TURISMO IN ALTA VALSUSA, “DA RICHETTO CRITICHE ANACRONISTICHE E IDEOLOGICHE”

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COMUNICATO DEL COMUNE DI SAUZE D’OULX

BARDONECCHIA / SAUZE D’OULX – L’assessore di Bussoleno Francesco Richetto ha pubblicato su Valsusaoggi una lettera dove si chiede: “Perché l’Alta Valsusa non riesce a diventare come il Trentino o la Val d’Aosta?”. Non si fa di certo attendere la risposta di chi in Alta Valle da sempre si occupa di turismo. A Richetto replicano direttamente Giorgio Montabone, presidente del Consorzio Turismo Bardonecchia e assessore al Turismo dell’Unione Montana dei Comuni della Valle di Susa, e Giorgio Giordana, assessore del Comune di Sauze d’Oulx ed ex direttore del Consorzio Fortur.

La risposta di Giorgio Montabone: “Richetto parla (o meglio scrive) evidentemente senza sapere ciò che dice. La Valle di Susa tutta sta facendo in questi anni passi da gigante in avanti in termini turistici. La risposta alla domanda che si fa l’assessore di Bussoleno è banale: si gioca allo stesso gioco con regole diverse. Se la Valle di Susa avesse gli aiuti economici che hanno le località del Trentino, allora potremmo paragonare la capacità e competenza degli operatori del settore; fino ad allora con le risorse che si hanno credo addirittura che siamo più bravi noi!! L’immagine del territorio è di gran lunga migliore all’esterno rispetto a quella descritta da alcuni valsusini come Richetto. La base della promozione è quella di evitare di descrivere sempre in maniera negativa il territorio. Seppur con le difficoltà del momento, la Valle di Susa è al lavoro per migliorare la sua attrattività del futuro. Enti locali, Consorzi Turistici e varie realtà stanno lavorando finalmente in squadra per strutturare una rete ed un sistema capace di rilanciare la nostra Valle. Questo scopo potrà essere raggiunto solo attraverso la creazione di diversi cluster di interesse, per poter concentrare al meglio le risorse, i quali possono essere velocemente raggruppati in Turismo della Neve, ma anche Turismo Outdoor, quindi Trekking, Bike ed Enogastronomia, non certo con il Festival No Tav. Le sue critiche anacronistiche e ideologiche all’autostrada non tengono conto che uno dei valori aggiunti delle nostre località è proprio quello della facile raggiungibilità. Avanti tutta dunque. Viva la valle di Susa!”

