TURISMO E SCI, LA LEGA DI SUSA SI CONFRONTA CON SINDACI E REGIONE

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di ILARIA MICELI (Lega Susa)

SUSA – Nella serata del 30 novembre la sezione della Lega di Susa ha organizzato un incontro sulla montagna ed il destino degli impianti sciistici nella stagione invernale, ormai alle porte. A quest’ultimo sono stati invitati anche il vicepresidente della Regione Fabio Carosso, i sindaci della Valle di Susa tra cui era presente Andrea Terzolo di Oulx, Diego Mele di Borgone Susa, l’ex sindaco di Sestriere e ora consigliere regionale Valter Marin, il vicesindaco Francesco Rustichelli di Sestriere, ma non mancava anche Gian Mario Blanchet, in qualità di commerciante, il presidente dell’Unione Montana Maurizio Beria e Nicolas Faure, amministratore di Briançon.

Il segretario della Lega segusina Giovanni Baccarini ha introdotto la serata dicendo: “La sezione si è interrogata sulle proposte che il partito della Lega potrebbe richiedere al governo, al fine di salvare una stagione che ormai sembra compromessa, sottolineando come la preoccupazione nella nostra zona di montagna sia elevatissima. A tal proposito, abbiamo pensato di interrogare Fabio Carosso, anche in qualità di assessore alla Montagna, e Valter Marin riguardo le iniziative della Regione Piemonte su questo argomento.

Partiamo dai dati: “La stagione invernale è prossima ed il governo sarà presto costretto a prendere una decisione per quanto concerne la chiusura o meno degli impianti sciistici. Nel primo caso, il danno che rischieremmo di avere consisterebbe in una perdita di alcuni miliardi di euro per tutta l’Italia e, più nel particolare – come sottolineato da Carosso – il 51% del territorio piemontese è costituito dalla montagna, dunque bloccare questo settore significherebbe fermare la metà degli incassi della Regione”.

Nei Comuni della Via Lattea vi è un numero maggiore di occupati, che corrisponde a 5.500, rispetto ai residenti, che sono 4.000 ed il 60% dei posti di lavoro della zona proviene dalla Valle di Susa. Insomma, in molti casi, nelle realtà della Val Chisone e dell’Alta Valle di Susa, lo sci costituisce un’unica e vera fonte di reddito. Tutto ciò, unito al fatto che è già stato perso il 40% del ricavato della stagione invernale, suscita in noi un’enorme preoccupazione.

L’opinione è una ed unanime: il governo centrale a Roma non considera la montagna, non si è reso conto della sua vera realtà, non considera affatto la sua economia, manca di una strategia e non percepisce che lo sci non è un divertimento snob, bensì fornisce importanti posti di lavoro, ricordando che anche i numeri dell’indotto legati a questo sport sono elevatissimi. Emerge dalla riunione che l’intera giunta ed il consiglio regionale desidera fortemente individuare un accordo con il governo centrale, proposte che rispettino i contingentamenti e le misure di prevenzione del contagio, identificando una di queste nella possibile apertura delle piste da sci a coloro che possiedono la seconda casa o coloro che pernottano in un albergo in una meta sciistica. Nonostante però, il dibattito rimanga aperto, poiché la preferenza di alcuni albergatori è quella di non aprire, anziché farlo per un gruppo ristretto di clienti, il fatto di fornire una notevole importanza alle seconde case è condiviso da tutti, poiché coloro che le possiedono sono ormai integrati pienamente nella zona montana e sono legati alla sua comunità. Dalla Francia proviene un grido che inneggia alla catastrofe economica (visto che le stazioni sciistiche non possono aprire entro il 21 gennaio), ma anche sociale, poiché i giovani, non godendo più delle solite attività ricreative, si riversano in mezzo alle strade; senza parlare della politica di restrizione attuata dall’Unione Europea, che oggi viene pagata dalla sanità: la testimonianza di Nicolas Faure ci racconta come a Briançon non ci si possa più curare in ospedale per via di mancanza di posti letto.

