ALMESE, DALLA GUERRA ALLA SPERANZA: LA STORIA DEL MIGRANTE DOUMBIA

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di MARTINA BONAUDO

ALMESE – “Una volta i Doumbia non esistevano” così Doumbia Siaka, ragazzo Ivoriano di 33 anni esordisce davanti ai bambini delle scuole elementari di Almese, Villar Dora, Rosta, Susa ed altri comuni della Val di Susa. A Doumbia piace molto raccontare storie, soprattutto quelle che le raccontava sua nonna e quelle in cui può utilizzare il djembe, un tamburo africano, per trasmettere meglio i significati che le narrazioni portano con sé. I suoi racconti non sono mitologici, non sono horror o fantascienza, sono storie di radici e appartenenza, sono le storie delle sue radici, che sono affondate nella terra della Costa d’Avorio.

Siaka è arrivato in Italia nel gennaio 2015. Il suo viaggio per raggiungere la sua attuale casa è iniziato, però, molto prima. Per cinque anni Doumbia si è spostato all’interno del suo paese d’origine, la Costa d’Avorio, in cerca di condizioni lavorative e di vita migliori, ma le circostanze disastrose dovute allo stato di guerra del paese, lo hanno spinto ad attraversare il Mediterraneo: “Il viaggio è stato molto lungo e l’unica cosa che mi ricordo con precisione è stato il mio arrivo a Torino“. Da qui, Siaka ed i suoi compagni di viaggio, sono stati trasferiti nel centro di accoglienza di Almese, presso Casa Giorda, gestita dalla cooperativa ‘Leone Rosso’.

Il mio caso non è semplicissimo“. I primi momenti sono stati duri per lui e gli altri ragazzi, arrivati nel periodo più freddo dell’anno: la struttura che li ospitava non aveva il riscaldamento, non avevano le scarpe ed era in linea generale mal gestita. Infatti, la prefettura dopo il terzo controllo, a un anno di distanza dal loro arrivo, ha deciso di chiudere la Casa. A seguito di ciò ha giocato un ruolo fondamentale la cooperazione tra i comuni di Almese e dei paesi limitrofi come Novaretto ed Avigliana, il servizio Mad (Micro Accoglienza Diffusa) e le altre numerose associazioni, onlus e cooperative che si sono assunti la responsabilità di occuparsi dei ragazzi. Il loro contributo essenziale è stato quello di avviare dei progetti di integrazione sociale con la popolazione e accompagnamento nelle varie attività sanitarie, legali, di mediazione culturale, di insegnamento della lingua italiana con l’obiettivo di uscire dalle logiche assistenzialistiche e favorire lo sviluppo di una progettualità individuale. Da quel momento in poi, come afferma Doumbia: “Si sono presi cura di noi delle persone umane, che hanno pensato a noi e non alle loro tasche”. Questi soggetti non sono stati gli unici a contribuire all’accoglienza dei ragazzi. Molti volontari hanno partecipato attivamente: “Anche quando non avevamo niente, le persone ci portavano dai vestiti alle biciclette“.

Nel 2016 Siaka, grazie all’appoggio del sindaco di Almese Ombretta Bertolo, è riuscito a realizzare il suo sogno. “Il teatro ha fatto tanto” così, Doumbia descrive quello che è stato per lui la creazione nel 2016 della compagnia teatrale ‘Black Fabula’, cui regista è Beppe Gromi, che ha permesso a lui e agli altri membri del gruppo, di conoscere, girare ed arrivare fino in Sicilia per mettere in scena il loro primo spettacolo “Dove il cielo tocca mare”. Il progetto dopo essersi ampiamente affermato, ha permesso a Doumbia di trasformare questa sua passione per la musica, il teatro e il racconto delle storie ai bambini in un mestiere che si sta concretizzando da quest’anno e diffondendo nelle scuole elementari della Val di Susa.

Oggi Doumbia vive a Villar Dora con un coinquilino, lavora e mette in pratica ciò che più ama. Nonostante lui sia molto felice e grato a tutte le persone che hanno aiutato lui e gli altri ragazzi, non può non negare che il percorso che ha affrontato sia stato complicato e lo sia ancora oggi, anche ad anni di distanza dal suo arrivo.

Hai avuto paura mentre eri in mare? “Sì, ma non tanta quanta ne hanno di me le persone qui“.

