si attendono conferme o smentite da parte della Regione Piemonte o dal Comune di Caselette: “Tav, è una scelta scellerata quella di portare lo smarino in un’area tutelata a Caselette. La notizia dell’arrivo dello smarino nella cava di Caselette ci preoccupa – accusa la consigliera regionale Francesca Frediani – L’area prescelta è sottoposta a vincolo in quanto parte del tenimento dell’Ordine Mauriziano. Stiamo analizzando tutta la documentazione in merito e chiederemo conto alla Regione di questo ennesimo sfregio al territorio”.
Di per sé, l’attività di “coltivazione di sabbia e ghiaia” della cava di Caselette è sempre stata autorizzata regolarmente nel corso degli anni dagli enti preposti, tra cui il Comune di Caselette e la Regione Piemonte.
Nel 2010 il Comune di Caselette aveva rilasciato alle società Allara spa e Saccona snc l’autorizzazione all’attività estrattiva ed alla realizzazione degli interventi di recupero ambientale, con durata fino al 18 febbraio 2020. Successivamente, l’8 ottobre 2020, sempre il Comune di Caselette aveva rilasciato l’autorizzazione paesaggistica con scadenza il 7 ottobre 2025.
Mentre il 14 ottobre 2020 la Regione Piemonte, con apposita determina dirigenziale del Settore Polizia mineraria cave e miniere, aveva prorogato fino al 18 febbraio 2025 l’autorizzazione per il completamento dei lavori di coltivazione del giacimento di sabbia e ghiaia della cava.
Nel settembre 2021 c’è stato un cambio nella gestione della cava di Caselette: la società Cave Druento srl è subentrata alle altre due società Allara Spa e Saccona Snc, ottenendo la nuova autorizzazione della Regione Piemonte per proseguire le attività fino al febbraio 2025.
Con la determina dirigenziale del settembre 2021, la Regione ha dato così il via libera alla ripresa delle attività della cava di Cascina Grangetta, e proprio negli ultimi tempi le attività nel sito sono riprese a pieno ritmo con gli scavi, che hanno trasformato completamente quello che era in passato un terreno agricolo con i campi di mais lungo la strada del Monginevro.
Ora si attende la conferma ufficiale, da parte della Regione Piemonte, sul fatto che Caselette ospiterà lo smarino del cantiere dell’autoporto di San Didero oppure no: “Ne chiederemo conto alla Regione nella prossima seduta di Consiglio Regionale” annuncia la Frediani. Si attende anche di capire se il Comune di Caselette ha ricevuto eventuali informazioni in merito.

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22 COMMENTI

    • Effettivamente con due statali, autostrada e ferrovia fa un po’ ridere sentire parlare di NIMBY. E comunque coltivare una cava in un terreno agricolo buono è abbastanza idiota, a meno che in futuro non ci si converta a mangiare sassi.

      • Ottima osservazione, ma chissà se ora l’Europa, dopo gli insetti, ci racconterà che margiare i sassi appesantisce un po’, ma non fa ingrassare.

  1. Nimby o buonsenso cambia poco.
    Il movimento terra offre il fianco a speculazioni e raggiri e una buona vigilanza non guasta mai.
    Vigilanza fatta in proprio, non delegata ad altri foderandosi gli occhi con pelle di salame.
    Curiosità, Ti è chiaro il messaggio?

  2. Le cave si “coltivano” e i terreni si “valorizzano ” costruendo edifici. Quando le parole sono usate per creare confusione o peggio.

    • Per comunicare che sono completamente d’accordo avrei voluto scrivere “Affatto!”
      Ma attualmente “affatto” è comunemente usato in modo SCORRETTO come negativo.
      Allora dico “Assolutamente!”, che ormai ha pervaso tutto come se implicasse un “Sì”.

  3. Io credo che prima di parlare ci vogliano dei dati. Esiste anche solo un documento che parla della cosa? Anche solo un verbale ? Una indiscrezione giornalistica ? Ma davvero ha senso creare queste discussioni senza la benché minima base, che giornalismo, che modo di fare propaganda è ? Ricordo, per una cosa simile ci vuole una variante al progetto, prsentata, pubblicata, soggetta a variante di VIA. Ma no, si diffonde solo il terrore. Prendi una qualsiasi cava tra le decine in valsusa dove si COLTIVANO (eh si, è lingua italiana, mi spiace, se volete farei comitato NO ITALIANO fate pure) materiali che tutti quelli che leggono poi usano e via con li shit storming !

    • Alla lingua italiana piacciono gli eufemismi: dire “sfruttare” un giacimento sarebbe disdicevole!
      Così un pasto non si “mangia”, che sembrerebbe da cannibali, ma si “consuma” (evaporando?)
      anche se comunque nel piatto c’è sempre la medesima minestra.

    • Ai no tav basta sventolare davanti qualsiasi cosa collegata o no al Tav e perdendo gli ultimi residuali bagliori di senno attaccano come un toro davanti ad un drappo rosso.Quindi aspettiamoci immantinente un comitato NO CAVA con relativi picchetti,costruzione di presidi naturalmente abusivi e stazionamento di nullafacenti prezzolati e violenti.
      Vorrei però che questi signori dipanino un mio dubbio:ma i nostri cugini oltralpe come fanno?

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