Un fattore, non di secondaria rilevanza, che va considerato all’interno di una discussione di questo tipo è l’andamento dei contagi: “Oggi il Piemonte si trova in una posizione di zona arancione, ma è importante puntare a divenire gialli prima delle vacanze di Natale, affinché tutta la regione possa accedere alle zone di montagna” afferma Rustichelli. Dunque le tempistiche costituiscono un elemento di primo piano, considerando che, se fosse possibile un’apertura, necessiteremmo anche di tempi adeguati, così da non farci cogliere impreparati. La montagna, infatti, ha bisogno di luoghi di ristoro, ancora più di quanto non siano importanti per le località marine, e di una reinvenzione da parte delle piste da sci; la loro riapertura in sicurezza è assolutamente fondamentale, ma richiede anche tempi maggiormente dilatati.

La soluzione è condivisa da tutti i partecipanti alla riunione: è vitale investire sulla montagna, bisogna creare un’azione di lavoro che coinvolga tutti, anche coloro che appartengano ad altri settori estranei a quello della politica, ad esempio le associazioni di categoria, affinché si abbracci tutto il sistema e tutti coloro che sono legati alla montagna per numerosi motivi, non solo quello dello sci. È necessario dimostrare che la Valle di Susa non è suddivisa in alta, media e bassa e non è importante solo il tema della Tav, bensì è fondamentale instaurare un’enorme rete che la coinvolga in toto, non abbandonando nessun settore e unendo le forze attraverso l’instaurazione di una rete turistica, che ci permetta di crescere insieme. La montagna è una grande opportunità per tutti, che fornisce un ritorno economico non solo al Piemonte, ma all’Italia intera e la regione è importante che dimostri che la zona montana può offrire quanto la città.

L’appello è forte e collettivo: qualsiasi soluzione dovrà essere comune, andrà condivisa sia a livello regionale, sia nazionale, che europeo, ma dovrà essere anche ponderata e valutata da coloro che possiedono gli strumenti per effettuare un calcolo preciso dei costi. Bisogna reagire, e al più presto. Il governo non ci fornisce certezze, anzi, viviamo in un periodo di enorme instabilità: non ci fidiamo di un governo che promette ristori inesistenti, inconsistenti o non puntuali, le risposte non ci vengono date, ma se non si potesse effettuare un’apertura i ristori sono necessari. La Valle di Susa è importante che attui una strategia e una capacità di coordinamento a tutti i livelli, riunendoci, magari anche con altre regioni (vedi la Liguria) e facendo sentire la nostra voce. Sensibilità e richieste diverse sono importanti per il bene di tutti, il dialogo risulta l’unica soluzione nello scopo di fornire un marchio alla valle.

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4 COMMENTI

  1. Direi che ormai è chiaro che il governicchio italiano stia attuando una vera e propria demolizione (in)controllata dell’economia e quindi del Paese; ennesima riprova ne è la voglia matta d’infilarci nella trappola mortale del MES.
    Quindi, tranquilli ragazzi, la stagione non si farà perchè esiste una precisa e consapevole volontà di creare un danno (è più grande sarà meglio sarà, ovviamente per loro).
    Aprite gli occhi, il re ormai è nudo.

  2. Direi che ormai è chiaro che il governicchio italiano stia attuando una vera e propria demolizione (in)controllata dell’economia e quindi del Paese; ennesima riprova ne è la voglia matta d’infilarci nella trappola mortale del MES.
    Quindi, tranquilli ragazzi, la stagione non si farà perchè esiste una precisa e consapevole volontà di creare un danno (e più grande sarà meglio sarà, ovviamente per loro).
    Aprite gli occhi, il re ormai è nudo.

  3. Ma “l’opposizione responsabile ” Invece che organizzare il popolo a reagire , fa comunella col visconte-dittatore e collabora ,faremo i conti alle prossime elezioni , se mai ci saranno .

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