VALSUSA, LA RINASCITA DELLA SAVIO DOPO I 111 MILIONI DI DEBITO

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di ANDREA MUSACCHIO e IVO BLANDINO

CHIUSA SAN MICHELE – La consapevolezza di aver fatto un “miracolo economico” la si legge chiaramente negli occhi di Mauro Bertotti, Ceo della Savio Thesan Spa. Occhi stanchi, ma fieri del lavoro fatto dal lontano febbraio 2020, periodo in cui si stabilì in azienda, ad oggi. Risollevare economicamente un’azienda dai 133 anni di storia non era per niente facile, specie quando i debiti ammontavano a 111 milioni e creditori che credessero ancora nella ditta erano veramente pochi. Bertotti di paura ne ha provata, tanta e tutti i giorni, come ha confessato successivamente nell’intervista rilasciata a ValsusaOggi. L’azienda è stata completamente rivoltata: sono stati allontanati tutti i dirigenti della gestione precedente, ristrutturati i capannoni al suo interno e, soprattutto, sono stati introdotti metodi lavorativi all’avanguardia, cancellando ogni tipo di distanza tra dipendenti e dirigenza. Una cura che ha portato i suoi frutti.

Il piano concordatario è stato presentato a febbraio 2021 e accettato dal tribunale di Torino a luglio – ha spiegato il Ceo dell’azienda – Da lì sono partite le tempistiche previste per le fasi di relazione del commissario e l’apertura al voto da parte dei nostri creditori: il piano industriale e il piano di recovery sono stati presentati e messi al voto il 14 dicembre e la fase di votazione si è conclusa il 3 gennaio. Questa situazione ci ha lasciato il più ampio consenso dei creditori. E’ stata superata la maggioranza del passivo messo al voto: ben 82 milioni dei 111 di debito. Questo ci permette di mettere in sicurezza il percorso di ristrutturazione che abbiamo immaginato e che abbiamo già iniziato a mettere in atto da due anni“.

Nel frattempo sono stati allontanati i precedenti manager, il precedente amministratore delegato “contro il quale è stata intentata un’azione di responsabilità contro gli amministratori e i sindaci precedenti, frutto di una relazione che è depositata agli atti ed è in corso un’indagine della procura per le attività opache“, ha proseguito Bertotti. “L’espressione della nuova Savio dev’essere un’ulteriore possibilità per il territorio, per i proprietari, per gli azionisti e soprattutto per i nostri dipendenti vuol essere una condizione migliorativa rispetto al passato e una condizione di lavoro stabile. L’alternativa in mancata accettazione del piano sarebbe stata quella di portare i libri in tribunale. La Savio è uscita dall’impasse della procedura concorsuale con una votazione favorevole e quindi ora è in grado di ristrutturare il proprio debito in maniera sana“.

Nel lavoro instaurato fin qui, la Val di Susa ha recitato da sempre un ruolo da protagonista per Bertotti e il suo staff. “Dal nostro arrivo ci siamo sentiti in dovere di difendere questo territorio, con tutte le difficoltà che la Val di Susa possa esprimere in termini lavorativi. Da subito abbiamo voluto legare una relazione forte con il territorio. Settimana prossima incontrerò l’amministrazione comunale di Chiusa San Michele per una serie di attività che porteranno vantaggio nel comune. Si tratta di una modalità che ho da sempre intrapreso. Mi piace molto insistere sull’operato realizzato a vantaggio dei nostri dipendenti, perché loro vivono e lavorano a Chiusa San Michele. Le attività svolte sono tutte state orientate al ripristino delle migliori condizioni di lavoro, con attenzione ai processi produttivi. Abbiamo rimesso al centro il nostro dipendente, mettendogli a disposizione spazi lavorativi riqualificati e sicuri e in linea con gli standard qualitativi e di sicurezza. Abbiamo immaginato una Savio che possa essere un posto a cui tendere di lavorare”.

E alla domanda se ha avuto paura di non farcela in questi due anni, il Ceo risponde così: “Ogni giorno. Per la mole di problemi che sono emersi e per la loro tipologia di natura diversa. Ogni giorno bisognava ricostruire. Ogni giorno ho dovuto far ricredere sulla bontà dell’azienda. Ho dovuto far ricredere i nostri creditori, chiedendo di continuare ad investire nell’azienda. I risultati ci hanno dato ragioni. Abbiamo riportato il lavoro dall’estero all’Italia. Savio non è ripartita perché non ha mai sentito l’esigenza di fermarsi. La vittoria più bella? Qui non c’è nulla da vincere, abbiamo dovuto convincere. Tutti. Anche il tribunale. Ricordo le prime interlocuzioni con il Commissario: per diverse volte non ha voluto incrociare il mio sguardo. Mi sono sentito portatore di una bomba sociale”.

