BUSSOLENO, I NO TAV AI 5 STELLE: “NIENTE DIMISSIONI, MA LASCIATE IL MOVIMENTO”

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di CATERINA AGUS

BUSSOLENO – Mercoledì 31 luglio, a partire dalle ore 21, presso il Polivalente di Bussoleno si è tenuta l’assemblea aperta degli attivisti del M5 Stelle della Valle di Susa, per un confronto sul difficile momento politico che il Movimento sta attraversando sia a livello nazionale che locale.

L’ASSEMBLEA DEI 5 STELLE DELLA VALSUSA A BUSSOLENO

Nel salone affollato, semplici cittadini e amministratori pubblici hanno preso la parola in un dibattito acceso che, ovviamente, ha visto al primo posto l’argomento Tav. Presenti molti esponenti dei 5 Stelle o comunque vicini al Movimento, tra cui l’ex senatore Marco Scibona, Francesca Frediani, Luca Giunti, Marco Trivero, Mauro Galliano, Marina Pollicino (la pasionaria grillina torinese, che, rassegnando le dimissioni dal Movimento in seno al Consiglio Comunale della sindaca Appendino, è passata nel Gruppo misto), l’ex vicesindaco di Torino Guido Montanari “licenziato” pochi giorni fa da Chiara Appendino, la capogruppo dei 5 Stelle al Comune di Torino Valentina Sganga, la vicepresidente del consiglio comunale Viviana Ferrero e parecchi altri provenienti anche da altre zone del Piemonte.

Dopo l’introduzione ai lavori della consigliera regionale Francesca Frediani (che assegnava circa 5 minuti a testa per i numerosi interventi in programma), le parole di Alberto Perino, leader storico dei No Tav, hanno subito riscaldato gli animi. Rivolgendosi agli eletti ai vari livelli nelle istituzioni, ha inviato un chiaro messaggio: “Vi abbiamo eletti perché, a torto o a ragione, pensavamo che voi foste la compagine che poteva meglio rappresentarci nella lotta contro il Tav. Si tratta di un’opera infame e sappiate che il popolo No Tav che vi ha votati pretende che non abbandoniate quella sedia scomodissima su cui vi abbiamo fatto sedere, perché vi abbiamo mandato a difendere i nostri interessi come No Tav!” .

Continuando: “Non vi sono governi amici e il nostro futuro è oltre il Tav; questo Movimento ha perso la bussola e da Movimento 5 Stelle è diventato Movimento 5 stalle!”.

Durante i vari interventi dal pubblico, parecchi hanno proposto agli eletti di non lasciare gli incarichi istituzionali, ma piuttosto il Movimento 5 Stelle. Guido Montanari ha sostenuto che “bisogna uscire direttamente da questo Governo”; Perino parlando a nome del Movimento dichiarava che le sedie su cui sono stati messi sono molto scomode ma che non devono azzardarsi ad abbandonarle. Viviana Ferrero ha invece detto che “vuole prendersi un po’ di tempo per capire”.

Seguivano altri appassionati interventi, oscillanti tra il forte senso di tradimento nei confronti di un Movimento colpevole di deluso le aspettative di molti e la cautela nel volergli ancora dare una possibilità: insipienza, inesperienza, impreparazione, giovane età degli eletti, silenzio di questi ultimi e loro assenza sui territori, mancanza di informazioni e di collegamento con i “palazzi” romani, movimento cresciuto troppo in fretta, sono solo alcuni dei concetti ribaditi più volte nel corso della serata un po’ da tutti gli intervenuti.

Indubbiamente la corposa presenza di esponenti torinesi del Movimento ha influito sul dibattito, che si è soffermato anche su quanto accaduto nelle scorse settimane nel consiglio comunale di Torino, dove i 5 Stelle No Tav dichiarano “di voler tenere la Appendino sospesa ad un filo e creare ogni difficoltà nelle scelte”, giudicate “troppo di destra” della sindaca.

