TRAGEDIA DI TORINO, IL FUNERALE DEL GIOVANE DI COAZZE FILIPPO FALOTICO IN DUOMO

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COAZZE / TORINO – Questa mattina nel Duomo di Torino si è tenuto l’ultimo saluto a Filippo Falotico, l’operaio di vent’anni che sabato 18 dicembre ha perso la vita insieme ad altri due colleghi, Roberto Peretto e Marco Pozzetti a causa del crollo di una gru in via Genova a Torino. I funerali di Falotico in Duomo sono officiati dall’Arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia, mentre le altre due vittime Roberto Peretto e Marco Pozzetti verranno trasferite dalla camera ardente di Torino presso i propri Comuni in Lombardia. Oggi a Coazze e a Torino si è proclamato il lutto cittadino: bandiere a mezz’asta negli uffici comunali e il servizio di accompagnamento della polizia municipale delle salme. In Duomo sono arrivati anche l’Assessora Gianna Pentenero, l’Assessore Francesco Tresso e il sindaco di Coazze Paolo Allais. Presente anche il sindaco di Torino che ha abbracciato i parenti di Filippo Falotico. Per Filippo le gru erano una questione di famiglia, infatti il mestiere lo aveva imparato dal padre Domenico, titolare di una piccola impresa del settore. L’altra grande passione del giovane coazzese erano le automobili e per questo oggi gli amici hanno portato davanti al Duomo il cofano della sua 500 sul quale hanno apposto la loro firma e frasi in suo ricordo. Intanto la magistratura sta cercando di comprendere per quale motivo la gru di via Genova si sia schiantata al suolo.

LE PAROLE DEL VESCOVO NOSIGLIA: “INACCETTABILE MORIRE SUL LAVORO”

«Cari fratelli e sorelle, oggi, antivigilia di Natale, dappertutto vorremmo essere, ma non qui. Non a celebrare una Messa di sepoltura per Filippo e per ricordarlo insieme con i suoi due compagni Roberto e Marco. Invece la Chiesa e la città sono qui, vicino ai familiari e agli amici, a condividere un dolore così grande. Il lutto cittadino significa questo: che la scomparsa di questi lavoratori ci coinvolge tutti perché quella tragedia investe la vita, i problemi e le responsabilità di tutta la città. E però di fronte alla morte non siamo chiamati a campare di ricordi, sfiniti dalla nostalgia. So quanto questo sia difficile: ma la memoria che rimane viva è il dono che Filippo è stato per la sua famiglia, per gli amici, per le associazioni che frequentava. Il Signore stesso ci invita a questo atteggiamento. Nel Vangelo che abbiamo appena ascoltato ci viene detto: «Non sia turbato il vostro cuore, abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me».(Giovanni 14,1-11) Con queste parole Gesù consola i suoi discepoli che erano addolorati per la sua dipartita dal mondo verso il Padre. Gesù ci invita ad avere fede in Dio e fede anche in Lui per poter sperare di vivere sempre con Lui dopo la morte, là dove ci ha preceduti e ci attende. L’invito del Signore risuoni dunque dentro di noi come appello a trovare nella Parola di Dio le ragioni della speranza cristiana, che ci assicura che i nostri morti sono accanto al Signore Risorto e partecipano alla sua gloria come ci rivela l’apostolo Paolo nella prima lettura dove afferma: «Non continuate ad affliggervi come gli altri che non hanno speranza. Noi crediamo infatti che Gesù è morto e risuscitato così anche quelli che sono morti nel suo nome lui li radunerà con sé nel suo regno di pace e di gioia infinita» (1 Tessalonicesi 14,13-18). La vita vera è in Dio, in quell’amore che ci è stato rivelato da Gesù Cristo. E da quell’amore, non ci separiamo mai, come ci ricorda ancora san Paolo nella Lettera ai Romani. ”Io sono certo che né morte, né vita, né cose presenti, né cose future e nessun altra cosa potrà mai separarci dall’amore di Dio in Cristo Gesù (Romani 8,35-37). La verità di questa promessa ci riporta però alla nostra condizione di oggi, dove viviamo, nel dolore, la separazione dalla vita di Filippo come la conoscevamo prima. E qui le domande sono necessarie e doverose. Perché è inaccettabile che, in un Paese che vuol essere tra i più avanzati, si debbano registrare così tanti e così gravi episodi di incidenti e infortuni sul lavoro, mortali o invalidanti. Le inchieste delle Magistrature hanno il compito di stabilire le cause specifiche per ciascuno di questi episodi: ma è evidente che c’è un problema ben più vasto e generale, che coinvolge l’intero sistema sociale ed economico. C’è bisogno, mi pare, di una adeguata legislazione, e di tutti quegli investimenti negli organismi di controllo affinché le leggi vengano applicate. E c’è anche una questione di mentalità: occorre comprendere che i costi della sicurezza sono il vero risparmio, sono il vero investimento, tanto per gli imprenditori che per i committenti e i lavoratori stessi. Non si può risparmiare sulla vita, non si può – addirittura – speculare sulla vita altrui. C’è un diritto al lavoro, oggi già così difficile da attuare; e c’è anche un diritto alla sicurezza del lavoro, che appare ancor più lontano da realizzare. Anche per questo, nei giorni scorsi, ho parlato di vergogna. Perché le istituzioni, come i politici e le agenzie di controllo, non possono rimanere ignavi e inerti di fronte a questa «guerra non dichiarata» della sicurezza sul lavoro. Il lutto della città, il ritrovarsi in cattedrale oggi sono segnali importanti, perché dicono che tutti siamo coinvolti. Dicono che non dimenticheremo, che non vogliamo dimenticare. Come non dimentichiamo i morti della Thyssen di 14 anni fa, e tutti gli altri che purtroppo si sono succeduti. Li ricordiamo tutti nella memoria civile di Torino, e nella preghiera che ci accompagna. Maria Madre di Gesù e nostra consolata e consolatrice, che ha sperimentato il dolore e la perdita del suo Figlio sotto la croce, accolga con amore di madre Filippo e lo conduca al suo Figlio Gesù. Alla Madonna chiediamo anche di confortare e sostenere i familiari di Filippo in questi momenti difficilissimi. E la Vergine Maria, infine, accompagni tutti noi verso quel regno di luce infinita dove non c’è sofferenza, pianto e lutto ma solo pace per sempre con il Signore e i propri cari”.