L’analisi di Giorgio Giordana: “Ho letto attentamente l’articolo cercando di trovare almeno in fondo questa analogia e questo confronto esplicitato nel titolo tra la nostra Valle il Trentino e altre Valli, secondo il nostro amico dal punto di vista turistico più portate e meglio sviluppate,  ma purtroppo però questo non l’ho trovato. Bensì solo alcune scuse per giustificare i grossi guai che i No Tav ci han  combinato, ma soprattutto manca un’analisi logica del territorio. Provo a farla io e a riassumere il perché tutt’oggi siamo indietro. La storia bisogna farla partire dagli anni 60, quando nel Trentino si è deciso di dare prevalenza all’edificazione di posti alberghieri e quindi ai letti che cambiano ogni settimana o ogni weekend, andando controcorrente  a quelle che sono state le politiche di costruzione delle seconde case sia da noi in alta Valle come in Liguria. Con queste scelte ci siamo affidati alle seconde case che, a livello di reddito immediato, grazie alla facilità di  edificabilità e di vendite in quello che era il boom economico del momento, ci ha portato un immediato reddito. I costruttori erano così felici per una domanda di case molto alta, ma il risultato è quello che si vede ora. Prendiamo un paese a caso, il mio Sauze d’Oulx che ha 2200 posti letto alberghieri e ben 7500 posti in seconde case. Questi tecnicamente parlando sono considerati “letti freddi” perché non vanno a rotazione come i posti letto alberghieri. Questa è un’analisi attenta del perché la nostra valle non riesce a partire. Anche se i Consorzi Turistici trovassero nuovi mercati, con numeri anche eccezionali, si scontrerebbero con la realtà del territorio: cioè dove mettere questi nuovi turisti a dormire. Spiace tra l’altro dissentire che non sarà certo il Festival della Gioventù e dei Notav, che potrà apportare felicità a chi ci partecipa, ma grandi rogne a chi si vede poi le strade bloccate e chiaramente i turisti che poi tornano indietro. Se si vuole cambiare bisogna riuscire a usare questi fondi in arrivo per convincere i proprietari ad esempio delle 7500 case di proprietà di Sauze a metterle sul mercato e a farle diventare dei “letti caldi” a rotazione, come si usa in Francia, come si usa in Trentino. Forse il nostro caro amico di bassa Valle non ha inoltre analizzato l’investimento che le Regioni autonome Trentino e Friuli, ma anche Lombardia e Veneto, fanno sui canali televisivi nazionali e internazionali: investimenti che noi ci sogniamo. Questa è un’altra vera  differenza. Non dobbiamo dare la colpa all’Alta Valle che sta facendo di tutto a livello estivo ed invernale, con un livello neve sempre più alto e con una competizione sempre più difficile, sia nazionale, che d’oltrAlpe e che cerca comunque di portare nuovo turismo con la off road estiva, incentivando l’ebike, promuovendo il trekking, le passeggiate e le escursioni, i parchi avventura, i ponti tibetani. Ma questo non basta, perché il nodo sta a monte, in quello che vi dicevo prima. Posso avere delle cose meravigliose, ma se poi chi vuol venire a sfruttarle non trova posto, sarà costretto andare da altre parti. E non c’è Tav che tenga o autostrada cara che tenga, che sarà anche la più cara d’Europa ma che ti fa arrivare con ogni condizione e meteo in nulla da aeroporti e città vicine come Milano o Genova oltre che da Torino”.

 