Non poteva mancare la critica unanime all’alleanza di Governo con la Lega di Salvini, unita alla speranza che questo governo cada al più presto. Critiche anche al Decreto Sicurezza, la cui approvazione viene data per imminente: “Non accetteremo e non giustificheremo nessuna forza politica cha approvi il decreto sicurezza bis, liberticida e razzista” tuona Perino tra gli applausi generali.

Anche gli ex sindaci di Venaus e Susa, Nilo Durbiano e Sandro Plano, sono intervenuti in merito. Durbiano ha invitato a resistere: “Mi aspetto che i portavoce No Tav del Movimento tirino fuori le palle, vi sia un’azione forte. No alle dimissioni: se 20 senatori del Movimento 5 Stelle costituiscono una componente No Tav in seno al Parlamento, 40 palle possono fare guerra di trincea, votando contro anche al decreto sicurezza”.

Plano: “Viviamo un momento difficilissimo; se cade il governo avremo quasi certamente un nuovo governo Lega-Forza Italia. Abbiamo grandi responsabilità nei confronti dei giovani; al festival dell’Alta Felicità è stato fantastico vedere tanti giovani impegnati e interessati, che si ponevano delle domande. Bisogna incominciare il dialogo al di là del Tav tra Pd e 5 Stelle per capire quale sarà il futuro dei giovani e del Paese oltre il Tav: abbiamo programmi, visioni, obiettivi comuni, al di là delle liti politiche e abbiamo il dovere di fare su questo una riflessione. Il progetto Torino-Lione in sé è una stronzata”.

La parola passa poi agli attivisti, numerosissimi in sala e poco disposti a mediazioni; emblematico il No Tav Emilio Scalzo: “Mi sento di paragonare il mio voto a un seme, che, invece di essere gettato nel Parlamento, è finito in un letamaio. Per noi non cambia nulla: cambieremo il sistema anche a costo dell’ordine pubblico. Inauguro stasera il Vaffaday!”.

 

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14 COMMENTI

  1. Speriamo che qualcuno oltre la Tav riguardo la valle si occupi del PS di Susa…Per il risultato di una TAC circa 24 ore….e e’ un pronto soccorso.

  2. Prima ra tac con risultato arrivato circa dopo 24 ore, poi a Vicenza non guardano un probabile glaucoma al paziente e ora un bimbo di 3 anni morto. Il bimbo era pallido dubbi non vengono?TRA OPERE E PERSONE siamo a posto. E LA TAV come Ruby e Berlu sono quei fatti importanti che purtroppo ci distolgonoda altre realta’ altrettanto gravi che colpiscono tutti e che nessuno mette a posto.Povera Italia.

  3. Che buffoni. Questi sono gli stessi che per anni ci hanno raccontato che quando si è in disaccordo con il partito ci si dimette. Ora invece ci raccontano che si deve fare come tutti gli altri e andare nel gruppo misto. Ora vadano a scusarsi con gli eletti che in passato sono stati da loro massacrati perché passati al gruppo misto.

  4. Che cosa si intende per “cambieremo il sistema anche a costo dell’ordine pubblico”?E’ un invito all’eversione?Mi sembra comunque che l’ordine pubblico sia stato l’ultimo dei problemi dei NO TAV che l’hanno sistematicamente violato in nome dei loro interessi di bottega.Se non è fascismo questo ditemi che cosa è,sicuramente non è interesse per le sorti della valle,ma piuttosto una strenua difesa della lobby della autostrada e dei TIR.Della Val di Susa a questi non gliene importa una beata cippa.