Infine, l’obiettivo per il futuro: la Savio dovrà fare da capofila e trascinare l’industria valsusina fuori da questo tunnel buio dove molte aziende si sono fermate, anche a causa della pandemia. “Voglio che questo sia un case history. Savio è al centro di tanti chiacchiericci da troppo tempo (e non positivi). Bisogna tornare ad essere un posto dove le persone vogliono lavorare. Certo, ridimensionata. Non possiamo permetterci, ad esempio, 500 dipendenti. Al mio arrivo eravamo 214, ora siamo in 170 ma ci saranno ancora degli esuberi. Sin dal nostro arrivo abbiamo instaurato un rapporto paritetico. Ci siamo sempre detti le cose belle e brutte, evitando di mentirci. Questo fortunatamente ci ha permesso di evitare lotte sindacali o problemi con i dipendenti. Abbiamo tolto ogni singola distanza tra il “noi” e il “voi”. Questo credo che abbia agevolato certe relazioni e ci abbia messo in condizione di performare, ad oggi, circa 43-44 esuberi avendo come unica posizione oppositiva l’ex amministratore delegato“.

 

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11 COMMENTI

    • Purtroppo anche se dice che non ci sono stati scontri, cosa lodevole, però dei rimasti a casa che magari non trovano lavoro e non sanno come sbarcare il lunario, non importa niente a nessuno, la triste realtà.

      • Per chi vive questa triste realtà è un vero dramma.
        Dopo aver passato 31 anni in azienda adesso devo trovarmi un lavoro.
        Ma per il mercato sono troppo vecchio per averlo e troppo giovane per la pensione!
        Purtroppo non sono l’unico
        Per essere imparziali bisognerebbe ascoltare le varie campane per poter dare una informazione corretta.
        Non bastano soltanto le belle parole e scherzare sulla pelle degli impiegati

    • 330 persone a casa e ne lascerà altre a casa, che magari hanno bambini, mutui, eccetera, e comunque anche i single mangiano e bevono e si vestono e pagano l’affitto o il mutuo e le bollette e le tasse, quindi, buon per i 170 che ci sono ancora e non si sa fino a quando, ma per gli altri mi piange il cuore, quante possibilità hanno di trovare un altro lavoro in Italia?

      • In Savio nei momenti migliori probabilmente erano sui 300, ma non cambia il discorso.
        Il fatto è che i ns arguti governanti (che se ne fanno pure un vanto) pensano di aver risolto tutto col Reddito di Fannullanza che oltre a dare soldi in cambio di nulla (potebbero almeno chiedere qualche lavoretto socialmente utile, no?) toglie dignità e disincentiva il lavoro vero che spesso non è pagato molto di pù.
        Su cosa è ancora fondata l’Italia ?

  1. Questa campana a senso unico ha parecchi rintocchi stonati che dovrebbero avere un giusto controcanto o perlomeno di essere messi in chiaro sentendo anche altre campane.

  2. Sarebbe interessante sapere la modalità degli esuberi son stati e saranno su base volontaria con bonis, prepensionamenti? Comunque tante persone a casa ma il dipendente è stato messo al centro, chi è rimasto…

  3. Bisognerebbe mettersi l’anima in pace che con l’euro, in italia la produzione di massa non è più possibile.
    E con i livelli di tassazione, burocrazia, …, è molto forte la tentazione di spostare anche la sede fiscale.

  4. Debiti azzerati, non saldati se non in futuro e in minima parte.
    Maestranze dimissionate e licenziate con ben pochi superstiti.
    performare esuberi.
    Azioni di responsabilità verso precedenti amministratori e sindaci revisori.
    Sarà un miracolo ma sembra tanto la liquefazione del sangue di San Gennaro.
    E’ vivo e presente l’auspicio che non sia il caso di questo intervento ma nel gergo degli addetti ai lavori accade, neppure troppo di rado, di sentire parlare di locuste.
    E’ in ogni caso un’occasione formidabile per sgomberare il campo dai “chiacchiericci”, non vada perduta.

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