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13 COMMENTI

  1. Parlando di turismo, la bellezza di un territorio, l’entità e la qualità degli investimenti e la capacità imprenditoriale dei suoi operatori non possono essere fattori relativi ma devono essere assoluti.
    Suggerirei quindi di cestinare all’istante qualsiasi autogiustificazione aggrappata al relativo: hanno più soldi, più panorami, più questo o quello.
    Chi ha fattori vincenti a sufficienza o in abbondanza “vende” che ne ha in misura scarsa deve accontentarsi e raccogliere quello che può.
    I frequentatori dei “letti caldi” sono “turisti” proprio perché in questi letti ci dormono, gli altri sono gitanti, e gitanti, sempre in termini turistici, lo sono anche i proprietari di seconde case.
    Accogliere gitanti non significa necessariamente una connotazione negativa ma di consapevole limitatezza della propria offerta e dei conseguenti ritorni economici (una gita in Langa con pranzo in trattoria ed una passeggiata nel centro di Alba con rientro serale in città possono rendere l’idea dell’irrilevanza, o quasi, di simili presenze per un distretto che intenda offrire turismo con ritorni economici importanti).
    Da noi accade qualcosa di simile.
    Non ci sono ricette per un salto di qualità ma sicuramente non ne esistono a costo zero e, volendo tentarlo, sarebbe necessario definirne gli obiettivi (molto, molto ambiziosi sennò non ne varrebbe la pena), l’entità degli investimenti necessari e le modalità di reperimento delle risorse per effettuarli.
    Il nostro territorio è in grado di giocare una carta simile? E se lo fosse, o lo fosse stato, perché non lo ha fatto sino ad ora?
    Concederei al “relativo” una sola giustificazione che, da sola, potrebbe scoraggiare i sogni migliori:
    zavorra fatale delle nostra Valli è Torino, o per dirla meglio l’eccessiva vicinanza a Torino che, proprio per questa vicinanza diventa facile fruitrice del mordi e fuggi (e spendi poco) a scapito dei turisti alberghieri che giustamente sono attratti da località dove la loro prevalenza numerica è certa e tutta l’offerta collaterale è ad essi rivolta con attenzione ed in modo mirato (l’esempio più banale è la quasi assenza da noi di griffe della moda ed accessori considerati di lusso, in grado di soddisfare il desiderio di shopping del turismo internazionale che, anche se per me è un agire demenziale, spende in questo settore più quanto spende per mangiare e dormire).
    Anche l’abnorme fenomeno delle seconde case è stato frutto di questa soffocante vicinanza a Torino perché, amando la montagna, se vivessi a Perugia o Grosseto o Recanati ben difficilmente avrei motivo di comprarmi una seconda casa sulle Alpi (nababbi a parte) ma un paio di soggiorni ogni anno è probabile che potrei farli, ed in questo caso perché dovrei scegliere località ingolfate di palazzoni spesso brutti e vuoti per gran parte dell’anno, anziché gradevoli villaggi in ambienti naturali maggiormente salvaguardati anche se spesso meno facilmente accessibili?
    Decidendo di passare una settimana a Crans Montana o Gstaad che importanza potrebbe avere il maggiore o minore tempo necessario per arrivarci? Rinuncerei se venissi sapere che non hanno autostrade, A.V., circonvallazioni e complanari sull’uscio di casa?
    Il cane si morde la coda.
    Senza accoglienza alberghiera di livello non attraggo clientela, senza negozi scintillanti non attraggo clientela sia per negozianti che per albergatori, senza questi clienti i negozi per primi e gli alberghi subito dopo andrebbero incontro ad un rapido declino, un’offerta in declino scoraggia nuova clientela, in assenza di questa clientela mi accontento dei gitanti per tirare a campare, si tiro a campare non avrò modo e motivo per tenere a puntino piste, innevamento e impianti di risalita.
    Alla fine scoprirò che, anche con tutti i paroloni autocelebrativi dalla bufala olimpica, ero e rimango un comprensorio turistico di serie B e come tale devo cercare almeno funzionare, ed quello che stiamo facendo con ponti tibetani, fuoristrada su strade militari, biciclette assistite e non a noleggio, ciaspole, enogastronomia da panico, sagre paesane e fuochi d’artificio ad illuminare tristi grigliate notturne di ferragosto.
    Una dura battaglia quotidiana per non scendere in serie C per la quale, sia chiaro, non intendo sollevare alcun rimprovero ai soggetti pubblici e privati che la stanno combattendo, chiederei loro solo un pò di sano e consapevole realismo.

    • Complimenti per l’analisi che fa capire la situazione anche a me che sono un estraneo e non ne sapevo nulla.
      Illuminante l’esempio del cane che si morde la coda.

  2. Come il polo sud non incontrerà mai il polo nord, così i nostri “campioni” non si troveranno mai d’accordo su nessun punto (il sig. Montabone ci aggiunge una buona dose di spocchia per giunta). Innegabile che l’autostrada sia un atout per l’alta valle (sopratutto ormai c’è quindi vediamo di farla funzionare al meglio evitando traffico troppo fumoso e magari chiedendo con forza un ristoro economico per i valligiani che la potrebbero percorrere), rispetto ai letti freddi è altrettanto vero ed altrettanto vero che gli stessi che hanno gongolato per la loro costruzione, caldeggiano il TAV (innegabilmente inutile, devastante e costoso). La nostra valle, è inutile girarci attorno, non può pensare di diventare il paradiso del turismo “extra soft, slow, green” perché vorrebbe dire distruggere tutto e ricominciare da capo (con quali risultati poi?), ma è già talmente tanto carica di infrastrutture che neanche si può pensare di continuare su quella strada senza pensare che l’equilibrio naturale, già fortemente compromesso, ceda e diventi irrimediabilmente irrecuperabile. Quindi, invece di beccarsi alla maniera dei famosi capponi manzoniani, sarebbe ora di impostare un dialogo serio.