Siaka racconta le emozioni che prova quando in autobus, per strada, sul treno o al bar, le persone alla vista di un ragazzo di colore si toccano immediatamente le tasche e le borse come per verificare che tutto sia al proprio posto, pronti per un eventuale furto. Quando succede la sensazione di imbarazzo che sente è fortissima. Il disagio che lo pervade fa sì che spesso, per non impaurire le persone, devi strada o cambi posto per andare a prendere il caffè. “Mi piacerebbe che le persone mi guardassero negli occhi prima di guardare il colore della pelle. Basterebbe così poco per capire che sono una persona, indipendentemente dal colorito che mi avvolge“.

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21 COMMENTI

  1. Una volta si credeva che le persone trasandate o malvestite fossero necessariamente delinquenti, poi abbiamo scoperto che giacche cravatte e capi firmati molto spesso celano delinquenti ben peggiori.
    Ora siamo al colore della pelle ed alla nazionalità , dimenticando gli orrori degli europeissimi bianchi con gli occhi azzurri di ariana memoria e loro vecchi e nuovi sodali.
    Riusciremo prima o poi ad aprire veramente gli occhi ?

  2. I casi singoli non fanno statistica, però. … stupratori, borseggiatori, spacciatori, truffatori e assassini nigeriani, gambiani, marocchini, albanesi, macedoni, moldavi, ivoriani, algerini, marocchini, senegalesi ecc. ricorrono nelle cronache con allarmante frequenza… Poi certo conosco anch’io tante persone oneste… però. ..

  3. interessante articolo e storia , ma è risaputo che noi gente italica non siamo e mai saremo RAZZISTI , per esempio a me stanno più sugli zebedei i tedeschi ed i francesi . Questo quindi non vuole dire nulla le antipatie sono un fatto umano e personale . Il problema terra terra è sempre l’esagerazione e quando qualche cosa ti viene imposta . Senza dubbio tutti noi valligiani e non saremo pronti ad accogliere questi ragazzi ed aiutarli ad integrarsi nel nostro Italico paese , ma questo non ci deve venire imposto e soprattutto è una questione di quantità , quando vedersi arrivare un battaglione di stranieri tra cui ovviamente ci sono anche delinquenti (come ci sono già tra noi bianchi ed Italici) . Viene spontaneo avere timori o crisi di rigetto , senza contare che poi tra noi Italici esistono i BASTARDI che sfruttano le occasioni per lucrare su questi ragazzi (e lo hanno farebbero anche con ragazzi dalla pelle chiarissima) oppure approfittano delle occasioni per guadagnare sulla pelle e vita di questi ragazzi , ecco è qui che le istituzioni sbagliano , viene invocata la galera per gli evasori , cosa giustissima ma sarebbe anche cosa adeguata la galera per questi sfruttatori e schiavisti , per queste ONG ecc. ecc.

    • Vede, purtroppo, e tristemente, la sua introduzione già fa di lei un razzista… in ogni Paese del mondo ci sono persone buone e persone malvagie, non è la nazionalità o il colore della pelle che rende buona o cattiva una persona… certo, in Italia nomini i tedeschi e subito ti viene in mente il nazismo, e purtroppo oggi giorno c’è una deriva neonazista non solo in Germania ma in molti altri Paesi, Italia compresa. Ma ciò non significa che tutti i tedeschi siano dei nazisti, come non tutti gli italiani sono dei mafiosi. E i francesi? Io ho viaggiato molto in Francia: Parigi, Normandia, Bretagna e Isole bretoni, Ile d’Oleron, ile de Ré, Bordeaux, Bassin d’Arcachon, Annecy, Savoia, Costa Azzurra, Camargue e in verità posso dire che a parte rarissimi casi di persone che magari non nutrono una simpatia forte per gli italiani, sono sempre stata accolta con simpatia e gentilezza in tutti i camping, in tutti i ristoranti, in tutti i negozi, e soprattutto nessuno di loro mi ha mai dettto che non potevo entrare perchè avevo con me la cagnetta, cosa che in Italia accade ancora. Sono onorata di avere amici veri in Germania e in Francia e in molti altri Paesi del mondo, fin in Australia, oltre che tanti cari amici africani in Italia. Ci sono stranieri delinquenti, e italiani delinquenti, è notizia di oggi che un ergastolano che aveva ucciso 3 carabinieri anni fa, ieri in permesso premio, ha tentato di sgozzare un povero sessantenne che si prendeva un caffè ad una macchinetta di un ospedale di Milano, quindi tutto il mondo è paese. Impariamo una volta per tutte a non guardare con sospetto le persone per il vestito che indossano, per la lingua che parlano, per la religione che praticano, per il colore della pelle che hanno, perchè se facciamo così, non siamo migliori di Hitler che ha sterminato gli ebrei, gli studenti biblici, gli tsigani e ogni altra persona che nel suo immaginario rappresentava un pericolo, così come hanno fatto Stalin e Lenin nei gulag in Russia. Questo ragazzo dell’articolo è una brava persona, non importa se la sua pella è più o meno scura, deve potere entrare in un bar e bere il caffè o viaggiare su un treno, su un autobus, su una metro, senza essere guardato come se fosse per forza un potenziale delinquente, questo non ci fa onorore, rende gli italiani un popolo di razzisti che giudicano a prima vista una persona per la sua provenienza e non per come si comporta, e personalmente, di questi razzisti che sono razzisti verso chiunque è diverso da loro per qualche motivo, che sia di lingua, di religione, di colore della pelle etc…, provo un’estrema vergogna, non vorrei che gli italiani fossero conosciuti come persone ignoranti che giudicano solo le apparenze, ma purtroppo accade fin troppo spesso.