  5. Non credo che criticarci sia costruttivo per le generazioni, non bisogna certo prendere esempio dai politici. Penso che se non conosciamo bene anche i teppistelli NO TAV in realtà non possiamo dire molto, cioè sappiamo davvero con assoluta certezza siano contro l’alta velocità? CONSIGLIO DATO DAI NOSTRI ANTENATI in ogni generazione è non spuare alto che te te spui dosso. NON SPUTARE ALTO CHE TI SPUTI ADDOSSO. Quindi se questi personaggi non sono conosciuti bene da chi li critica conviene non si parli troppo male di loro perché potrebbero scoprire che il loro orticello non è proprio lindo. Del resto quando a una donna come me è accaduto che nel giornale online ha trovato in risposta a dei commenti il commento a me indirizzato hai rotto da l’impressione che si vorrebbe togliere il diritto di parola come accaduto in altri siti…quindi dedico a tutti la poesia di PAUL ELOURD libertà: in virtù di una parola ricomincio la mia vita sono nato per conoscerti per chiamarti libertà. Poiché mi definiscono una buona persona mi sentirò sempre liberà di esprimermi perché nel mio cuore per l’odio non cè mai stato posto e chi mi conosce lo sa benissimo . Violare il diritto inalienabile per cui GIOVANNI SENZA TERRA ha combattuto(libi di storia e diritto) è grave forse di più di ciò che avviene nelle proteste. Del resto anche il Diritto alla vita nel 1963 è stato tolto a 2000 persone e non solo allora. Troppe cose ingiuste in questo mondo, non solo la TAV.

  6. Siamo soli, in assoluto silenzio, davanti la diga più alta del mondo, e dietro il grande lago che si insinua lungo la vallata. Sulla sponda destra osserviamo un’inquietante frana fangosa, ma veniamo distratti dalle foreste di abeti che come un verde mantello scendono ripide dalla montagna verso il bacino; il loro intenso profumo è rasserenante. Camminando lungo il coronamento della diga arriviamo al centro, dove ci sporgiamo: c’è un vuoto assoluto da vertigine.
    Il cemento è bianco e pulito, il sole è a picco, ma dal basso proviene un’aria fredda e umida. In fondo alla valle, oltre il Piave, vedo Longarone, con le sue case ben allineate. Sento una campana che laggiù suona da lontano, poi, come rispondendo a un ordine, risuonano a festa tutti i campanili lungo la vallata.
    Risaliamo in automobile per trovare un luogo dove poter fare merenda, ma solo avvicinandoci al paese di Erto i prati digradano lentamente sul lago. Seduto presso il bordo, osservo la mulattiera che scende con una svolta nelle acque; l’erba è verde, fluttua in quell’acqua cristallina e il sole ne fa scintillare il colore.
    Ammiriamo il paesaggio con in mano il panino farcito di mortadella. “Ragazzi – dice papà – vedete lassù quella montagna più alta? È Il Col Nudo; ci sono stato con la società alpina friulana. C’è una vista stupenda: da ovest si vede tutta l’ampia cerchia delle Dolomiti, a est le alpi Giulie fino al monte Canin e poi al mare.”
    Marco mi guarda e in quel sorriso complice penso: “Anche noi un giorno!”
    Le montagne si riflettono a specchio. Tutto attorno a noi c’è armonia di profumi e colori.
    A un tratto un colpo profondo con un sordo boato proveniente dalle viscere della terra ci fa trasalire, trema tutta la vallata, l’acqua si increspa, poi torna la solita calma. Noi però, non siamo più in pace. Ci guardiamo sgomenti cercando una risposta. “Ragazzi”, – ci rassicura papà: “È stata solo una scossa di terremoto”. Io però sento una fitta allo stomaco e mi tremano le gambe, anche Marco balbetta.

