AVIGLIANA – QUATTRO DONNE PERSERO L’OCCHIO, IL MEDICO SI DIFENDE, “COLPA DI UN BATTERIO RARISSIMO”

L'indagine sull'ex ospedale di Avigliana è stata condotta dai Nas con la Procura di Torino

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di ELISA BENSO

AVIGLIANA – Si è conclusa mercoledì 6 febbraio, con le testimonianze dei consulenti tecnici di accusa e difesa, l’istruttoria del processo sulle quattro donne che hanno perso la vista da un occhio dopo essere state operate ad Avigliana. Questa è l’accusa del procuratore aggiunto Vincenzo Pacileo, che coordina l’indagine dei Nas di Torino, respinta dalla difesa dell’imputato, il dottor Luigi Fusi, che, assistito dagli avvocati Paolo Pacciani e Pietro Cravetto, ha sempre sostenuto che il batterio responsabile delle gravi lesioni sia rarissimo e che dunque sia impossibile accertare una colpa.

Lo stesso dottor Fusi, a margine dell’udienza, ha dichiarato a ValsusaOggi: “È un batterio mai manifestato nella letteratura scientifica, in tutta la mia esperienza professionale non mi è mai capitata un’esperienza simile, con infezioni del genere in campo oftalmologico

Le pazienti erano state operate di cataratta nel maggio del 2017. Hanno 51, 79, 81 e 82 anni ed erano tutte pazienti dell’ex ospedale di Avigliana. Secondo la procura di Torino, è vero che non è possibile accertare la fonte di contaminazione, ma sarebbe altrettanto vero che quel giorno l’oculista avrebbe violato alcune procedure sanitarie durante gli interventi, eseguiti tutti nell’ambulatorio Asl.

Non è stato iniettato l’antibiotico durante l’intervento – è una delle accuse esposte ieri in udienza dai consulenti dell’accusa – il disinfettante non c’era, e il controllo post operatorio è stato troppo ravvicinato. Le linee guida prevedono che sia fatto tra le 24 e le 72 ore. Il rischio di infezione è stato incrementato”.

Accuse respinte dalla difesa, che ha chiamato a testimoniare il dottor Pasquale Cardona, medico legale ed oculista. “L’antibiotico non avrebbe impedito il manifestarsi delle patologie, e 24 ore non avrebbero ahimè cambiato nulla rispetto alla virulenza. È impossibile affermare con certezza che Fusi, che ha sempre usato camice e disinfettante, sarebbe responsabile. Chi non mi dice che potrebbe essere stato un qualche strumentista, un infermiere che di certo non posso accusare? Nessuno può saperlo. Non abbiamo prove. La sala di degenza avrebbe potuto essere inquinata, sono ipotesi talmente vaste e complesse che stabilire il punto da cui si è propagata l’infezione è impossibile”. 

La trattativa tra parti lese e difesa dell’imputato sui risarcimenti non è ancora finita. E non è detto che le parti offese, una volta preso un risarcimento, ritirino le querele.

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2 COMMENTI

  1. in Italia non è vero che tutti vogliono avere ragione, ……………….nessuno vuole la colpa. Vedi incidenti stradali.

  2. Se in Italia si contano 49000 morti all’anno per infezioni sanitarie,i motivi ci sono,e stanno tutti nel mancato rispetto di norme sanitarie,purtroppo frequento spesso ospedali e vedo operatori sanitari uscire fuori,andare al bar con le stesse scarpe,sabot,e camici che dovrebbero usare solo in reparto!

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