 

 

 

 

 

 

 

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7 COMMENTI

  1. E’ una morte inaccettabile,è un grande dolore che ci coinvolge tutti-
    In un Paese come il nostro, evoluto…si debba registrare tanti infortuni, morti sul lavoro così!
    Ci vuole più responsabilità,tra chi ci governa, e non pensare solo ai “SOLDI” e più controlli sulla
    sicurezza dove si lavora, perchè la vita altrui è molto più importante! Addio “Filippo” Questa sera
    c’è una stella in più che brilla nel cielo, è la più splendente, ciao Filippo!!!! una nonna Betty!

    • Spero che questa Elisabetta non sia la stessa psicopatica che ha scritto quei commenti assurdi sulla prima inserzione della gru caduta a Torino… in tal caso fatti curare mia cara signora!

  2. Non sono io , ma Elisabetta e’ pregata di usare un cognome o aggiungere anche qlcosa d non usare il nome che usano altri. Altra cosa la sanita’ mentale prevede la capacita’ di non offendere e di chiedere spiegazioni.Cosa che lei non ha fatto.Se pero’ non e’ informato offendere le persone in questo modo purtroppo e’ da denuncia.Detto cio’ sono sorpresa sempre di come in questo quotidiano si permetta l’ uso di offese a tutti , oramai sono abituata a esseri viventi cosi’ , infatti dico sempre che per una parte dei valsuni( qlla che conosco io) c’ e’ il motto’ donna in gravidanza ti ammazzo il bimbo in panza’. Perche’ e’ quello che hanno fatto qui sul quotidiano e per strada .Aggressioni verbali e fisiche a me e altre.Al cup a Susa trattare male una gravida per chi va a farsi il buco o a portare altri esami e’ moderno. Qui in gravidanza ho letto tutte le offese peggiori, lei dovrebbe sapere che lo stress e’ la causa maggiore di aborto e da quando vivo qui ne ho persi 4 .Nessuna causa medica dagli esami.Vuole che per la sua sanita’ mentale a lei e a tutti i suoi amici faccio un applauso??? E mi chiede magari di essere sana come lei? Neanche se lecca il pavimento dove cammino.

  3. No.. ma allora sei te…incomprensibile come al solito….cozzaglia di parole scritte a caso senza un senso logico…bentornata!!!

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