  3. Bhe, cominciare un confronto serio sulle cause è sicuramente costruttivo e indicativo di una volontà di cambiamento. La mia personale speranza è che questo cambiamento avvenga. Evitando il solito rinfacciarsi colpe e demeriti senza che nulla si muova…
    Spero di non essere il solito illuso…

  4. Bruno ha perfettamente ragione…a Bardonecchia, o meglio in tutta l Alta Valle manca il LUSSO.
    Ci sono negozi, bar, ristoranti ,hotel e in generale locali commerciali di medio/ basso target
    Non ci sono attrazioni che attraggano i benestanti di oggi : italiani, russi, arabi,cinesi,inglesi ,americani,etc
    Chi ha i soldi vuole qualità e standard elevati.
    Centri Spa d avanguardia, sport nuovi, gite in elicottero,locali ultra moderni con musica.
    Invece nessun locale notturno o festeggiamenti serali per non infastidire chi dorme, persone ed animali.
    Per carità è il paese del sonno…perenne e delle strade piene di buche.
    Dei viali pieni di escrementi animali, di cartacce e di odore di urina in estate…
    Hotel mediocri che si fanno la guerra a chi abbassa di più i prezzi per prendere quel po di gente che passa
    Proprio il luogo dove chiunque abbia da spendere sogna di venire in villeggiatura.

    • Lusso? Altri Hotel? Quello schifo di edifici incompleti e fatiscenti a Pian Gelassa, che fanno tutti finta che non esistano, non sono bastati come lezione? E quei “casermoni” costruiti in mezzo al Frais? Complessi come Campo Smith? Impianti delle Olimpiadi usati 15gg e poi abbandonati? È questa la vostra idea di montagna e rispetto dell’ambiente? Tenetevi i vostri hotel e i vostri ricchi turisti. No, grazie.

    • Gentile Anna, le sembra che quelli che frequentano le valli olimpiche e vi possiedono immobili siano “poveracci”? Tutti dotati di SUV e/o altri macchinoni. Al limite vi sono molti maleducati incuranti delle deiezioni dei loro cani che imbrattano marciapiedi, sentieri e piste per ciaspole.

  5. Ringrazio Anna per aver letto per intero il mio commento, altri sicuramente non l’hanno fatto replicando a sproposito triti luoghi comuni.
    Senza pretesa di considerarlo un’analisi, ho cercato di proporre argomenti in linea con le riflessioni di Richetto, Giordana e Montabone che avrebbero meritato considerazioni ben più dotte delle mie e non banalità da bar sport.
    Riflessioni, detto per inciso, riguardanti il futuro della Valle in cui viviamo e che vorremmo veder migliorare sotto ogni aspetto, senza vagheggiamenti da ambientalismo da salotto e perenni lagnanze sulla carenza di denaro pubblico.

  6. Per qualche commentatore chi proviene da Torino non è gradito, le seconde case sono da abolire o da trasformare in resort o altre forme di locali da affittare a personaggi amanti del “lusso” sul tipo di quelli dei film “vacanze di Natale”. In tutto questa raffigurazione le montagne non vengono mai prese in considerazione.

  7. Personalmente trovo molto logico ciò che esprimono Montabone e Giordana, e anche ciò che era stato scritto in un altro thread sul tema, secondo cui prima dell’autostrada andare in alta valle era un’odissea, come ben ricordo.
    Anche perchè gli imprenditori dell’alta valle ci mettono di tasca loro, non sono come la rai che tanto vive di soldi pubblici per cui poi puo anche permettersi di trasmettere un segnale intermittente o di qualità inferiore.

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