      • Concordo su una cosa, chi utilizza male i fondi destinati ai profughi e lucra sul commercio di persone deve essere punito severamente.

        • E spero che questo ragazzo porti lo spettacolo in tutte le scuole della Valle per allargare la mente di bimbi e genitori…e che lo stesso spettacolo lo porti nei teatri pubblicizzandoli su questo giornale online perchè mi piacerebbe molto vederlo… Coraggio, non si curi dell’ignoranza di certa gente e vada avanti!!

    • Quindi caro Marco, i crimini degli immigrati dovrebbero essere meno gravi e più accettabili e giustificati dal momento che ci sono dei criminali autoctoni? Ma che modo di ragionare è? Lo dicono statistiche e popolazione carceraria: gli stranieri, percentuale molto bassa rispetto agli autoctoni, presentano percentuali di crimini enormemente maggiori.

    • Bravo, lei ha capito. I delinquenti sono di tutte le nazionalità del mondo italiani compresi, e chi delinque va punito in quanto delinquente non in quanto padano, italiano, nigeriano, francese, cinese, australiano… Che poi il carcere andrebbe ristrutturato in modo che insegni alla gente come si vive, non come delinquere ancora peggio quando si esce… attività come imparare un mestiere, assistere malati gravi e anziani, animali abbandonati, etc…, sempre sotto adeguata sorveglianza, possono aiutare le persone a cambiare, poi è anche vero che ci sono persone che non vogliono cambiare, e queste sono di tutte le nazionalità, italiani compresi, perciò dobbiamo imparare a dare il beneficio del dubbio a tutti, a non sospettare di nessuno, fino a prova contraria, cioè finchè un tribunale non stabilisce chi è il colpevole… vorrei ricordare l’omicidio di quella povera ragazza di Perugia, e la furbona statunitense che incolpò un barista di colore e lo mandò anche in carcere per alcuni giorni, salvo poi stabilire che non aveva fatto nulla, mentre lei e il suo fidanzatino pugliese alla fine l’hanno fatta franca solo perchè probabilmente non si raccolsero puntualmente tutte le prove e non si fecero tutti i rilievi necessari…

    • I numeri purtroppo non mentono,la popolazione carceraria è composta in gran parte da extracomunitari e questa è la conseguenza di una politica di immigrazione incontrollata,buonista e dissennata che reca danno anche a chi viene in Italia per lavorare onestamente.
      Visto che di delinquenti autoctoni ne abbiamo in abbondanza non mi sembra il caso di importarne ulteriormente.

  4. “Sequestrata e violentata in un albergo abbandonato: arrestato un tunisino.” Questa è la cronaca quotidiana. Vogliamo ancora aumentarne il numero?

      • He schifo di covalligiane. Il razzismo è una malattia che si può curare con lo studio e la cultura. Non è mai troppo tardi, nemmeno per te, per cominciare ad aprire un libro e capire il mondo.

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