    Il monte Toc
    Sopra la strada presso una valletta, vediamo due contadini che prima rastrellavano il fieno, con loro ci sono dei bambini che giocavano a rincorrersi: ora sono fermi e i loro volti sono rivolti al monte Toc. “È meglio che andiamo!” dice papà. Camminiamo in salita, con un’insolita forza sulle gambe. Siamo sulla strada e papà alza la mano in segno di saluto al signore anziano che poco sopra avvicina i suoi attrezzi a una gerla. Scende di pochi passi verso di noi: ha un volto sano e abbronzato dal sole, l’occhio limpido dell’uomo delle montagne, un cappello in testa, e sorregge la lunga falce, chiusa tra le mani nodose. Saluta con un ”bondì”. ”Ha sentito?” gli chiede papà. Lui con aria corrucciata risponde: “È da tempo che la montagna trema, qui la gente ha paura, non so che dirvi, ma è meglio che andiate via e di corsa!” “Se vedon”, dice ancora! Poi si volta e lo vediamo risalire verso il mucchio di fieno, dove la moglie con il façul in testa e in mano un rastrello, accenna ad uno stentato saluto. Attorno a loro, i bambini hanno ripreso a rincorrersi. L’automobile parte. Attraverso il finestrino seguo in lontananza il riso e i volti sereni di quei bambini con cui vorrei giocare. La strada continua lungo il lago verso il passo di Sant’Osvaldo. In ginocchio, sul sedile posteriore, guardo dal lunotto la sua splendida scia turchina, i verdeggianti pascoli e il colore oscuro delle foreste. Svoltata una curva, più niente.
    Il paese di Cimolais ci accoglie con un respiro di sollievo, poi più giù Barcis. Lungo la strada scavata nella roccia della val Cellina osservo i meandri del torrente levigati dall’acqua; immagino le sottili muraglie di roccia in antichi castelli a difesa di orridi draghi.
    Arrivati a Udine nella palazzina di via Bezzecca, la mamma e mia sorella Tiziana ci accolgono con affetto. I racconti si fanno fitti per i luoghi visitati e i cari saluti dalle zie; quando raccontiamo della scossa alla mamma, le si stringono gli occhi e dice: ”Non si era detto che dovevate passare per Vittorio Veneto?”. Papà alza gli occhi, minimizza e dice: “Quella diga, la più alta del mondo, i ragazzi volevano… vederla!”. La mamma sorride e noi con lei; e risponde: “Renzo, come al solito fai sempre di testa tua!”.

  7. A tutti coloro impegnati a fare qualsiasi opera porgo un invito fatto col cuore che uso sempre, in base a questa testimonianza di chi un mese e mezzo prima della tragedia del Vajont ha sentito e capito l’imminente tragedia, fate le cose nel rispetto della vita umana e dell’ambiente, non servirà che io dica di più, questa testimonianza dice già che 2000 vittime circa potevano essere evitate. Auguro a tutti una profonda riflessione , posso solo chiedere questo e a Dio di aiutarvi a prendere la strada corretta, in bocca al lupo , buon lavoro e buon week end a tutti. Grazie anche al direttore che ci permette di esprimere i nostri pensieri.

    • Vedo che fa la gnorri, quindi rincaro la dose: Giovanni Senza Terra era un pupazzo nelle mano dei Baroni in Rivolta. Non combatté manco per il ca…volo per i diritti di qualcuno, bensì fu costretto a firmare la Magna Charta che sanciva l’Habeas Corpus. I “libi di storia” per prima cosa bisogna leggerli

    • Che connessione c’è tra il Vajont,il Pronto Soccorso di Susa,il glaucoma (e chi più ne ha..) ed il titolo dell’articolo?Ed il bello che c’è gente che le dà retta …

  8. Grazie Elisabetta,
    bella lezione per non dimenticare anche se qualcosa per continuare a tenere alta l’attenzione è già stato fatto.

    “Toc” “marcio” o fradicio nella parlata locale.
    “Vajont” “va giù”, lo capirebbe anche un bambino.
    Francesco Vallerani, docente presso l’Università di Venezia Cà Foscari, ospite del Grande Cortile in Valle di Susa il 16 novembre 2012 durante un intervento su “Crisi del paesaggio, convivenza civile e strategie dei beni comuni”

    Sandro Buzzatti, attore e testimone di quanto avvenne allora e testimone ora di quanto il potere si impose perché i lavori venissero portati a termine, nel disprezzo dei dati scientifici che ne allarmavano il prosieguo presagendo il disastro, racconta il suo Vajont.
    Incontro condiviso con Chiara Sasso presso la Cappella del Monastero di Rivalta il 9 ottobre 2013.

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